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SA: un terzo dei viticoltori vuol abbandonare ... Nz: a Hawke’s Bay vendemmia del secolo ... Bordeaux: Rolland, l’en primeur è “gioco” ... Usa: Gallo Winery + import da Italia ... Cina: Moët-Hennessy brinda a cantina in Yunnan
di Andrea Gabbrielli

- South Australia, un terzo dei viticoltori vuole abbandonare il settore
Secondo un’indagine governativa del South Australia (SA), Wine Grape Council, pubblicata sulla stampa locale, solo uno su quattro degli intervistati in Barossa Valley, Clare Valley, McLaren Vale, Langhorne Creek, Coonawarra e Adelaide Hills, cioè le principali aree viticole dello Stato, definiscono le loro proprietà come redditizie. Tra le aree non è stata inclusa Riverland perché ha già subito importanti ristrutturazioni, compreso l’espianto dei vigneti.
Sempre nella stessa indagine, si registra che solo due su tre hanno risposto al Department of Primary Industries (Dipartimento dell’Agricoltura) dicendo di voler rimanere nel settore. Peter Hackworth, direttore esecutivo del SA Wine Grape Council, commentando i risultati ha detto che “ tutti gli abitanti del South Australia dovrebbe essere sensibili ai problemi di una delle industrie più importanti dello stato”. Al settore vinicolo sono necessari aiuti, per esempio, per abbattere i prezzi dell’acqua per l’irrigazione, soprattutto in Clare Valley, perché sono raddoppiati per molti anni. “La produzione di vino è una delle nostre attività fondamentali ... (un lavoro) che dà a tutti gli australiani del Sud, un senso di orgoglio”, ha detto Hackworth. “La gente dovrebbe essere molto preoccupata per i pochi viticoltori che stanno portando a casa dei profitti”.
Hackworth ha detto che l’associazione ha voluto la riforma del Wine Grape Industry Act per garantire ai coltivatori pagamenti veloci. In attesa di una svalutazione del dollaro australiano, che renderebbe il vino locale più facilmente esportabile, l’industria vinicola potrebbe aver toccato il fondo e di essere in procinto di riprendersi. “Penso che - ha detto Hackworth - peggiorare sia improbabile. Ora abbiamo bisogno di un dollaro australiano a 90 centesimi di dollaro Usa”.
L’indagine del SA Wine Grape Council ha riguardato 1000 viticoltori ed è stata effettuata per pianificare il futuro del settore.

- Nuova Zelanda, a Hawke’s Bay la vendemmia del secolo
Entusiastici i commenti sulla vendemmia 2013 dei viticoltori della Hawke’s Bay riportati dalla stampa neozelandese. Infatti, dopo aver pigiato l’uva e messo al sicuro il vino in botti, barriques e vasche d’acciaio, i vignaioli di una delle più importanti e note aree vinicole del paese, definiscono l’ultima vendemmia come “ eccezionale “ o anche come “l’annata del secolo”. E’ il verdetto che, per altro, riguarda tutti i vitigni sia bianche che rossi, di un sondaggio informale dei viticoltori dalla baia di Central Hawke a Esk Valley.
Tony Bish della Sacred Hill Winery, una delle più note dell’area, sostiene che quest’anno farà “il miglior vino che Hawke’s Bay abbia mai visto”, mentre Tim Turvey della Clearview Estate Winery dice che “è stata la sua migliore annata in 30 anni di vinificazione” e “perfetta per tutte le varietà”. Aggiunge Bish che “della 2013 se ne parlerà e se ne berrà per i prossimi 20 anni”. Rod McDonald della Rod McDonald Wines prevede che “i vini in uscita nei prossimi 2-4 anni, faranno parlare di Hawke’s Bay e delle nostre capacità di produrre rossi e chardonnay, per anni e anni”.
I winemakers sono concordi nell’affermare che le ideali condizioni climatiche nella zona hanno permesso una maturazione ottimale di tutte le varietà coltivate e ciò ha permesso limitatissimi interventi durante la vinificazione. I bassi livelli di pH, l’acidità equilibrata, il buon tenore zuccherino e la buona tannicità, particolarmente evidente nei rossi, sono caratteristiche considerate emozionante dai viticoltori. Hugh Crichton, enologo di Vidal Estate, ha detto che il 2013 vini invecchierà bene senza avere “delle esplosioni di frutta esagerate” mentre Trevor Shepherd di Linden Estate nella Esk Valley parla di “vini più eleganti e più morbidi”. Nella Central Hawke’s Bay, Rosie Butler della Lime Rock Wines parla di una vendemmia “favolosa”, che non solo ha prodotto “uno straordinario merlot” e un “ricco e bello cabernet franc”, ma anche “un ottimo Pinot Nero e un ottimo Grüner Veltliner”.
Tony Bish della Sacred Hill Winery è convinto che l’annata sia dovuta ad un insieme di fattori “Abbiamo imparato molto nelle vendemmie intermedie. Abbiamo i cloni giusti nei posti giusti, le nostre pratiche viticole sono migliorate ed abbiamo imparato a gestire meglio il vigneto (la chioma) negli anni di siccità. Il risultato è che abbiamo una base migliore e più equilibrata”.

- Bordeaux, secondo Michel Rolland l’en primeur è un “gioco”
Michel Rolland, uno dei consulenti enologici più noti del mondo, parlando con la rivista telematica The drinks business, ha dichiarato che le degustazioni en primeur e i relativi punteggi sono un “gioco” molto rischioso per i consumatori. “La verità di un vino si può giudicare solo quando è in bottiglia; prima si tratta di una sorta di gioco in cui il consumatore può vincere o perdere “. Rolland è stato caustico sulle capacità dei critici enologici di affrontare correttamente i campioni di vino en primeur, sostenendo che il 99% degli assaggiatori professionisti, sbagliano le valutazioni.
“Dire di sapere come un vino si evolverà, dopo 6 mesi in legno, è come avere due gemelli neonati e prevedere che uno sta per diventare avvocato e l’altro un medico. E’ impossibile saperlo così presto” e poi ha continuato “Non credo che i punteggi siano così importanti. Se guardate ai punteggi dei migliori degustatori del mondo, la maggior parte dei loro giudizi sono allineati e in ogni caso la gente si preoccupa solo del primo, secondo e terzo”. Rolland ha poi concesso al critico americano Robert Parker di essere nel giusto offrendo un punteggio provvisorio, quando i vini sono in barrique e un punteggio definitivo, quando sono in bottiglia.
“Dare un intervallo, ad esempio di 89-92 punti, mentre il vino è ancora in botte aiuta a spiegare il dubbio che rimane fino a quando il vino non viene imbottigliato. La verità non si può mai sapere fino ad allora” ha affermato. Come di recente ha spiegato Jean-Michel Laporte di Château La Conseillante (Pomerol), Rolland ha detto che l’unica differenza tra i campioni en primeur e i vini finali, è il fatto di non aggiungere torchiato (ma al contrario di vino fiore) ai campioni.
“La maggior parte dei vini finisce con circa il 10% di vino torchiato nella miscela finale, ma non possiamo metterlo nei campioni en primeur perché troppo aspro e tannico, mentre dobbiamo offrire un vino bevibile che le persone siano in grado di capire. Bisogna prendersi cura dei dettagli senza modificare il carattere fondamentale del vino”, ha concluso.

- Usa, la Gallo Winery aumenta l’import di vino italiano
Mentre la E & J Gallo Winery, uno dei colossi vinicoli più importanti del mondo, consolida la sua leadership nel vino della California, l’attività di importazione della società si è notevolmente intensificata con la creazioni di marchi provenienti dai più importanti paesi vinicoli. Tra questi l’Italia contribuisce con i marchi Ecco Domani e LaMarca, entrambi seguiti dall’enologo l’italiano Fabrizio Gatto; la Spagna con Las Rocas e Martín Códax; l’Argentina con Alamos e Don Miguel Gascón; la Nuova Zelanda con Starborough e Whitehaven.
“Negli ultimi anni, abbiamo fatto investimenti significativi nei nostri portafogli spagnoli e italiani”, spiega Rich Kranzmann, vice presidente di Gallo e direttore generale dell’unità Premium Business. Per quanto riguarda la linea “italiana” l’azienda ha visto una forte crescita con il Pinot Grigio, guidato da Ecco Domani (vendita al dettaglio circa $ 14 per 750 ml.), Maso Canali ($ 23) e DaVinci (da $ 15 a $ 60). Ecco Domani, il quarto più grande marchio del vino italiano negli Usa, nel 2012, ha visto aumentare il volume del 7,1% a 1,1 milioni di casse, secondo Impact Databank.
La crescita del portafoglio italiano di Gallo viene guidata da Impact “Hot Brand” LaMarca Prosecco, che ha più che raddoppiato a 260.000 casse nel 2012. Tra i vini spagnoli, si nota, secondo Kranzmann, l’interesse dei consumatori nei marchi a base di Garnacha come Las Rocas ($ 14 - $ 20). Prezzo simile al Martín Códax che ha beneficiato di un trend verso gli emergenti vitigni spagnoli come l’Albariño.
Nel Nuovo Mondo, Gallo sostiene il suo marchio argentino Alamos che mette in evidenza la versatilità del Malbec con una grande varietà di cibi. Alamos generalmente ha un prezzo tra $ 10,99 e i $ 14,99 e ha visto un balzo in avanti dei volumi lo scorso anno del 37% passando a 815.000 casse. Per la Nuova Zelanda si registra un positivo trend di crescita guidato da Sauvignon Blanc di Whitehaven ($ 20) e Starborough ($ 15). Kranzmann dice che Gallo sta lavorando con i suoi partner produttori dei vari paesi del mondo per mitigare l’impatto dei maggiori costi all’origine sui prezzi finali. Ma “la realtà economica resta: i costi continuano a crescere e impattano con le aspettative di prezzo dei consumatori” (fonte shankennewsdaily).

- Cina, Moët-Hennessy brinda al lancio della cantina dello Yunnan
Moët-Hennessy, la divisione vini e spiriti della catena francese del Lvmh, ha inaugurato una nuova cantina a Deqin, nella provincia dello Yunnan. Dei funzionari dell’azienda hanno dichiarato che la società sta progettando di aumentare ulteriormente la propria presenza in Cina.
“La Cina dovrebbe rimanere come il nostro più grande mercato di quest’anno, soprattutto dal punto di vista delle entrate”, ha dichiarato Mark Bedingham, amministratore delegato dell’Asia Pacifico, aggiungendo che, nel 2012, il paese asiatico ha superato gli Stati Uniti diventando il suo più grande mercato globale. Fatturato totale del vino del gruppo francese si è incrementato del 17 % nel 2012 rispetto all’anno precedente raggiungendo i 4,1 miliardi di euro mentre i profitti sono aumentati del 14 % e i 1,26 miliardi di euro.
La nuova struttura di Deqin, la terza nel paese del gruppo, copre 30 ettari ed è situata a circa 2.400 metri slm. Si tratta di un progetto congiunto con Vats Group Ltd, un società cinese specializzata in vini e liquori, il 66,7% della quale è di proprietà del gigante francese. Fonti della società cinese hanno dichiarato che l’investimento per la nuova cantina è stato di 120 milioni di yuan (19,5 milioni dollari), ma il gruppo francese ha rifiutato di rivelare la cifra esatta.
“Vogliamo imparare le loro tecniche di coltivazione dell’uva nonché acquisire le competenze per la gestione di una cantina”, ha detto un portavoce del Gruppo VATS. Una dichiarazione di Moët-Hennessy ha aggiunto che la cantina è stata progettata secondo i più alti standard internazionali e si aspetta di produrre “il miglior vino rosso della Cina”. Tra le varietà presenti Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc mentre Petit Verdot e Malbec saranno considerate in un secondo momento. Bedingham ha detto che l’azienda prenderà in considerazione anche di piantare delle uve che riflettono “qualcosa di questa regione”.
Il vino prodotto, non prima di tre anni, sarà venduto nel mercato cinese ma in futuro si pensa anche all’esportazione. Il consumo di vino in Cina ha visto una crescita esplosiva negli ultimi anni, grazie alla crescita dei redditi disponibili. Secondo l’International Wine & Spirit Research, nel 2016 le vendite di vino e liquori in Asia-Pacifico, e Cina in testa, si prevede che supereranno quelle dei paesi occidentali. Per allora, l’azienda si aspetta che il consumo mondiale di vino cresca da 3,39 miliardi di casse di oggi a 3,68 miliardi di casse. Il 75% di tale aumento si prevede che arrivi dalla Cina (fonte: China Daily).

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