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L’EXPORT DELL’AGROALIMENTARE ITALIANO CONTINUA A CORRERE, E “VEDE” QUOTA 35 MILIARDI PER LA FINE DEL 2013, CON IL VINO CHE SUPERERÀ I 5 MILIARDI. IN GRANDE SPOLVERO LE BOLLICINE, DENTRO E FUORI DALL’EUROPA, COMA RACCONTANO I DATI DELL’OVSE

Primo semestre 2013 che ricalca il trend 2012, e che si conferma anche nei tre mesi estivi: ripresa leggera in Europa, crescita a due cifre nei Paesi Terzi e, di questo passo, a fine 2013 si potrebbe registrare un record assoluto come il superamento della soglia dei 35 miliardi di euro del fatturato agro-alimentare all’estero, con il vino vicino ai 5 miliardi di euro, che si avvicina, almeno un po’m al leader mondiale, la Francia, che mantiene solidamente la propria posizione. A dirlo, gli ultimi dati dell’Ovse (www.ovse.org) che, per la fine del 2013, prevede che l’ortofrutta e il vino arriveranno a superare i 9 miliardi di euro di fatturato, una crescita superiore in valore rispetto ai volumi. Ma anche nelle storie migliori c’è un però: la multinazionali del food, infatti, sfruttando la risonanza positiva dei prodotti italiani, hanno messo su un’industria parallela capace di fatturare 65 miliardi di euro grazie al falso made in Italy alimentare nel Mondo, senza contare che molti brand italiani incrementano il fatturato di imprese straniere. Italian style e made in Italy, insomma, avrebbero bisogno di maggiore chiarezza per il consumatore mondiale.

“Bisogna superare i disciplinari Dop-Igp - dice Giampietro Comolli, commentando i dati dell’Osservatorio Economico Italiano dei Vini, che ha fondato nel 1991 - in un mondo consumistico globalizzato. Valgono nei soli 28 paesi europei, e non sempre. A Expo 2015 sarebbe molto importante presentare una legge su cosa si intende per “made in Italy”, su “dieta italiana” e attivare una azione nazionale “anti-pirateria”. Questo dovrebbe essere un impegno prioritario del Governo, si creerebbe occupazione, si darebbe un aiuto ad uscire dalla crisi, si valorizzerebbero i veri asset nazionali”.
L’export dei vini italiani, del resto, è in segno positivo ininterrottamente dal 2002, 10 anni di successi, con un raddoppio dei volumi consumati e un aumento del 70% del fatturato. Al 30 settembre 2013 il settore vini fa segnare un +8,1% rispetto allo stesso periodo del 2012, con le bollicine in gran spolvero a +14% in volume e +16,4% in fatturato. L’Europa, con Uk, Austria e Germania in testa, recupera in modo sostanziale con un +7,7% dei consumi di spumanti nazionali dopo un periodo di stasi grazie alla grande distribuzione, mentre i paesi terzi, con Russia, Canada e Usa in testa, rispondono con un +16,8% in quantità, con incrementi ottimi nei canali ho.re.ca. Risolte le questioni su dazi e scelte degli importatori, si sono aperte le frontiere in Russia e Cina. Per il vino e per l’alimentare, il mercato Usa è quello più favorevole grazie anche alla ripresa delle importazioni di salumi e formaggi. Asti e Brachetto d’Acqui docg hanno riguadagnato il terreno perduto ritornando ai volumi dei primi 9 mesi del 2010, buon segno. Il Prosecco (docg, doc e spumante) rappresenta circa il 66% dei volumi esportati.

“Segnale importante seppur in “riflessione” - spiega Comolli - perché in momenti di crisi generale, con Australia, Cile, Spagna, Argentina in pieno ribasso dei prezzi alla fonte, cresce il valore reale e percepito dei prodotti tricolore. Per questo che la bandiera italiana deve essere posta solo su confezioni realmente prodotte/commercializzate dall’Italia, con attenzione alle strategie aziendali”. In ordine, Germania, Usa, Uk e Russia consolidano la leadership e puntano a raggiungere globalmente i 120 milioni di pezzi consumati nel 2013 pari a un giro d’affari oltre 1 miliardo di euro. Buoni riscontri arrivano anche da Austria, Svizzera, paesi del nord-est Europa e Canada rappresentando circa il 26% del consumo di bollicine italiane. In questi mercati è molto agguerrita la concorrenza degli spumanti francesi e spagnoli. Se il trend dei 9 mesi prosegue, Ovse presume che nel 2013 saranno consumate nel mondo oltre 290 milioni di bottiglie italiane, per un controvalore sul mercato di poco inferiore ai 3 miliardi di euro. C’è poi da registrare un forte calo dei prezzi mondiali dei vini e bollicine: nell’ordine del 3-5% alla fonte e del 6-8% al consumo, compreso le promozioni. Sul mercato nazionale vince ancora la discontinuità e infedeltà, complice la rinuncia, il risparmio, gli acquisti prossimali. In forte diffusione le promozioni continue e l’allargamento della gamma di prodotti in vendita promozionale con sconto prezzo o sconto quantità in tutte le catene Gdo che garantiscono quasi stabili i volumi e il fatturato. Ancora in fase calante i consumi al ristorante, tiene il consumo al bar-diurno. In sintesi, i consumi nazionali di vini con bollicine registrano un calo, sia per quelle nazionali che di importazione, con una spesa globale quasi stabile: Cava e alcune etichette francesi sono stabili di prezzo e volumi, Champagne è ancora in leggero calo di volumi e in valore, un totale di circa 6 milioni di bottiglie. Per gli spumanti nazionali, confermando il trend dei primi 9 mesi, si stima un consumo inferiore a 140 milioni di bottiglie (-2,6%) e un giro affari intorno a 740 milioni di euro (-1,1%) sul 2012.

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