“Per aver recuperato le vigne storiche della città di Venezia e della sua laguna, riallacciando così il legame tra la Serenissima e un prodotto intriso di cultura e arte come il vino”. Ecco la motivazione del Premio Masi “Civiltà del Vino”, assegnato dalla Fondazione legata alla storica azienda della Valpolicella, a Venissa, della griffe del Prosecco Bisol, Flavio Franceschet, promotore dell’associazione no profit “La laguna nel bicchiere - Le Vigne ritrovate”, e l’imprenditore francese Michel Thoulouze, produttore de “L’Orto di Venezia” sull’isola di Sant’Erasmo. La premiazione di scena, domani, 5 ottobre, in Valpolicella (www.fondazionemasi.com).
Nel suo trentaduesimo anno di vita, la Fondazione Masi premia così, con il riconoscimento internazionale Premio Masi “Civiltà del Vino”, con il quale si distinguono le personalità più rappresentative della vitivinicoltura sia dei Paesi di affermata tradizione sia di quelli dove più recentemente la cultura del vino si è radicata esprimendo formule produttive e commerciali di successo, “Le Vigne di Venezia” per la passione e la dedizione rivolta alla scoperta e al recupero della tradizione vitivinicola della Laguna di Venezia. Questa avventura veneziana accomuna la famiglia storica del prosecco Bisol, l’imprenditore francese Michel Thoulouze, ex amministratore delegato di Telepiù e l’architetto e professore in pensione Flavio Franceschet, che hanno riunito tradizione e tecnologia nella produzione di vino, ma anche nella salvaguardia della Laguna, recuperando l’antico ruolo delle isole quali spazi agricoli coltivati, creando una rete coordinata e virtuosa di associazioni e di singole iniziative.
Flavio Franceschet, che da molti anni si batte per conservare e migliorare la Laguna di Venezia, è l’anima e il cuore de “La laguna nel bicchiere - Le Vigne ritrovate”, un’associazione no-profit che si propone di valorizzare i prodotti del suo territorio. Uno su tutti: il vino. Nascono così, da piccoli vigneti gelosamente custoditi negli orti dei Carmelitani Scalzi dei Frati Minori Francescani e del Convento delle Zitelle Fertili, sulle isole di San Michele e della Giudecca, i due vini “In Vino Veritas” e “Rosso Gneca”, il cui ciclo produttivo è assolutamente naturale: uva raccolta a mano, pigiata con i piedi e portata a maturazione senza alcun additivo aggiunto. Attraverso un recupero attento e appassionato dei sistemi di vinificazione tradizionali effettuati in conventi, orti e territori della laguna, tutti i soci volontari di questa associazione sono parte attiva del processo produttivo; dal lavoro nelle vigne, alla fase di imbottigliamento fino alla promozione.
Michel Thoulouze, imprenditore parigino ex amministratore delegato di Telepiù, ha il merito della rinascita dell’Isola di Sant’Erasmo (famosa per secoli per aver fornito verdura e ortaggi alla città dei Dogi) grazie ad un vino che ora vende in tutto il mondo, l’“Orto di Venezia” (60% malvasia istriana, 30% vermentino e 10% di Fiano). Con la consulenza di Lydia e Claude Bourguignon, agronomi di fama, Thoulouze produce dal 2006 questo vino ottenuto da 4 ettari di vigneti a piede franco, lavorato senza aratura o utilizzo di concimi e diserbanti grazie al ripristino dell’antico sistema dei canali e chiuse per il drenaggio.
Nasce, invece, dalla famiglia Bisol, storici viticoltori di Valdobbiadene, il progetto di Venissa in Scarpa - Volo, a Mazzorbo. La Tenuta Venissa, rappresenta una testimonianza storica della cultura contadina lagunare legata alla produzione di vini e ortaggi. Scarpa - Volo è un perfetto esempio di “vigna murata”, infatti l’intera tenuta (2 ettari), è cinta da un muro settecentesco in parte ricostruito in epoca successiva. Il progetto è centrato sull’idea del recupero produttivo e della valorizzazione del binomio orto-viticoltura della tradizione lagunare. E l’antico vitigno autoctono Dorona di Venezia, detto anche “Uva d’Oro” per il brillante colore delle sue bacche, è uno di questi vitigni rimasti miracolosamente in vita nel corso dei secoli.
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