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LIBRI E MONDO DELLA GASTRONOMIA, DA SEMPRE LEGATI DA UN FILO SPECIALE. DA RICETTE TRADIZIONALI TRASCRITTE PER RICORDO A VECCHI RIMEDI MEDICI CON MOLLICHE DI PANE E VINO BIANCO, FINO A COME RICONOSCERE UN’ETICHETTA DI UN VINO BUONO

Libri e mondo dell’enogastronomia sono legati da sempre. Già dall’antichità si trascrivevano ricette, si menzionavano metodi di preparazione di piatti tipici, si trascriveva gli usi per vendemmiare e come il cibo era centrale nella vita di tutti i giorni. Ancora oggi scrittura e cibo sono una delle accoppiate che vanno per la maggiore nelle librerie, ma si cerca di trovare spunti nuovi per stuzzicare la curiosità dei nuovi lettori. Esempio lampante è il libro “99 bottiglie di vino” di David Schuemann della Napa Brand Design, azienda che progetta imballaggi di vino da più di un decennio, che svela quali sono le tipologie di etichette di vino che colpiscono di più i consumatori e perché. “Aggiungendo una lamina in oro, per esempio, o comunque caratterizzando il nome dell’azienda in oro, già si cattura l’attenzione del possibile acquirente, meglio - continua Schuemann - se la scritta risulta un po’ rialzata perché dà all’etichetta una “terza dimensione”, piacevole al tatto”. Un altro aspetto da considerare, almeno secondo Schuemann è il colore delle sfondo dell’etichetta: “Gli amanti del vino sanno che le bottiglie più costose, tendono ad avere uno sfondo crema o bianco sull’etichetta, con il logo molto semplice. Ma per chi non si intende di vino, creare un bel disegno con un bel colore acceso aiuta a vendere la bottiglia. Più l’etichetta è colorata, più il consumatore crede che il vino sia buono, perché molta cura nell’etichetta fa presupporre che ci sia molta cura anche nel fare il vino. Addirittura - conclude Schuemann - alcuni esperimenti che abbiamo fatto, mettendo lo stesso vino in bottiglie differenti, ci dicono che la gente percepisce come più buono il vino con la bottiglia con l’etichetta più bella”.

Ma se i libri di oggi tendono a parlare di enogastronomia come business, in antichità si vedeva il cibo anche come rimedio per i mali di tutti i giorni. Il 24 ottobre verrà messo all’asta in Inghilterra il libro “Un amico dei malati” di William Sermon, il medico del re Carlo II, di quasi 350 anni fa (1673) che parla di come curarsi con rimedi ricavati dall’enogastronomia. Per il mal d’orecchie per esempio, bisognava riempire i canali auditivi di pane, mentre per il mal di denti bisognava sfregare nelle gengive crescione o vino bianco ...

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