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IL 2013 È STATO L’ANNO DELLA COMUNICAZIONE DEL VINO, DELLA SPUMANTIZZAZIONE IN TUTTO IL BELPAESE, DELLE “DOC DI CITTÀ”, E DELLA VENDEMMIA STILE ANNI 80. SPERIAMO CHE IL 2014 SIA L’ANNO DELLA SCIENZA”. A DIRLO IL PROFESSOR ATTILIO SCIENZA

Italia
Attilio Scienza

Se il 2013 sarà ricordato come l’anno della comunicazione del vino, “perché mai così tanto si è parlato di questo mondo”, come quello della spumantizzazione, “visto che si sono prodotte bollicine in tutti i territori d’Italia, sulla scia del successo del Prosecco”, delle “Doc di Città” “come la Doc Venezia, o la Doc Roma su cui si sta lavorando, anche in vista dell’Expo 2015”, e di una vendemmia vintage, “stile anni 80, speriamo che nel 2014 inizi una nuova filosofia di sperimentazione, di ricerca scientifica in campo vitienologico, attraverso una collaborazione veramente forte tra il mondo della produzione e il mondo universitario, l’accademia”. Parola di Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura ed enologia al mondo, che a WineNews.tv racconta i “buoni propositi” che vorrebbe vedere messi in pratica dal vino italiano. “Serve un progetto di innovazione che coinvolga tutte le aziende e le università italiana, che aprirebbe anche una prospettiva per risolvere molti problemi che in questo momento ha il mondo della produzione, dei vigneti e i problemi di alcune malattie”. Applicando la scienza alla vigna, in sintesi, per affrontare in maniera concreta il tema della sostenibilità.
Ma se questo è l’auspicio per il 2014, con Attilio Scienza abbiamo dato uno sguardo al 2013 e ai temi che, secondo lui, hanno caratterizzato l’anno appena concluso.
“è Stato l’anno, secondo me, della grande comunicazione del vino cioè nell’anno in cui il vino, almeno nel mondo in cui noi viviamo, è stato sempre più comunicato. Io penso che non c’è nessun periodo della nostra storia nel quale tutte le cose che sono successe, sia a livello pubblico che privato, sono state comunicate ed utilizzate per parlare del vino. Questa è la cosa più importante, e dice che il vino rimane un elemento centrale nella nostra vita anche se si dice che il consumo è calato, e che comunque c’era come una disaffezione. Il mercato internazionale ci costringe a tenere vivo questo prodotto e quindi di essere sempre coinvolti. Un altro trend è quello dell’attenzione verso i vini spumanti, in particolare il Prosecco, ma anche gli altri. Si vede che crescono costantemente e anche molti vitigni autoctoni italiani sono vinificati per fare dei vini spumanti in autoclave. Questa è un’altra cosa importante. Sono nati moltissimi vini che non sono solo fatti con il metodo classico della vinificazione in bottiglia, fatti con chardonnay o il pinot, ma anche con tantissime altre varietà. Questo forse è un aspetto innovativo, perché l’Italia più di qualsiasi altro Paese dispone di queste varietà adatte alla coltivazione e ne fa buon uso. Certamente il traino è avvenuto dal successo del Prosecco. Calabria, Sicilia, Puglia, Marche, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto e così via: tutti hanno spumantizzato le loro varietà, dal durello al pecorino, al verdicchio e così via...
Tra le altre cose interessanti, a me piace molto l’idea, di questa Doc Venezia che diventa un po’ un paradigma interpretativo di altre Doc. Vedo che adesso, si sta lavorando sulla Doc Roma, per esempio. Quindi c’è questo tentativo da parte dei produttori che vivono attorno alle grandi città a riutilizzare l’immagine, la fame di queste città per comunicare il loro vino. Questa mi sembra veramente una grande iniziativa anche in considerazione dell’Expo 2015 dove quelle città di storia, di arte, di cultura avranno certamente un ruolo importante nella comunicazione.
Quindi legare un vino o i vini di un territorio a una città importante, penso che sia una corretta operazione di marketing a condizione che venga, così, salvaguardato il contenuto qualitativo di quei vini.

Dal punto di vista della vendemmia, poi il 2013 sarà ricordata come un’annata molto difficile per la viticoltura, una primavera molto fredda, un rallentamento dei processi di maturazione, danni anche importanti provocati dalla peronospora, ma malgrado ciò la produzione è rimasta buona perché infondo si è avuto un regime idrico, delle piogge adeguate, non c’è stato lo stress del 2012. Ecco, da ricordare, malgrado tutta la paura del cambio climatico, che sovrasta la nostra attività, siamo tornati alle vendemmie degli anni ’80. Quindi, praticamente, alle vendemmie decisamente sviluppate a metà settembre fino a novembre in condizioni termiche adeguate a garantire una qualità e una finezza del vino. Quindi questo di quest’anno può essere ricordato come il ritorno alle condizioni climatiche di 20 anni o di 30 anni fa’. L’altra cosa importante è questo grande interesse per il vino italiano nel mondo. Che ha salvato e sta salvando la nostra viticoltura. E forse, per la prima volta, si è riusciti a creare aggregazioni importanti di produttori per l’export, anche grazie ai finanziamenti dell’Ocm, con in quali si sono riusciti a creare sinergie di eventi e di comunicazione all’estero che secondo me stanno dando i loro risultati, perché questa azione promozionale non è più un azione singola da parte dei piccoli produttori, ma è un’opera corale di territori, di grandi marchi soprattutto. Perché non bisogna dimenticare che all’estero più che i territori che sono di difficile percezione da un consumatore, per esempio, cinese o indiano o russo, sono molto più forti le percezioni dei marchi. Sono i marchi delle grandi aziende che la gente riconosce, un po’ come nella moda, non è certamente il luogo dove viene fatta la seta o dove viene fatto un tessuto di grande qualità ma è il marchio di chi poi confeziona quel tessuto e che poi lo vende, in sostanza. Ecco nel vino abbiamo un fenomeno molto simile. E quindi è molto importante che ci sia un’azione sinergica da parte di molti marchi su questi mercati che, devono essere conquistati e convertiti al vino italiano rispetto al vino francese o di altre provenienze. Direi che questo è un altro elemento importante. Speriamo che questo trend continui e che anzi venga rinforzato, magari su mercati molto difficili. Come la Cina, in questo momento, dove comunicare il vino è veramente complicato perché è difficile usare i linguaggi che vengono usati in Occidente: terroir, clima, vitigno, tecnica di vinificazione. E dove, invece, fondamentalmente quello che conta è il marchio. E’ il brand che mi tiene alto il valore di un vino”.

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