La storia del vino racconta, per molti aspetti, la storia dell’umanità, e non è solo una frase fatta, ma una chiave di lettura degli eventi degli ultimi millenni, in cui il nettare di Bacco ha giocato sempre un ruolo da protagonista, come racconta il progetto di WinePair (www.winepair.com) “How Wine Colonized The World”, che, in una semplice infografica navigabile, ha riassunto i grandi eventi che hanno attraversato le civiltà proprio attraverso il vino. Tutto ebbe inizio intorno al 4100 a.C., periodo a cui risale la prima “azienda vinicola”, scoperta nel 2007 dai ricercatori dell’Ucla, ma si dovrà attendere un intero millennio perché il vino diventi “globale”. Nel 3100 a.C., infatti, la civiltà egemone dell’epoca, quella degli Egizi, che usava un prodotto molto simile al vino per officiare le cerimonie religiose più importanti (legando, per la prima volta, il vino al sangue) venne in contatto con i Fenici, il primo popolo di viticultori della Storia, e con il popolo ebraico. Testimonianza ne è la grande cantina, rinvenuta nel Nord di Israele, risalente al 1700 a.C., capace di contenere più di 3.000 litri di vino, quando ancora il grande commercio era di là da venire. Si dovrà aspettare ancora qualche secolo, fino al 1200 a.C., perché il vino, proprio grazie ai Fenici, prenda la via del Mediterraneo, arrivando prima in Medio Oriente, quindi in Nord Africa, Grecia ed Italia, continuando ad accompagnare le cerimonie religiose, questa volta della tradizione ebraica, tanto che se ne trovano numerose tracce in molti passaggi della Genesi. È grazie ai Greci, però, che il vino diventa un simbolo, del commercio, della salute e della religione, tanto che nell’Olimpo degli Dei compare, nell’800 a.C., Dioniso, il Dio del vino appunto. Con il dominio nel Mediterraneo delle città Stato elleniche, il vino diventa fondamentale, accompagna le armate nelle loro spedizioni, e diventa il simbolo della conquista, perché ovunque arrivino i greci, arriva la vite, specie nel Sud Italia, la Magna Grecia. Ma una tale mole di simboli e abitudini culturali consolidate, non sparì quando a dominare il Mediterraneo furono i Romani, anzi, Dioniso divenne Bacco, la viticoltura si arricchì di tecniche nuove, tanto che si iniziò a parlare di “annate” (famosa, negli annali, la 128 a.C. ...) e la vite, dall’Italia arrivò in Francia, Germania, Portogallo, Spagna ed altri Paesi dell’Europa Centrale. Dal 380 d.C., i Romani adottano il Cristianesimo come religione ufficiale, e per il vino inizia una nuova epoca, in cui diventa momento centrale dell’Eucaristia, e a prendersi cura della coltivazione della vite sono i preti.
Grandi scossoni, da quel momento, non ce ne furono per secoli, fino al 1492 d.C., la data che simbolizza la scoperta del Nuovo Mondo, l’America, dove con i coloni arrivò anche il vino, anche se per radicarsi realmente ebbe bisogno di un intero secolo. Dall’altra parte del mondo, in Giappone, nel 1543 d.C. arrivano i Gesuiti portoghesi, che convertono al Cristianesimo in pochi anni più di 100.000 persone, introducendo nel Paese il vino importato dall’Europa, ma si dovranno aspettare altri tre secoli prima che la pianta della vite arrivi in Giappone. Nel frattempo, nel 1554 d.C., i missionari spagnoli eleggono il Cile a “vigneto” del Nuovo Mondo, stabilendovi la prima cantina del Continente, e dopo solo due anni arrivarono a Mendoza, in Argentina, ancora oggi terroir d’elezione per il vino sudamericano. E in Usa? Ci volle ancora qualche anno, ma nel 1562 d.C. fu la Florida il primo luogo del vino a stelle e strisce, mentre in Virginia, nel 1619 d.C., i francesi portarono le proprie varietà, ma senza sfondare. Lontano da lì, la Dutch East India Company prese possesso del Sudafrica, piantando, nel 1659 d.C. le prime barbatelle, mentre oltre un secolo dopo, nel 1769, il missionario spagnolo Juñipero Serra, portò la vite in California, ma solo nel 1805, quando i monaci francescani portarono la loro arte vinicola, nacque nella Sonoma Valley la prima vera cantina. Un ruolo fondamentale lo giocò senza dubbio Thomas Jefferson, il presidente dei neonati Stati Uniti d’America che, nel 1785, durante un viaggio in Francia, si innamorò del vino d’Oltralpe, convincendosi che anche Oltreoceano si potesse fare qualcosa di simile. Tre anni dopo, nel 1788, iniziò la presa del Nuovissimo Mondo, l’Oceania, dove la viticultura ha un nome d un cognome, quello di James Busby, padre dell’enologia in Australia ed in Nuova Zelanda, dove installò la prima cantina nel 1836 d.C. Tra il 1848 ed il 1855 d.C. la corsa all’oro in California porta ad un boom dei consumi di vino, specie di Zinfandel, una varietà importata dalla Croazia, ma con parenti strettissimi in Italia (il Primitivo), e negli stessi anni, in Algeria i coloni francesi ripiantarono le viti estirpate dalla dominazione araba: una scelta che si dimostrò fondamentale per sopperire ad una produzione decimata dalla fillossera (nei decenni 1860-1870). Sempre in quegli anni, l’immigrazione basca ed italiana arrivò in Uruguay, ovviamente con i propri usi e costumi, a partire dal vino: adesso, la vite ed il vino sono praticamente in ogni angolo del mondo, o almeno ovunque sia arrivata la cultura Occidentale, ma un secolo dopo, nel 1980, anche la Cina, del tutto impermeabile, per secoli e secoli, alle dinamiche del resto del mondo, vicino o lontano che fosse, ha aperto le porte al vino, protagonista proprio negli ultimi anni, di un boom sia commerciale che culturale destinato a crescere ancora nei prossimi decenni. E ora? Ora, rimane solo l’Antartide ...
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