L’apertura ai nuovi domini .vin e .wine vive da mesi una fase di stallo, i primi siti sarebbero dovuti andare on line addirittura nel corso del 2013, ma la discussione sembra essersi totalmente impantanata: da una parte l’ente americano che gestisce la galassia dei domini, l’Icann, dall’altra l’Europa e la difesa delle denominazioni e della proprietà intellettuale e del lavoro di milioni di persone. In mezzo, un abisso di differenze, riempito dal 2011 con incontri bilaterali e, più recentemente, ironia della sorte per un soggetto tanto tecnologico, con un fitto scambio di lettere. Lawrence Strickling, l’amministratore delegato dell’Amministrazione Americana delle Telecomunicazione e dell’Informazione (Ntia), ha chiesto all’Icann, per uscire dall’impasse, di delegare “senza ulteriori negoziati né garanzie”, la gestione di questi nuovi domini alle imprese candidate, prendendo atto del fatto che “non c’è consenso internazionale sulla protezione delle indicazioni geografiche” e che ci sono inoltre “differenze notevoli tra Paesi, che rendono inappropriati tutti i tentativi di definire delle regole condivise da parte dell’Icann”.
L’Unione Europea, insieme a Norvegia e Svizzera, ha risposto a fine gennaio, sempre via posta, con una missiva firmata Linda Corugedo Steneberg, la direttrice della Cooperazione Europea per le Comunicazioni, che, riconoscendo l’evidente mancanza di un consenso internazionale su alcuni punto che riguardano la tutela delle indicazioni geografiche, sottolinea come “sono tutti d’accordo all’interno dell’Icann sulla necessità di proteggere il sistema di assegnazione dei domini”.
Ma perché vada in porto, bisogna riaprire i negoziati tra Governi e società candidate alle gestione delle nuove estensioni, altrimenti, l’Unione Europea sarà costretta a concludere che l’Icann non potrà che “desistere dall’istituzione dei nuovi domini, visti i danni che potrebbero causare, nel mondo intero, alle indicazioni geografiche, ai loro produttori ed ai consumatori”.
Adesso, sempre via posta, si attende la risposta dell’Icann, mentre il messaggio della Confederazione Nazionale dei produttori di vini a Denominazione d’Origine Controllata - Cnaoc e della Federazione Europea dei Vini a Denominazione - Efow, è forte e chiaro: “internet non è una zona senza legge, le denominazioni, comprese quelle americane, vanno difese”, spiegano all’unisono Bernard Farges e Riccardo Ricci Curbastro, commentando lo scontro tra due modelli ed approcci forse troppo diversi ...
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