Piccolo e diverso è bello, ma da solo, nel mercato globale, non basta più. E sul mettere insieme e a sistema “l’altra Toscana” del vino, quella dei territori meno conosciuti che stanno crescendo all’ombra di denominazioni già affermate nel mondo, come il Brunello di Montalcino, il Chianti, il Chianti Classico, il Nobile di Montepulciano o la Vernaccia di San Gimignano, è la scommessa su cui ha puntato Toscana Promozione (www.toscanapromozione.it) con “Anteprime di Toscana” e “Buy Wine” (di scena oggi, alla Fortezza da Basso di Firenze), per fa incontrare a 300 buyer da tutto il mondo (di cui il 25% dall’Asia) le piccole realtà vinicole della Regione, alcune già più conosciute, come Bolgheri, altre tutte ancora da scoprire per la grande platea mondiale, dalle tante sottozone del Chianti (Chianti Colli Senesi, Chianti Colli Fiorentini, Chianti Rufina), al Carmignano, dal Terratico di Bibbona all’Elba, dalla Val di Cornia al Montecucco, dal Morellino di Scansano al Valdarno Superiore.
Ma qual è il profilo dei produttori toscani che partecipano a “Buy Wine” 2014? Nel 78% dei casi si tratta di aziende con meno di 10 dipendenti mentre un 18% ne ha tra i 10 e i 50. Solo 3 quelle che contano tra 50 e 250. L’85%, inoltre, ha un fatturato entro i 2 milioni di euro, un altro 8,7% si colloca nella fascia tra i 2 e i 10 milioni e solo un 2,8% supera i 10 milioni. Di alta e altissima qualità la maggioranza dei prodotti proposti: oltre il 44% delle aziende ha in catalogo vini di fascia alta, lusso o di nicchia. Pur non disdegnando etichette adatte a tutti o di fascia media. Fascia, quest’ultima, su cui si colloca il 33% delle aziende. E solo un 5% ha dichiarato di avere in catalogo solo vini adatti a tutti.
Sul fronte delle quantità prodotte, il 53% si ferma a 1.000 ettolitri di vino all’anno, il 35,8% tra i 1.000 ed i 10.000 ettolitri, soglia superata solo dall’8% degli espositori.
A prescindere dalle dimensioni, tutte le aziende di “Buy Wine” sono caratterizzate da una forte vocazione all’export: il 98% è già presente su almeno un mercato. E le esportazioni, nel 69,3% dei casi, rappresentano oltre il 50% del fatturato. Mentre per un altro 34%, il commercio estero pesa per tra il 10 e il 49%. Il restante 21%, infine, ha un export che corrisponde a meno del 10% del fatturato annuo.
Sul fronte del mercati di sbocco, se tutte le aziende partecipanti a “Buy Wine” sono presenti sulla piazza europea, il 64% è anche ben radicato negli Stati Uniti e un altro 24% in Asia. Per tutte, quindi, “Buy Wine” rappresenta una preziosa opportunità per ampliare il proprio portafoglio clienti e il numero dei mercati di riferimento. Un’opportunità che queste aziende sono pronte a cogliere. Basti pensare che in circa il 58% dei casi si tratta di produttori che potrebbero, in caso di necessità, aumentare la loro produzione del 50%; il 24% potrebbe incrementarla del 20%; l’8,7% del 10 e solo un 6,7% potrebbe puntare ad +5%.
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