
L’Amarone della Valpolicella di Allegrini “ambasciatore enoico” dell’arte in Russia, grazie ad un accordo con l’Hermitage che ha scelto il grande vino veneto come “vin d’honneur” del Museo di San Pietroburgo per i prossimi 5 anni. Il legame tra l’Italia e la città di San Pietroburgo, progettata da architetti italiani, e l’Hermitage, uno dei templi dell’arte nel mondo, la cui collezione d’opere italiane è tra le più importanti e vaste dei grandi musei universali, si rafforza così con il riconoscimento del valore culturale di uno dei prodotti della terra e della tradizione del Belpaese: il vino. O meglio, l’“Amarone Doc per l’Hermitage”, l’etichetta creata per l’occasione con cui Allegrini conferma l’attenzione per il mondo dell’arte e della cultura, già avviata, del resto, con gli eventi al Peggy Guggenheim, nelle sedi di New York e Venezia, ma soprattutto con l’acquisto e il restauro della cinquecentesca Villa della Torre, capolavoro assoluto di Giulio Romano.
Il prestigioso Museo russo ha scelto di avviare una collaborazione scientifico culturale con Allegrini per sviluppare e mettere in risalto l’antico rapporto tra arte, vino e cultura, attraverso una serie d’iniziative e di progetti da sviluppare su questo tema. Già domani il direttore dell’Hermitage, Michail Piotrovsky, e Marilisa Allegrini, con il vice console d’Italia a San Pietroburgo, Francesco Cimellaro, e la direttrice di Hermitage Italia, Irina Artemieva, firmeranno, nelle sale del museo, voluto da Caterina la Grande, un protocollo d’intesa che sancisce l’impegno comune per sviluppare studi, ricerche, convegni, pubblicazioni, eventi, che mettano a fuoco il connubio straordinario tra arte e vino.
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