02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

GIBOULOT, IL VIGNERON CHE HA DETTO NO AI TRATTAMENTI PER DIFENDERE I PRINCIPI DELLA VITICOLTURA BIOLOGIA, DAVANTI AL TRIBUNALE DI DIGIONE. RISCHIA 30.000 EURO DI MULTA E 6 MESI DI CARCERE, MA AL SUO FIANCO CI SONO MIGLIAIA DI PERSONE E GREENPEACE

Emmanuel Giboulot, il vigneron biologico francese salito alla ribalta delle cronache a novembre, quando si rifiutò di “avvelenare inutilmente”, come raccontò ai giornali, le proprie terre con un insetticida usato per contrastare la flavescenza dorata, malattia contagiosa e mortale per la vigna, reso obbligatorio da una norma locale, è comparso oggi davanti al Tribunale di Digione. Su di lui, che coltiva 10 ettari di vitigni Chardonnay e Pinot noir sulla Cote de Beune e la Haute-Cote de Nuit, pende l’accusa di aver procurato una vera e propria emergenza sanitaria, e la sentenza, attesa nelle prossime settimane, potrebbe condannarlo al pagamento di una multa di 30.000 euro e fino a 6 mesi di carcere. Intanto, una petizione e una pagina Facebook (“Soutien à Emmanuel Giboulot”), che hanno raccolto, rispettivamente, 500.000 firme e 100.00 “like”, sono state create in solidarietà del viticoltore, diverse associazioni ecologiste hanno chiamato a manifestare di fronte al Tribunale, e dal partito Europe-Ecologie-Les Verts e da Greenpeace è arrivata la richiesta di fare cadere tutte le incriminazioni giudiziarie verso i viticoltori “che fanno la scelta coraggiosa di promuovere altri approcci agricoli”.
“Non volevo utilizzare prodotti chimici sui miei appezzamenti - spiega Giboulot - che la mia famiglia coltiva in modo biologico dal 1970. Sono alla sbarra per aver rifiutato di avvelenare le mie proprie terre”. Tutto comincia nel 2013 quando una circolare della prefettura di Digione impone il trattamento “dell’insieme dei vigneti della Cote d’Or” con un pesticida contro la cicalina, un insetto che può provocare la flavescenza dorata. Ma la contaminazione non è provata, c’è solo il sospetto che alcune piante siano colpite. Il vettore di questa malattia giunse in Francia nel 1949, in Armagnac, nel sud-ovest, dilagando poi negli ultimi dieci anni. Osserva Denis Thiery, dell’Istituto nazionale di ricerca agronomica di Bordeaux: “oggi quasi tutti i vigneti francesi sono contagiati eccetto quelli di Jura, Champagne e Alsazia. Inoltre - prosegue - la metà dei vigneti francesi viene trattata obbligatoriamente contro la flavescenza secondo le disposizioni nazionali e europee”. Per l’avvocato di Giboulot, Benoit Busson, “in assenza di una vera emergenza” sanitaria ed essendo le terre in questione “al di fuori del perimetro a rischio” flavescenza, solo una circolare ministeriale avrebbe potuto obbligarlo a utilizzare i pesticidi. Per lui, il reato non sussiste. L’accusa ha invece chiesto oggi al prefetto una multa di 1.000 euro contro il “viticoltore bio” per avere “commesso un infrazione penale non rispettando per scelta ideologica la circolare del prefetto”. La sentenza dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. “Ho rifiutato di fare questo trattamento sistematico - si difende Giboulot - perché non c’era la conferma di ceppi malati nel dipartimento. Non ho mai detto che non bisogna usare i pesticidi. Solo bisogna usarli se necessario”.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli