Un interesse mai così forte, ma ancora tanto lavoro da fare, per l’Italia del vino, in Cina. Ecco il messaggio che arriva da “Vinitaly China”, dal 25 al 28 marzo a Chengdu, uno dei mercati più importanti del grande paese asiatico, dove è di scena la “China Food & Drinks Fair”. “I livelli di partecipazione e di interesse legati al vino italiano non sono mai stati così alti”, spiega Stevie Kim, managing director di Vinitaly International (www.vinitalyinternational.com).
“Ma l’Italia - spiega l’Ambasciatore Alberto Bradanini, che ha partecipato con gli operatori italiani ad una tavola rotonda organizzata da Vinitaly - non è ancora vista come uno dei Paesi del vino. Siamo conosciuti per la moda, per il turismo, ma quando si parla di vino i cinesi automaticamente pensano alla Francia ...”. E, se nel complesso, l’export di vino italiano nel 2012 verso la Cina è diminuito, come testimoniano gli ultimi dati Ismea, “il mercato cinese - spiega Giovanni Mantovani, dg VeronaFiere - sta premiando l’alta qualità della produzione vitivinicola del nostro Paese, con un incremento delle vendite dell’11% per i vini imbottigliati e addirittura dell’86% se consideriamo anche gli spumanti”.
Fondamentale, per crescere, il cosidetto “fare sistema”, e la ricerca di forme di diffusione di una “cultura del vino” che includa la nozione che l’Italia é uno dei maggiori produttori e che i suoi vini sono tra i migliori del mondo, sono gli strumenti coi quali gli operatori e le istituzioni italiane stanno cercando di recuperare terreno. “E la nuova rappresentanza diplomatica aperta recentemente dall’Italia a Chongqing, che insieme a Chengdu rappresenta la “porta” all’immenso mercato della Cina del sudovest - si impegnerà a fondo su queste tematiche”, ha promesso il Console Sergio Maffettone.
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