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“PER IL SEMESTRE DI PRESIDENZA DELL’ITALIA STIAMO ORGANIZZANDO CON LA COMMISSIONE UE UNA “CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLE FRODI ALIMENTARI”AL MINISTERO”: COSÌ IL MINISTRO LORENZIN, ALLA PRESENTAZIONE DI “LA TRASPARENZA A TAVOLA”, VOLUME DI PAPPAGALLO

La tracciabilità delle materie prime a garanzia della consapevolezza dei consumatori nella scelta dei prodotti alimentari, perché forse non tutti sanno che se per il vino italiano la provenienza delle uve è nazionale, la stessa cosa non si può dire per alcuni alimenti: a cominciare dal nostro piatto per eccellenza, la pasta, spesso fatta con grano americano, argentino o australiano visto che l’Italia produce soltanto il 60% del suo fabbisogno. Questo l’argomento attorno alla presentazione del volume “La trasparenza a tavola”, firmato dal giornalista Mario Pappagallo e che uscirà il 7 aprile con il “Corriere della Sera” (al costo di 1 euro).

L’instant book contiene 100 domande divise per argomenti, che permettono di far conoscere i componenti della piramide alimentare: latte, frutta, carne, pesce, verdura. Il volume affronta temi quali il biologico, i conservanti, gli integratori alimentari e la sicurezza in cucina e termina con un’ampia sezione dedicata ai consigli per un’esatta lettura delle etichette e alla tracciabilità del prodotto. “Il nostro Paese è patria della dieta mediterranea (in condivisione con la Grecia) definita la migliore dalla scienza e patrimonio dell’umanità - scrive Pappagallo nell’introduzione - e oggi modello di garanzia e di controlli, in chiave di sicurezza e genuinità alimentare. Come quei fornitori responsabili che, utilizzando le tecnologie offerte dal progresso, mettono sotto la lente, prima di venderli alle famiglie, prodotti di filiere importanti e per questo potenzialmente a rischio frodi, a partire dal latte fresco, l’olio, il vino, la mozzarella di bufala, le conserve di pomodoro. Tra emergenze antiche e nuove sofisticazioni, uno degli esempi d’avanguardia internazionale è quello di Coop”. A dimostrazione dell’impegno di Coop - che ha sponsorizzato il libro - c’è la nuova iniziativa sulla tracciabilità delle materie prime, “che consente di sapere non soltanto dove vengono fatti i cibi, ma anche di sapere da dove provengono gli ingredienti contenuti”, ha spiegato il presidente Coop Italia Marco Pedroni durante la tavola rotonda di presentazione del volume, il 4 aprile nella sede del “Corriere della Sera” a Milano, e alla quale hanno partecipato altri protagonisti della filiera alimentare, da Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, a Filippo Ferrua Magliani, presidente Federalimentare.

Ma quanto l’origine di una materia prima, cioè il fatto che sia italiana o provenga da un Paese estero, incide sulla sicurezza e sulla qualità dell’alimento? Non tutti sono d’accordo. Nella lettera inviata ai partecipanti della tavola rotonda, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin dice che la sicurezza è sempre garantita perché “tutti gli alimenti e le materie prime devono rispettare i medesimi requisiti di sicurezza indipendentemente dalla loro origine”. Se su un prodotto c’è scritto made in Italy, significa che è stato confezionato in Italia ma non che le materie prime utilizzate sono italiane. Ma questo fatto non è di per se stesso un problema. Anche perché l’Italia - e su questo tutti sono d’accordo - è all’avanguardia in Europa nei controlli alimentari. Per il presidente di Coop Pedroni, invece, l’origine italiana è una garanzia in più, perché da noi esiste una legislazione più severa ed è per questo che Coop intende favorire l’utilizzo di materia prima italiana. “Il 91% dei nostri fornitori sono italiani, ma soltanto circa il 60% è fatto con materia prima nazionale. L’Italia ha sempre importato materie prime e ha avuto la capacità di trasformarle in buoni prodotti. Al tempo stesso, l’Italia potrebbe fare di più e meglio a livello produttivo”.

Oltre alla pasta, nei succhi di frutta italiani la frutta è importata al 70%, nel prosciutto due cosce su tre sono tedesche e anche il latte Uht è importato dalla Germania. A spiegare perché, a volte, la materia prima italiana è migliore è il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: “in Germania la normativa è più permissiva di quella italiana e i maiali tedeschi hanno residui di antibiotici molto alti. La consapevolezza aiuterebbe il consumatore a decidere, anche perché oggi è sempre più sentita l’esigenza di un modello agroalimentare che basi la propria azione sul concetto di sostenibilità socio-ambientale, valori che vengono prima della riduzione del costo. Nell’ultimo anno è aumentata del 25% la frequentazione dei mercati con produttori locali dove si si trova cibo sicuro e sostenibile, un modello di agricoltura che in Italia esiste e parte dai campi e dalle stalle italiane. Dobbiamo far diffondere questo modello attraverso la lotta alla criminalità e alle frodi e attraverso la trasparenza”. Il tema dell’origine è molto sentito dai consumatori. Il 90% dei cittadini europei vuole sapere che cosa sta comprando.

Eppure c’è anche chi mette in guardia da un’eccessiva ossessione della provenienza italiana delle materie prime, perché potrebbe rivelarsi un boomerang. “Attenzione a voler andare a tutti i costi nella direzione della produzione nazionale - sostiene Filippo Ferrua Magliani presidente Federalimentare - dobbiamo crescere all’estero e se cominciamo a fare ragionamenti dicendo che il made in Italy non è autentico se non è fatto con materie prime tutte italiane rischiamo di darci la zappa sui piedi. Non dobbiamo demonizzare l’acquisto delle materie prime all’estero, anche perché il concetto di made in Italy deve essere inteso in modo più ampio: bisogna considerare la ricetta, la tradizione, l’intelligenza italiana”. Un esempio tipico? Il caffè espresso. Che non ha, ovviamente, un chicco di produzione nazionale.

Focus - Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin: “Per il semestre di Presidenza Ue dell’Italia stiamo organizzando una “Conferenza internazionale sulle frodi alimentari”al Ministero”

“Il regolamento CE (178/2002 ha stabilito i principi generali dell’attuale legislazione alimentare ed ha reso obbligatoria la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione. Grazie allo stesso regolamento da otto anni abbiamo una solida base legale che prevede che la rintracciabilità per fini sanitari sia applicata in tutte le fasi della filiera alimentare, dal campo alla tavola”. Sono queste informazioni, secondo il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, a costituire “uno strumento prezioso sia per gli operatori del settore alimentare, primi responsabili della sicurezza dei loro alimenti, sia per le autorità competenti, per poter intervenire tempestivamente in caso di riscontro di irregolarità”. La legge stabilisce infatti, spiega il Ministro, “che gli operatori del settore debbano disporre di sistemi e procedure per individuare per individuare le imprese dalle quali hanno acquistato e alle quali hanno venduto i propri prodotti e conservare tali informazioni mediante idonei sistemi di registrazione, che possano permettere di comunicarle in maniera rapida alle autorità competenti, quando necessario”.

Le attività svolte dai servizi veterinari e dai Servizi di igiene degli alimenti e della nutrizione, oltre che dal Nas, sono indirizzate non solo alla verifica dell’igiene delle produzioni, ma anche dei sistemi messi in atto per la rintracciabilità. L’intensa attività di controllo ufficiale operata sul territorio nazionale dalle Asl ha evidenziato come, nel 2012, di 319.650 imprese alimentari ispezionate, 50.780 (15,9%) abbiano riportato infrazioni riguardanti soprattutto l’igiene, il personale, le strutture e i piani di autocontrollo. “Questo dato - dice il Ministro - è indice dell’impegno profuso e della qualità dei nostri controlli”.

“Spesso però - continua il Ministro - il concetto di tracciabilità viene confuso con quello di origine di un alimento, che non ha propriamente una finalità di sicurezza alimentare, quanto piuttosto quella di informazione del consumatore. Tutti gli alimenti e le materie prime devono infatti rispettare i medesimi requisiti di sicurezza indipendentemente dalla loro origine”. Recentemente è stato emanato il regolamento (UE) 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, che entrerà in vigore a dicembre 2014 e per alcune disposizioni nel 2016. “Per aiutare il consumatore a leggere e comprendere sempre meglio le etichette degli alimenti, anche alla luce dei recenti sviluppi normativi, abbiamo predisposto un opuscolo che sarà pubblicato sul portale del Ministero proprio in questi giorni, in occasione degli Stati generali della Salute”.

Una regolamentazione dell’etichettatura sempre più attenta all’indicazione dell’origine e della provenienza, degli alimenti riveste un’importanza fondamentale anche nell’ambito del contrasto al fenomeno delle frodi alimentari. Un’indicazione in tal senso è stata data dallo stesso Parlamento europeo che ha di recente elaborato una risoluzione nella quale individua strategie ed azioni per un’efficace lotta a livello di Unione europea. “Una di queste coinvolgerà l’Italia durante il prossimo semestre di Presidenza. In collaborazione con la Commissione europea - spiega il Ministro - stiamo organizzando una “Conferenza internazionale sulle frodi alimentari” che ospiteremo proprio al Ministero della Salute, un’occasione di confronto tra le autorità competenti dei 28 Stati membri, le autorità giudiziarie e le forze di polizia europee per elaborare e programmare un percorso comune a tutela della salute e dei diritti dei consumatori e a difesa del mondo produttivo che opera nel rispetto delle norme. Per l’Italia questo tema è da sempre prioritario perché siamo conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo per la varietà, la qualità e la sicurezza dei nostri cibi che sono anche purtroppo i più imitati e contraffatti. Dall’altra parte siamo anche conosciuti e stimati - conclude il Ministro - per la capillarità e l’efficacia del nostro sistema dei controlli, interamente pubblico”.

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