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Assoenologi a congresso (1-4 giugno, a San Patrignano) tra export ed ambizioni. Gli atout? “Il vino nei numeri tra produzione e consumo” e “Una strategia per vincere le sfide di domani”. Con i primi spunti di riflessione lancianti dai protagonisti

Italia
Riccardo Cotarella presidente di Assoenologi

“Il vino nei numeri tra produzione e consumo”, e “Una strategia per vincere le sfide di domani”: ecco gli atout del congresso di Assoenologi n. 69, guidata dal presidente Riccardo Cotarella e dal dg Giuseppe Martelli, di scena a San Patrignano dal 1 al 4 giugno (www.assoenologi.it). Temi su quali alcuni dei protagonisti dei “talk show” che saranno condotti dal giornalista-produttore Bruno Vespa, hanno già lanciato qualche spunto su cui riflettere. Come l’export che una strada sempre più obbligata, come spiega Carlo Dalmonte, presidente di Caviro, una delle più importanti realtà cooperative italiane, “perché in Italia il consumo è in calo e il mercato saturo”. Per fare il definitivo salto di qualità in questo senso, “fondamentale sarà Expo, una sfida che va affrontata come Sistema Paese”, ha sottolineato il dg Veronafiere Giovanni Mantovani, e “potando oltre la vite anche i campanili, sia a livello locale che nazionale”, ribadisce il dg Assoenologi Giuseppe Martelli. Insomma, un Italia che deve essere più unita, anche nel vino, e cosciente di una “leadership di settore, dato da una produzione costantemente sopra i 40 milioni di ettolitri di vino all’anno e con una qualità crescente”, ricorda il presidente di Federvini Lamberto Vallarino Gancia, ma che non deve abbassare la guardia dal rischio di perdita del potenziale vinicolo proprio mentre si sviluppano viticolture nuove in nuovi Paesi, e si alzano barriere doganali “tariffarie e non solo”, puntualizza il presidente di Unione Italiana Vini Domenico Zonin. Perché il vero target sono i mercati mondiali, da affrontare in squadra, mettendo insieme piccole cantine, grandi realtà e anche il mondo della cooperazione, “che genera il 50% del fatturato del settore e contribuisce alla crescita di una viticoltura diffusa e remunerativa per il produttore”, dice Ruenza Santandrea, presidente del gruppo Cevico. Certo, per centrare l’ambizioso obiettivo lanciato a Vinitaly dal premier Renzi, ovvero di far crescere il valore dell’export del 50% da qui al 2020, “tocca agli imprenditori continuare a percorrere le migliori strade del passato recente, ma anche saper cogliere i mutamenti”, rilancia Ettore Nicoletto, alla guida del gruppo Santa Margherita. “Puntando sull’innovazione anche in un settore tradizionale come il vino”, dice Mario Moretti Polegato, presidente Geox e produttore con Villa Sandi, e “continuando a parlare di storia e territori, di uomini e donne del vino nel mondo”, aggiunge la produttrice veneta Marilisa Allegrini. “E giocando di squadra”, come ricorda il politico-produttore Massimo d’Alema, e “puntando sull’eccellenza”, fanno eco Gianmarco e Letizia Moratti, produttori con Castello di Cigognola e primi sostenitori della comunità di San Patrignano. “Valorizzando denominazioni e territori, come facciamo in Sicilia”, aggiunge Lucio Tasca d’Almerita, senza aver paura delle sfide, come quella di “raddoppiare il prezzo medio dei nostri vini in 5 anni”, provoca il patron di Eataly e produttore con Fontanafredda (e altre cantine) Oscar Farinetti.

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