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Forse quelle di Bordeaux non sono più le etichette preferite dai collezionisti, ma l’interesse, almeno da Oriente, per il terroir simbolo della Francia, è più vivo che mai. Solo che dalle bottiglie, ormai, si è spostato direttamente sugli chateaux

Italia
Saint Emilion nel Bordeaux

Forse quelle di Bordeaux non sono più le etichette preferite dai collezionisti, ma l’interesse, almeno da Oriente, per quello che per secoli è stato il terroir simbolo della Francia, è più vivo che mai. Solo che dalle bottiglie, ormai, si è spostato direttamente sugli chateaux, come racconta la crescita costante delle acquisizioni cinesi a Bordeaux: 21 aziende sono passate di mano nel 2011, 26 nel 2012 e 36 nel 2013. E non sembra sia finita, perché al Vinexpo Asia Pacific, che ha chiuso ieri ad Hong Kong (www.asiapacific.vinexpo.com), è andato in scena un seminario sulle prospettive dei potenziali compratori asiatici nella Regione, cui hanno partecipato decine di investitori fortemente intenzionati a buttarsi sul business del vino.
Tra i protagonisti dell’incontro, Karin Maxwell, dell’agenzia immobiliare Maxwell Storrie Baynes (Msb), che ha raccontato come, a Bordeaux, “il prezzo del sogno varia enormemente: sul mercato c’è, ad esempio, un’azienda di 25 ettari, di cui 14 vitati, a meno di un milione di euro, come uno Château del XIX secolo, che produce già un milione di bottiglie e costa 12 milioni di euro”.
Poi, ci sono enormi differenze tra le tante sottozone di Bordeaux: “Pauillac è il più costoso, con un prezzo medio di 2 milioni di euro per ettaro - ha spiegato Michel Lachat, della Premium Transactions Viticoles, affiliata locale dell’agenzia francese Safer, che monitora il mercato delle acquisizioni agricole in Francia - a fronte del milione di euro che costa un ettaro a St. Julien e Margaux, dei 300.000 euro che vale un ettaro a St. Estephe e dei 12-40.000 euro che può costare un ettaro di terra, non produttivo, nella denominazione. I prezzi, del resto - ha concluso Lachat - sono particolarmente attraenti, visto che negli ultimi anni non hanno subito aumenti significativi, e anche la qualità degli acquirenti è cambiata, rispetto a qualche anno fa oggi c’è molta più professionalità e conoscenza del mondo del vino”.

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