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Vino & Storia - Lo Champagne destinato ai Nazisti? Una vera e propria “sciacquatura di botte frizzante”. Il “wein fuhrer” Otto Klaebisch se ne accorse e per questo sbattè in prigione Francois Taittinger. Poi arrivarono gli Alleati ...

A settant’anni dallo sbarco delle truppe alleate sulle coste della Normandia (6 giugno 1944), il sito inglese www.decanter.com ricorda la storia dei produttori di Champagne che affrontarono, a modo loro, le forze di occupazione tedesche.
La liberazione di Reims arrivò nell’agosto del 1944, ma molte Maison e molti piccoli produttori trascorsero i quattro anni sotto l’occupazione nazista giocando una sottile e rischiosa partita con il “wein fuhrer” locale Otto Klaebisch. Anche grazie all’opera meritoria del conte Robert-Jean de Vogue (Moët & Chandon), fondatore, nel 1941, del Civc (Comité Interprofessionnel du vin de Champagne), come strumento per fronteggiare unitariamente la prepotenza del “wein fuhrer”.
Era compito di Klaebisch, infatti, rifornire l’impero nazista con i migliori Champagne francesi, richiedendone, durante i suoi anni “ruggenti”, fino a 400.000 bottiglie a settimana.
Molti produttori e Maison della Champagne ricorsero a vari sotterfugi per cercare di proteggere le loro cuvée e il loro millesimi più preziosi. Come è noto, in molti costruirono nelle proprie cave muri finti per nascondere le partite migliori, mentre altri, intenzionalmente, etichettavano con indicazioni fasulle bottiglie di qualità scadente.
In più di un’occasione, Klaebisch sospettò di essere stato ingannato, tanto da chiedere direttamente a Francois Taittinger come osasse fornire ai Nazisti vere e proprie “sciacquature di botte frizzanti” spacciandole come Champagne. Coraggiosamente, il giovane Taittinger rispose con un netto e chiaro “chi se ne frega”, argomentando che non poteva fornire dell’ottimo Champagne a chiunque. E per questo, naturalmente, finì in prigione fino al momento della liberazione della Regione.

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