L’Ocm Vino, soprattutto per le tante risorse destinate alla promozione nei mercati extra Ue, è da tutti considerata uno strumento fondamentale per la crescita, passata e futura, delle esportazioni di vino dei Paesi produttori dell’Unione. Ma la Corte dei Conti Europea (www.eca.europa.eu), ha lanciato una dura requisitoria proprio nei confronti dei finanziamenti Ue agli investimenti e alla promozione dei vini europei. Sugli investimenti, affermano i controllori, “non é giustificata la misura specifica introdotta per il settore in quanto quel tipo di sostegno esiste già nella politica di sviluppo rurale e quindi ne rende più complessa la messa in opera”. Quanto alle azioni di promozione, la Corte, tra le altre cose, sostiene che “siano state spesso utilizzate per consolidare i mercati anziché conquistarne di nuovi o recuperare i vecchi, e non è chiaramente dimostrato il loro impatto sulla competitività dei vini Ue, senza contare che non vi sono informazioni pertinenti sufficienti per dimostrare risultati direttamente attribuibili alle misure di sostegno”. Insomma, una serie di bacchettate da parte dell’organismo che, va ricordato, ha potere di controllo e consultivo, ma non di indirizzo politico, che non crea allarmi eccessivi, ma che va comunque presa sul serio. “È un colpo di avvertimento che era atteso - commenta a WineNews Silvana Ballotta, alla guida di Business Strategies (www.bsnstrategies.com), uno dei più importanti studi di consulenza per l’internazionalizzazione delle imprese vinicole - e che deve essere preso come uno stimolo a migliorare. È corretto che la Corte sproni ad un sistema dei controlli che più che la corrispondenza contabile e amministrativa, che comunque ci deve essere, valuti l’efficacia delle ricadute sulla competitività, sull’occupazione e sul valore aggiunto delle esportazioni. E su questo aspetto abbiamo accolto con disappunto, per esempio, che nell’ultimo decreto attuativo del bando Ocm del Ministero delle Politiche Agricole, che ha recepito molte indicazioni positive, siano però state escluse dalle misure finanziabili le spese per i controlli e la valutazione dei progetti presentati, sulle quali, inoltre, la terzietà dei soggetti che le effettuano è una cosa fondamentale. Formalmente corretta anche l’osservazione che spesso si sia puntato sul consolidamento di certi mercati piuttosto che sull’apertura di nuovi, ma va detto che è un aspetto comunque importante, perché anche in mercati storici per i nostri vini c’è ancora tanto da fare, sia in termini di vendite che di educazione”.
“Non c’è nulla di nuovo, lo si sapeva - commenta Sandro Boscaini, vicepresidente dell’Istituto Grandi Marchi, realtà che riunisce 19 tra le più importanti cantine d’Italia (www.istitutograndimarchi.it), e tra i soggetti attuatori dei più importanti progetti di promozione Ocm - sono rilievi già fatti e che ora sono stati formalizzati da un ente di controllo. Detto questo non si possono ignorare, è una messa in guardia e chiedono approfondimento. Come Grandi Marchi, devo dire, abbiamo chiesto in più occasioni che ci fossero linee guida più chiare e un criterio di valutazione più preciso sull’efficacia dei progetti, ma l’Europa su questo non ci ha mai risposto: il controllore non dovrebbe solo indicare le cose che non vanno, ma anche i criteri con cui misurarle. Aggiungo che chi fa questi rilievi, poi dovrebbe anche considerare il quadro complessivo in cui operiamo. A partire da un euro forte, che mina la competitività rispetto a Paesi che hanno avuto una svalutazione monetaria a due cifre come successo in Sudamerica. Come possiamo essere competitivi se non con una promozione forte, quando abbiamo, per altro, anche una legislazione tra le più restrittive al mondo sul vino, giustamente, per salvaguardare qualità e territori, ma che costa?”.
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