02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

Ue & Ocm, la Commissione ribatte alla Corte dei Conti: “la misura ha funzionato”. Giuseppe Sciotti (“A & Elle Associati”) a WineNews: “smontati i rilievi fatti dalla Corte”. Focus - Il commento di Ettore Nicoletto (Italia del Vino)

Italia
La Commissione Ue risponde alla Corte dei Conti sui rilievi Ocm

L’Ocm vino, sui cui la Corte dei Conti Ue in questi giorni si è espressa con diversi richiami negativi, come riportato, non è a rischio. Sottolineatura opportuna, visto l’allarme provocato dagli operatori, per due motivi. In primis, perchè la Corte, come già detto, ha potere di controllo e consultivo, e non di indirizzo politico. E poi perchè, “a leggere bene la relazione, ci sono anche le risposte della Commissione Europea che, di fatto, smonta quasi punto per punto buona parte dei rilievi fatti dalla Corte dei Conti”. Così a WineNews, Giuseppe Sciotti, della “A & Elle Associati”, società di consulenza alle Pmi agroindustriali, specializzata, tra l’altro, sull’Ocm vino. “Le osservazioni della Corte dei Conti sono in buona parte discutibili, tanto che la stessa Commissione Ue sottolinea che la riforma dell’Organizzazione comune di mercato nel settore vitivinicolo, adottata dal Consiglio nel 2008, ha già raggiunto uno dei suoi obiettivi principali, ovvero il ripristino dell’equilibrio tra domanda e offerta. E sono evidenti anche i progressi compiuti verso il raggiungimento del secondo obiettivo, inteso ad accrescere la competitività del settore vitivinicolo. Si è posto fine alla distillazione su vasta scala, finanziata tramite il bilancio europeo, senza comunque danneggiare il mercato, e le esportazioni verso i Paesi terzi sono aumentate in valore e in volume, soprattutto grazie alle misure di riforma”. Inoltre, aggiunge Sciotti, come si legge nelle risposte della Commissione, è evidente il giudizio complessivo più che posivito sull’Ocm vino da parte delle istituzioni di indirizzo dell’Unione, visto che il “Il Parlamento ed il Consiglio - si legge - hanno inoltre appena confermato l’utilità della riforma nel settore vitivinicolo, riproponendone i principi nel regolamento (CE) n. 1308/20131 sulla nuova Organizzazione comune dei mercati per il periodo 2014-2020, dimostrando pertanto la volontà di dare alle misure il tempo necessario perché possano esplicare pienamente i loro effetti, ampliando al contempo la gamma di sottomisure all’interno dei programmi di sostegno, tra cui la possibilità di promozione per azioni rivolte al mercato interno all’Ue”. Insomma, tanto rumore per nulla? Probabilmente sì. Anche perché, ha spiegato Roger Waite, portavoce del commissario Ue all’Agricoltura, Dacian Ciolos, “i programmi di sostegno agli investimenti nel settore del vino sono complementari a quelli previsti per lo sviluppo rurale. Si tratta - ha detto - di una mossa deliberata del legislatore, in quanto i programmi di sostegno sono progettati per aumentare la competitività del settore, gli altri per garantire lo sviluppo sostenibile delle aree rurali. Senza contare che gli Stati membri per i programmi di sostegno non devono fornire un contributo finanziario, mentre programmi di sviluppo rurale sono cofinanziati. Bruxelles non condivide neppure l’opinione della Corte che il bilancio per la promozione sia stato fissato a un livello troppo elevato. Insomma - conclude - se i programmi di sostegno hanno incontrato qualche problema iniziale, anche a causa delle crisi, tutte le verifiche vengono eseguite per assicurare il rispetto dei principi di buona gestione dei fondi”.

Focus - Il commento di Ettore Nicoletto (Santa Margherita), alla guida di Italia del Vino Consorzio: “La Corte “centra” alcuni punti di sofferenza, ma l’Ocm ha fatto il suo dovere!”

“La Corte “centra” alcuni punti di sofferenza, ma l’Ocm ha fatto il suo dovere!”. Così, a WineNews, Ettore Nicoletto, ad Santa Margherita, e alla guida di Italia del Vino Consorzio, uno dei principali soggetti attuatori di programmi di promozione su fondi Ocm del Belpaese, che riunisce 13 delle griffe del vino italiano più celebri al mondo, che pesano per il 10% delle esportazioni enoiche tricolore (Banfi, Cantine Lunae, Casa Vinicola Sartori, Casa Vincola Zonin, Drei Donà Tenuta La Palazza, Ferrari F.lli Lunelli, Gancia, Gruppo Italiano Vini, Librandi, Marchesi di Barolo, Medici Ermete, Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Terredora, www.consorzioitaliadelvino.it)
“La Corte dei Conti Europea evidenzia alcuni punti critici delle misure Ocm, già rimarcati anche dalle imprese più virtuose, ma sottovaluta la portata e l’effetto che queste misure hanno complessivamente avuto nel contrastare una concorrenza internazionale agguerrita e con meno vincoli normativi. Sarebbe sbagliato non lavorare sull’ottimizzazione di questo importante strumento, come suggerisce la Corte dei Conti, richiamando gli Stati Nazionali ad applicare procedure più snelle, trasparenti ed efficaci”.
“Penso che l’Ocm vino - continua Nicoletto - sia uno strumento potentissimo a supporto del vino europeo. Le misure introdotte a livello comunitario nel periodo di programmazione 2009-2013, stanno cominciando a produrre i loro effetti positivi. Le prove? Nel 2013 l’Italia si è ripresa il primo posto nel mondo come esportatore in volume, mentre resta saldamente al secondo posto nella classifica in valore, superando il “muro” dei 5 miliardi di export. Nel primo trimestre 2014 le esportazioni di vino sono cresciute in valore di un ulteriore 3% rispetto allo stesso periodo del 2013, a fronte di volumi esportati stabili. Se consideriamo che il valore del nostro export è cresciuto del 50% tra il 2006-07 e il 2013 (con in mezzo la maggiore crisi dal Dopoguerra ad oggi), e se continueremo di questo passo, l’ambizioso obiettivo di aumentare di un altro 50% il valore esportato entro il 2020, lanciato a Vinitaly dal Premier Matteo Renzi, non è poi così irraggiungibile”, incalza il Presidente di Italia del Vino.

Cosa c’è di positivo nelle critiche della Corte dei Conti? “Alcuni richiami tanto verso gli Stati membri che verso gli stessi produttori europei. La Corte non ha difficoltà a sottolineare come le procedure di attuazione varate da alcuni Paesi abbiano generato ritardi nell’attuazione dei progetti o abbiano addirittura limitato gli investimenti che potevano essere avviati fuori dell’Unione per far crescere l’export europeo. Questo è davvero grave, come grave è che alcune realtà abbiano utilizzato questi fondi in maniera non conforme alle direttive nazionali. Non è questo lo spirito della Ocm e la Corte ci trova in pieno accordo su questo. Quindi, la raccomandazione a procedure più snelle, trasparenti, coerenti con la mission Ocm, deve essere raccolta: noi auspichiamo regole chiare e certe, con tempi altrettanto certi e con un sistema di rendicontazione e controllo che sia altrettanto lineare. Auspichiamo insomma che i decreti attuativi nazionali della misura promozione, vengano rivisti e migliorati. Vanno riformulati gli orientamenti nazionali e le modalità di applicazione della misura, rendendole più agevoli, con meno burocrazia e più aderenti alle realtà imprenditoriali italiane. Occorre inoltre favorire le aggregazioni d’impresa, affinché i grandi produttori facciano da traino per più piccoli, soprattutto per affrontare le sfide nei mercati emergenti, proprio come Italia del Vino - Consorzio ha fatto in questi anni di lavoro, investendo in ben 14 mercati mondiali, e rispondere così alle preoccupazioni dell’Europa - continua Nicoletto -. Attenzione però: che queste regole vadano nella direzione di aiutare le aziende nel loro compito - che è quello di produrre e vendere al meglio, per il bene di tutti - senza generare altre scartoffie! Di burocrazia le aziende europee, ed italiane in particolare, stanno morendo”.

Cosa non va in queste osservazioni della Corte dei Conti?

“Ci sembra che abbia sottovalutato la complessità di un settore che ha delle specificità e delle complessità non indifferenti; che non analizzi a sufficienza che i mercati “terzi” all’Unione sono quelli dove i nostri competitors (Argentina, Cile, Australia, Usa ecc.) si muovono con un vantaggio competitivo che è dato da legislazioni meno rigide di quelle europee, con una valuta che può agire come una vera leva per rendere più appetibili quelle produzioni, con costi sociali che per le cantine europee sono irraggiungibili. Noi non vogliamo rinunciare alle nostre tutele, alle nostre denominazioni, al nostro welfare. Non lo vogliamo noi e non lo vuole l’Unione. Quindi, dobbiamo agire di conseguenza. La Corte dei Conti dice di non percepire bene l’impatto della Ocm sull’economia europea. Ribalto la considerazione: cosa ne sarebbe oggi di quella economia senza queste misure, dopo aver perso - magari - tre, quattro miliardi di esportazioni? Insomma, la lettura è più complessa di quella che è stata fatta”.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli