I fondi dell’Ocm per la promozione nei Paesi extra Ue, al di là delle critiche arrivate nelle scorse settimane dalla Corte dei Conti dell’Unione Europea, e prontamente ribattute dalla Commissione, funzionano. In Italia e in Francia, come in Spagna (da molti ritenuta il competitor n. 1 del Belpaese per i prossimi anni, ndr), dove l’Observatorio Español del Mercado del Vino (www.oemv.es) indica proprio nelle misure per l’internazionalizzazione del vino il motivo principale dell’attuale panorama dell’export spagnolo: le spedizioni verso i Paesi Ue, infatti, che nel 2000 rappresentavano il 79% dei volumi totali, nel 2012 valevano solo il 67%, perdendo anche 14 punti in termini di valori, passando dal 71% al 57%. Dove si è spostato il vino spagnolo? Facile immaginarlo, verso Usa e Cina, i Paesi in cui si è investito maggiormente: se le esportazioni sono cresciute, tra il 2008 ed il 2012, ad un ritmo del 5% annuo, sfiorando i 2 miliardi di euro (per la precisione, 1,98 miliardi di euro), nello stesso periodo in Usa il vino iberico è cresciuto del 6,6% all’anno, ed in Cina addirittura del 60%, senza dimenticare le ottime performance in Giappone e Canada.
“La necessità di guardare all’estero, per i nostri vini, è la stessa - spiega l’Oemv - che riguarda tutta l’economia spagnola da quando è scoppiata la crisi. A quest’esigenza vanno affiancati il crescente sostegno istituzionale e gli aiuti per l’internazionalizzazione dell’Ue, che hanno portato all’esodo di massa delle cantine spagnolo verso i mercati internazionali cui stiamo assistendo”. In tutto, sono 3.900 le cantine spagnole che vendono all’estero, ma la maggioranza, il 54%, è di dimensioni assai ridotte, ed esporta in media vino per meno di 25.000 euro.
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