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Fantascienza? Il “supermercato del futuro” è come il mercato di una volta: luogo di incontro produttori-consumatori, “orizzontale” e non verticale, ma con la filiera raccontata dalle “etichette parlanti”: è il “Future Food District” di Coop ad Expo

È come il signor Palomar di Italo Calvino che, immerso in una fromagerie parigina, ha l’impressione di trovarsi in un museo o in un’enciclopedia, perché dietro ogni formaggio c’è un pascolo diverso e dietro ogni oggetto esposto c’è la civiltà che gli ha dato forma e che da esso prende forma. Più che fantascienza, il “supermercato del futuro”, ricorda i mercati di una volta: un luogo di incontro e scambio tra produttori e consumatori in cui le barriere verticali lasciano il posto a un paesaggio orizzontale che favorisce le interazioni, suddiviso in cinque vie dedicate ad altrettante filiere (latte e derivati, the, caffè e cacao, cereali e birra, carne e pesce, ortofrutta e vino). Così come “umana” è la tecnologia, al servizio dell’uomo e non un’alternativa: il consumatore è al centro, tra oltre 1.500 prodotti made in Italy che si raccontano e raccontano la filiera rispondendo alle sue domande, grazie alle “etichette intelligenti”. A svelarlo oggi in una conferenza a Milano, è Coop Italia, leader della grande distribuzione italiana, e unica insegna Italia che sarà ad Expo con il “Future Food District”, il Padiglione del Cibo del Futuro realizzato dall’architetto Carlo Ratti (con l’idea nata da un contest tra i dipendenti under 35), tra le novità più “rivoluzionare” del mondo del wine & food in arrivo dall’Esposizione Universale. E dal supermercato del futuro alla riflessione sul cibo che mangeremo in futuro, cui è dedicata l’Exhibition Area, una sorta di “macchina del tempo” per far immaginare a grandi e bambini, come, in un pianeta in cui la terra sarà ancora più scarsa di oggi, sorgeranno “fattorie del mare” o “vertical farm” e, tra le “specialità”, si mangeranno sempre più insetti.
Come acquisteremo, cosa mangeremo, chi maneggerà il cibo e i prodotti in un futuro più o meno lontano prima che arrivino sulle tavole dei consumatori? Sono alcune delle domande a cui troveranno risposta i curiosi all’Expo. Ma il “supermercato del futuro” nasce in casa Coop prima ancora dell’adesione all’Esposizione (di cui Coop è “Food Distribution Premium Partner”, in una partnership Coop/Expo del valore di 12 milioni di euro), da un contest sull’innovazione a cui hanno partecipato 80 dipendenti under 35: “il progetto originario del 2013, chiamato GeoCoop, si basava sull’esperienza diretta di un gruppo di giovani dipendenti che hanno enfatizzato valori quali la trasparenza e la genuinità indispensabili per un atto di acquisto consapevole, necessario oggi ma ancora di più domani - spiega Marco Pedroni, presidente Coop Italia, presentando il Future Food District nella sede di Expo Spa, con l’ad Expo2015 Giuseppe Sala (6.500 mq nel cuore dell’Esposizione, tra Cardo e Decumano, nato dalla collaborazione tra Coop, il Mit Senseable City Lab e lo studio Carlo Ratti Associati) - quello che si visiterà non sarà dunque un padiglione ipertecnologizzato dove la tecnologia è fine a se stessa, ma dove la tecnologia è utile, a servizio dell’uomo. Se ad esempio nell’Exhibition Area la visione dei prototipi delle fattorie del mare farà riflettere su un pianeta in cui la terra sarà infinitamente più scarsa di oggi, nel Supermercato le vie delle filiere comunicheranno a colpo d’occhio informazioni sul processo di lavorazione dei prodotti: partendo dai prodotti freschi e freschissimi, via via verso i prodotti a più alto tasso di trasformazione. Su questa griglia reale si innesta l’etichetta aumentata pensata da Carlo Ratti Associati”.
Come nel racconto di Calvino, “il futuro potrebbe partire proprio dalle storie dei prodotti - racconta Carlo Ratti, direttore Mit Senseable City Laboratory - ogni prodotto ha alle spalle un racconto preciso. Oggi queste informazioni arrivano al consumatore in modo frammentato e parziale. In un futuro prossimo, invece, i prodotti stessi potrebbero essere in grado di raccontarci le loro storie. Le informazioni saranno contenute in semplici etichette intelligenti e quindi trasmesse in modo immediato all’utente. Potremo scoprire tutto di una mela: l’albero da cui è stata raccolta o il viaggio che ha compiuto. L’anidride carbonica che ha prodotto o i trattamenti che ha subito, all’insegna di un consumo più informato e consapevole. Inoltre il mondo della condivisione online potrebbe trasformare i supermercati in luoghi di scambio aperti a tutti. All’Expo ci saranno aree dedicate ai produttori locali, che possono usare il supermercato come un’area di libero scambio”.
Ad essere coinvolti in un assortimento che guarda al presente (l’esperienza è reale non simulata) sono 90 imprese dalla multinazionale al piccolissimo produttore che raccontano fino dalle origini la storia dei loro prodotti. L’Exhibition Area, in collaborazione con la Società Umanitaria di Milano, mostrerà i primi prodotti commestibili derivanti dalle oltre 1.900 specie di insetti di cui si cibano già oggi circa 2 miliardi di persone; inoltre nella piazza ci saranno prototipi e installazioni volti a esplorare alcune tecnologie innovative in materia di agricoltura urbana e produzione di cibo e energia, come la Vertical Farm realizzata sulla base di un progetto Enea, due pareti vetrate alte 4 metri e una coltura idroponica su più livelli in grado di produrre per i sei mesi di Expo diversi tipi di ortaggi, e del Canopy di alghe, apparentemente una semplice copertura, in realtà una complessa soluzione di acqua e microalghe in grado di produrre biomassa con applicazioni possibili in agro-ambientale.
Info: www.e-coop.it

Focus - Il supermercato del futuro “Future Food District”. Dove tutto parte dal mercato del Medioevo passando per il robot YuMi (“you and me”)

Il supermercato del futuro è uno spazio sperimentale, capace di generare nuove interazioni tra consumatori, prodotti e produttori: un luogo in cui ritrovare un rapporto diretto con la filiera.
I visitatori entreranno in un corridoio d’ingresso dove prenderanno coscienza di essere in un supermercato Coop (con il concetto chiave della proprietà condivisa) e concettualmente effettueranno un viaggio nel tempo, dal magazzino di previdenza a Torino, il primo negozio Coop in Italia datato 1854 ai giorni nostri. Poi si potrà visualizzare l’evoluzione del mercato dal medioevo al prossimo futuro. Arrivando al piano superiore il visitatore trova un mezzanino di passaggio interamente abitato da informazioni e popolato da un presidio di soci Coop cosi come opereranno nel supermercato 40 dipendenti di Coop Lombardia. Anche qui un’infografica a parete permetterà di ripercorrere alcune tappe significative della storia di un movimento che ha oltre 160 anni di vita. Da questo spazio trasmetterà per tutta la durata di Expo RadioCoop.
Dai soci coop in carne e ossa al primo incontro con YuMi, un robot di nuova generazione realizzato da Abb in grado di interagire con le persone dotato di braccia, vista e tatto, pensato per una nuova era dell’automazione in cui gli esseri umani e i robot eseguiranno congiuntamente le stesse operazioni. YuMi è infatti l’abbreviazione di “you and me” a sottolineare la collaborazione tra robot e uomo, in grado di interagire con i clienti.
È al piano superiore che ci si immerge nella vera e propria superficie di vendita: un mare di prodotti su una struttura a gradoni, disposti su tavoli che seguono un ordine che va dalle materie prime, la frutta, il grano, il latte, ai prodotti via via più trasformati e elaborati, valorizzando il patrimonio agroindustriale italiano. Cinque le filiere: latte e derivati, the, caffè e cacao, cereali e birra, carne e pesce, ortofrutta e vino. Per fare un esempio: si parte dalla farina passando per la pasta i biscotti fino alla birra. I prodotti sono esposti su ampi tavoli; il loro semplice sfioro con la mano permetterà all’utente di ottenere informazioni aumentate sui prodotti ovvero tutte quelle informazioni che oggi o non sono disponibili o lo sono parzialmente solo in rete ma che, in ogni modo, non riusciamo a far stare in un’etichetta tradizionale. Attraverso queste “etichette aumentate” il prodotto è in grado di raccontare se stesso, le sue proprietà, la sua storia, il suo tragitto. Tre sono i livelli di interazione previsti. Il primo permette di ottenere indicazioni sulle caratteristiche primarie dell’articolo, il secondo fornisce l’etichetta aumentata capace di rivelare l’origine delle principali materie prime che compongono il prodotto, e l’eventuale presenza di ingredienti allergizzanti, il dato nutrizionale per porzione e l’impatto ambientale espresso in CO2 equivalente, infine (terzo livello) informazioni in dettaglio sulla storia e sulle sue caratteristiche. Sostanzialmente si applica l’’Internet of Things ai processi di vendita/acquisto della grande distribuzione.
L’eliminazione delle barriere verticali disegna un paesaggio orizzontale che favorisce il contatto e la relazione, permettendo di utilizzare il supermercato quasi come un’area di libero scambio, una sorta di baratto delle idee. Il supermercato non sarà solo un luogo esperienziale e d’acquisto, ma anche luogo dove si incontrano le eccellenze grandi e piccole della produzione del cibo nazionale, dalle grandi aziende nostre partner ai piccoli fornitori e ristoratori locali fino ai singoli consumatori. Sarà infatti possibile per alcuni soggetti selezionati da Coop utilizzare il supermercato come una vera e propria infrastruttura per poter vedere i propri prodotti con una logica simile a quella di piattaforme quali ebay o Airbnb dove il consumatore potrà diventare venditore. A conclusione della visitor experience una grande DataViz posta sopra la barriera casse, dove in tempo reale saranno rappresentati i dati relativi al punto vendita come il numero dei visitatori, con quali prodotti stanno interagendo, la top ten dei prodotti più venduti, e uno spazio libreria dedicato ai temi di Expo, con a rotazione circa 5.000 titoli sulla cultura del cibo. Oltre ai titoli cartacei sarà installato uno schermo touch e un video wall dove interagire con i libri, leggerne l’anteprima, acquistarli, condividerne gli argomenti e dove saranno trasmessi contenuti editoriali. I visitatori incontreranno lungo il percorso del supermercato, all’inizio delle 5 filiere dedicate al cibo, altrettanti Qr code tematici dove accedere con smartphone e tablet alla libreria digitale e scoprire i migliori libri sui temi della manifestazione, ed eventualmente acquistarli.

Focus - Il cibo del futuro all’“Exhibition Area”: primi a sperimentarlo, sono i più piccoli

L’“Exhibition Area” è uno spazio polifunzionale che rappresenta un ulteriore avanzamento verso ciò che ci riserverà un futuro ancora più lontano in termini di cibo, modalità di scelta e di acquisto, tecnologie produttive. Se l’esperienza del visitatore nel supermercato è datata 2050, qui si va decisamente oltre e l’innovazione lascia il posto alla suggestione. Diversi scenari ai quali si collega l’Aula del Futuro dove saranno ospitate le classi di bambini e ragazzi coinvolte da Coop in percorsi educativi e interattivi. In questa aula è prevista la partecipazione di 350 classi a laboratori di costruzione di consapevolezza sui temi di Expo.
Il laboratorio di nuova generazione (nato da un’idea di Coop e Merieux NutriSciences) è una specie di astronave in cui i visitatori per effetto di uno schermo panoramico è come se si calassero all’interno di uno spazio dove le più sofisticate tecniche di controllo e analisi sono operative come le ricerche sui virus, il controllo dell’origine e dell’autenticità dei prodotti alimentari e le nuove frontiere offerte dalle applicazioni online. Il visitatore si immergerà in un viaggio al centro della sicurezza alimentare per scoprire le opportunità che la scienza e la tecnologia ci offrono per il controllo e il miglioramento della salute pubblica del domani. Con questo spettacolare viaggio nel futuro, il consumatore riuscirà a percepire l’importanza ed il ruolo chiave del cibo per il proprio benessere e la nutrizione.
Un altro scenario introduce il visitatore in un pianeta dove gli ettari di terra coltivabile caleranno a fronte di un aumento della popolazione con conseguente aumento di richiesta di adeguate produzioni alimentari. La soluzione potranno essere le fattorie del mare, ovvero strutture galleggianti in grado di produrre alimenti. Due gli esempi qui proposti. Il primo nasce dal Centro di ricerca sulla Sostenibilità ambientale e sulla protezione della scogliera corallina Mahre Center dell’Università di Milano Bicocca e si basa sulla tecnologia denominata floating system già utilizzato per la produzione di ortaggi: la tecnologia si basa sulla coltivazione diretta in bancali contenenti un substrato leggero e ricavato localmente, la sfida ulteriore sarà quella di utilizzarli come piattaforma marina. Il secondo è una serra modulare galleggiante, Jellyfish Barge, in grado di riprodurre il fenomeno naturale della dissalazione solare così da generare giornalmente 150 litri di acqua dolce e pulita a partire da acquasalata o salmastra. Un progetto nato all’Università di Firenze il cui prototipo funzionante si trova nel canale Navicelli tra Pisa e Livorno.
Non mancheranno incursioni nel cibo sostenibile del futuro ed è questo il tema su cui ha dato un importante contributo la Società Umanitaria, la storica fondazione milanese già presente all’Esposizione del 1906. Secondo l’aumento previsto della popolazione 1,8 mq a testa per produrre il cibo necessario per sfamare tutti saranno davvero pochi. Ci verranno in soccorso larve, vermi e altri insetti (1.900 le specie commestibili), animali a sangue freddo in grado di produrre molte proteine consumando poca energia. Un’autentica panacea ricchi come sono di fibre, acidi grassi, oligoelementi e inoltre allevamenti così low tech da essere facilmente realizzabili anche nei paesi più poveri del mondo.

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