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Esce in Italia “Mangiare è un atto agricolo”, il “manifesto verde” di Wendell Berry, scrittore, poeta e ambientalista statunitense che ha ispirato le parole d’ordine del “cibo sano, pulito e giusto”, espressione della filosofia di Slow Food

Esce, proprio in questi giorni, anche in Italia (Edizioni Lindau), “Mangiare è un atto agricolo” (titolo originale “Bringing It to the Table. On Farming and Food”), il libro che raccoglie saggi e testi di vario genere (anche in forma poetica), che rappresentano la “summa” del pensiero dell’intellettuale radicale statunitense Wendell Berry, lo scrittore, poeta e ambientalista che ha ispirato le parole d’ordine del “cibo sano, pulito e giusto”, espressione più pura della filosofia di Slow Food. Un libro da “divorare”, verrebbe da dire, sia per la lettura agevole, sia per i concetti che esprime. Senza dubbio, un libro che lascerà il segno nel lettore e che certo non lascia spazio a banalità o luoghi comuni.
La terra richiede amore, parola che Berry usa senza vergogna e senza nessun sottinteso. Ed è tangibilmente l’impressione che ogni idea o ogni intuizione su cibo e agricoltura non sia già stata prefigurata nei saggi di Berry. L’opera destinata al pubblico italiano contiene il Manifesto di Wendell Berry nella sua traduzione originale, la sua poesia più bella, più famosa e dirompente: “Il fronte di liberazione del contadino impazzito”, frutto già pieno e consapevole di quella che nel corso del tempo si trasformerà in una vera e proprio filosofia, non solo produttiva, ma anche esistenziale.
Nei primi anni Sessanta, infatti, poco più che ventenne, un americano del Kentucky trascorre parecchi mesi in Toscana, con moglie e figlio piccolo. Si chiama Wendell Berry, è un giovane letterato fortemente influenzato dalla tradizione ambientalista “romantica” americana. In quella tradizione esiste una “profonda frattura tra natura e cultura” (Michael Pollan), e il solo vero antidoto ai guasti della modernità e dell’urbanizzazione di massa è la natura incontaminata. Viviamo nell’attesa che la nostra giornata di lavoro finisca, nell’attesa delle vacanze e della pensione. Non lavoriamo perché amiamo il nostro lavoro, perché è necessario alla nostra esistenza, oltre che economicamente, ma per poterlo finalmente lasciare. Questo pensiero, ormai largamente diffuso in tutte le classi sociali, è frutto dell’economia industriale, che ci ha fatto smarrire il valore umano di ciò che facciamo e ci ha reso estraneo ciò che produciamo.
La meccanizzazione del lavoro ci ha poi portato a pensare alla terra come a una macchina, e non come a una creatura vivente, la cui salute dipende dal buon funzionamento di tutti i suoi organi. L’effetto sull’agricoltura di questo approccio, indifferente ai principi fondamentali della vita, è stato ed è devastante, anche perché essa abbraccia tutto ciò che riguarda la sopravvivenza e il benessere dell’uomo: il suolo, l’aria, l’acqua, le piante, gli animali, la produzione di cibo, quindi di energia.
In questa raccolta di saggi, da uomo e da contadino, Wendell Berry riflette sui problemi dell’agricoltura contemporanea, e ci indica un cammino non solo auspicabile ma già perseguito da molti, in cui ritorna centrale la gestione responsabile e amorevole della terra e delle creature che su di essa vivono, in cui il coltivare si fonda su principi sostenibili, ecologici e biologici, piuttosto che su principi meccanicisti orientati a ottenere proventi tanto rapidi quanto dannosi. Un cammino in cui nessuno può più permettersi di ignorare i processi di produzione che portano sulle nostre tavole ciò di cui ci nutriamo. Se torneremo a essere consapevoli che “mangiare è un atto agricolo”‚ inevitabilmente lo saremo anche di tutto quanto vi è connesso e ci preoccuperemo del benessere delle generazioni presenti e future e dunque della natura, di quel luogo che ci ospita e in cui cresce ciò che ci permette di esistere.

Focus - L’autore Wendell Berry
Wendell Berry, romanziere, poeta e critico culturale, ma anche agricoltore, attivista ecologista, pacifista, è nato nel 1934. Autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, ha ricevuto una lunga serie di riconoscimenti e fellowship e ha insegnato in diverse università nordamericane. Critico di quella che chiama l’“economia faustiana” del nostro tempo, Berry intreccia la riflessione poetica e spirituale sui valori della vita rurale con i temi del rispetto ambientale e dell’agricoltura sostenibile, pronunciando una condanna impietosa dell’American Way of Life. Oggi vive con la moglie in una fattoria del natio Kentucky. Di lui Lindau ha pubblicato Jayber Crow, il suo primo romanzo tradotto in italiano, e Hannah Coulter.

Focus - Il piacere di mangiare (Wendell Berry, 1989)
Spesso, al termine di una conferenza sul declino dell’agricoltura e della vita rurale in America, qualcuno tra il pubblico mi chiede: “che cosa può fare chi abita in città?”. Di solito rispondo: “Mangiare in modo responsabile”. Naturalmente cerco di spiegare ciò che intendo, ma non posso sottrarmi alla sensazione che dovrei dire qualcosa di più. Vorrei tentare ora di fornire una spiegazione più esauriente. Partirò dall’asserzione che mangiare è un atto agricolo, il momento conclusivo del ciclo annuale dell’economia alimentare che inizia con semina e nascita. La maggior parte di noi, tuttavia, non ha alcuna coscienza di tale realtà. Può anche darsi che le persone considerino il cibo come un prodotto agricolo, ma non vedono sé stesse nella veste di “consumatori”.
Se riuscissero a guardare oltre, comprenderebbero di essere diventate dei consumatori passivi. comprano ciò che desiderano, o che sono state convinte a desiderare, nei limiti di ciò che hanno a disposizione. Pagano il prezzo richiesto, di solito senza protestare. e di solito ignorano alcune domande critiche riguardanti la qualità e il costo di ciò che comprano. Quant’è fresco quell’alimento? Fino a che punto è puro e privo di sostanze chimiche nocive? Quanti chilometri ha percorso dal luogo di produzione, e quanto incide il trasporto sul suo prezzo finale? Quanto incidono i costi dei processi di lavorazione, confezionamento e pubblicità? Quando è stato prodotto, lavorato o precotto quell’ali-mento? e fino a che punto tali procedimenti ne hanno alterato qualità, prezzo e valore nutritivo? Quasi tutti i consumatori urbani vi diranno che quell’alimento è prodotto in una fattoria. Ma pochissimi sanno in quale luogo o tipo di fattoria, o hanno idea di quale genere di conoscenze e competenze richieda la sua produzione. Non sembrano nutrire dubbi sul fatto che l’agricoltura continuerà a produrre cibo, ma non hanno la minima idea del modo e delle difficoltà connesse con quest’attività. Per loro il cibo resta perciò soprattutto un’idea astratta, qualcosa di ignoto e difficile da immaginare fino a che non fa la sua comparsa sullo scaffale del negozio o sopra la tavola. La specializzazione della produzione induce la specializzazione del consumo.
I clienti dell’industria del divertimento, per esempio, si divertono sempre meno da soli e dipendono in modo sempre più passivo dai loro fornitori commerciali. ciò è altrettanto vero per i clienti dell’industria alimentare, che con il passare del tempo si sono via via trasformati in consumatori puri: passivi, acritici e subordinati. Questo genere di consumo, per la verità, sembra essere uno degli obiettivi principali della produzione industriale. L’industria alimentare ha ormai convinto milioni di consumatori a preferire il cibo già pronto. Si occupa di coltivare, raccogliere e cucinare il cibo per noi, e poi ci supplica di mangiarlo come faceva nostra madre.
Se finora non si è offerta d’infilarci del cibo premasticato in bocca, è soltanto perché non ha ancora escogitato un metodo redditizio per portare a termine quest’operazione. Possiamo star certi che sarebbero lieti di farlo. Il consumatore ideale di cibo industriale è un individuo legato a un tavolo, con un tubo che convoglia direttamente nel suo stomaco il cibo proveniente dalla fabbrica. Forse esagero, ma non poi così tanto. Il mangiatore industriale, in effetti, è un individuo del tutto inconsapevole del fatto che mangiare è un atto agricolo, una persona che non è più in grado di capire o immaginare le connessioni esistenti tra la terra e l’atto di mangiare, e dunque per forza di cose passiva e acritica: in breve, una vittima. Quando coloro che mangiano cessano di associare il cibo all’agricoltura e alla terra, ciò significa che soffrono di una fuorviante e pericolosa amnesia culturale.

Focus - Il fronte di liberazione del contadino impazzito di Wendell Berry (1973)
Ama il guadagno facile, l’aumento di stipendio,
le ferie pagate. Desidera con tutte le tue forze i prodotti impacchettati.
Vivi nella paura
dei vicini e della morte.
La tua mente non avrà segreti,
e neppure il tuo futuro sarà più un mistero.
I tuoi pensieri saranno schedati
e archiviati in un cassetto.
Quando vorranno farti comprare qualcosa,
ti chiameranno.
Quando vorranno sacrificarti al profitto,
te lo faranno sapere.
Perciò, amici miei, fate tutti i giorni qualcosa
d’irragionevole. Amate il Signore.
Amate il mondo. Lavorate gratis.
Prendete ciò che avete e fatevi poveri.
Amate chi non se lo merita.
Denunciate il Governo e abbracciate
la bandiera. Cercate di vivere liberi
nella libera repubblica che essa simboleggia.
Approvate ciò che vi sfugge.
Lodate l’ignoranza, perché quello che l’uomo
non ha ancora scoperto non ha ancora distrutto.
Interrogatevi sulle domande senza risposta.
Investite nel millennio. Piantate sequoie.
Dichiarate che il raccolto più importante
è la foresta che non avete seminato,
che non vivrete abbastanza per tagliare.
Dichiarate che il raccolto di foglie è compiuto
quando marcisce nel terriccio scuro.
chiamate tutto ciò profitto, profetizzatelo come guadagno.
Riponete la fede nelle tre dita di humus
che crescono sotto gli alberi
ogni mille anni.
Ascoltate i corpi in decomposizione - accostate l’orecchio
al tenue brusio
dei canti che verranno.
Preparatevi alla fine del mondo. Ridete.
Il riso non si può computare. Siate gioiosi
nonostante tutto.
Finché le donne non si svendono al potere,
assecondatele più degli uomini.
Domandati: potrà tutto questo soddisfare
una donna felice di generare un figlio?
Turberà il sonno
di una donna prossima al parto?
Vai con la tua innamorata nei campi.
Stenditi placido all’ombra. Posale il capo in grembo.
Giura fedeltà a ciò che ti è più vicino.
Appena generali e politicanti
riescono a predire il corso del tuo pensiero,
sbarazzatene. Abbandonalo lì, come una pista falsa,
una strada non intrapresa.
Fa’ come la volpe
che lascia più tracce del necessario,
a volte in direzione sbagliata.
Esercitati a rinascere.

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