“Vinexpo è uno dei più importanti saloni del vino al mondo, ed io sono qui perché questa è la consacrazione di una filiera che in Francia dà lavoro a oltre 500.000 persone e vale oltre 10 miliardi di euro di avanzo commerciale. Una filiera di cui il Paese ha bisogno. Nel vino noi francesi siamo i primi al mondo, e primi resteremo, è questo il senso della mia visita qui oggi”. Così il Presidente delle Repubblica Francois Hollande, nell’inaugurazione di Vinexpo 2015 (14-18 giugno, www.vinexpo.com), prima volta assoluta nella storia del salone francese che il taglio del nastro è celebrato alla presenza della massima carica della Francia, e che battezza il nuovo corso di sviluppo e investimenti di Vinexpo, che suscita grande entusiasmo ed attenzione (l’hashtag #Vinexpo2015 è stabilmente tra i primi 5 sul Twitter in Francia).
In una Francia in cui, sul fronte vino e alcolici, tiene banco il dibattito sulla revisione della legge Evin, che regola la pubblicità e la comunicazione di settore da oltre 25 anni, e che un emendamento alla “legge Macron”, il pacchetto di riforme a sostegno della crescita che porta il nome del Ministro dell’Economia Emmanuel Macron, che ha già avuto l’ok della Commissione Parlamentare dell’Assemblea Nazionale, vorrebbe rivedere nell’ottica di una maggiore elasticità che, però, non piace più di tanto ai sostenitori delle campagne contro l’abuso di alcolici molto sentite in Francia, e che nel Governo di Parigi trovano grandi sostegni anche dal Ministero della Salute.
Un tema sul quale Hollande, di fatto, poco si sbilancia e prende tempo: “in Francia abbiamo un modello di consumo responsabile del vino che dobbiamo promuovere. Tuttavia servono delle norme che regolino la comunicazione di questi prodotti, che da più di venti anni sono quelle della legge Evin. Capisco che ci sia l’esigenza di salvaguardare e sviluppare la promozione dell’enoturismo, ma è una materia delicata che va trattata serenamente, senza toccare i capisaldi della legge Evin”.
Ma Hollande parla anche del Ttip, e qui la buona notizia è che la Francia, sul fronte vino, la pensa come l’Italia: “fondamentale inserire un capitolo specifico nella trattativa con gli Usa. Abbiamo il dovere di preservare le nostre denominazioni non solo per il vino, ma per tutta l’agricoltura, è un principio assoluto. Anche per proteggere dalla contraffazione e dalla concorrenza sleale i nostri produttori, garantendo controlli sulla qualità e sulla sicurezza”.
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