Mani e know how italiani sempre più spesso chiamati in causa per salvaguardare alcuni dei patrimoni più preziosi del vino mondiale, come i vigneti dei nomi più prestigiosi di Francia: Simonit&Sirch Preparatori d’Uva, con il loro metodo di potatura della vite, che già lavorano con nomi come Château d’Yquem (il bianco più prezioso al mondo, leggendario Sauternes, unico vino in assoluto ad avere la qualifica di Premier Cru Supérieur) e la griffe dello Champagne Louis Roederer, sono stati chiamati anche tra i vigneti di Château Latour, uno dei mostri sacri di Bordeaux (una bottiglia da 6 litri del 1961 è stata battuta all’asta da Christie’s per 135.000 sterline), e di Moët&Chandon, il brand di champagne più famoso al mondo.
“È un grandissimo orgoglio - commenta a WineNews Marco Simonit - ed anche il riconoscimento al lavoro di un gruppo, visto che siamo oltre 20 persone che ogni anno girano il mondo per far crescere la propria esperienza”. Motivi diversi, quelli che hanno spinto le due griffe francesi, icone assolute del vino mondiale, a rivolgersi ai Preparatori d’Uva (http://simonitesirch.it, che lavorano con oltre 25 realtà di Francia e 130 nel mondo, dall’Italia alla California, dal Sudafrica all’Argentina, ndr).
“Nella zona di Bordeaux - racconta Marco Simonit- il deperimento dei vigneti è un problema endemico, gravissimo, che falcidia oltre il 10% delle piante di Cabernet Sauvignon all’anno. Non avendo cure efficaci contro le malattie del legno (mal d’esca ed altre), Château Latour ha deciso di puntare deciso sulla prevenzione, e la prima cosa in questo senso è una potatura corretta. Per questo ci ha chiamati come consulenti, dal momento che il Metodo Simonit&Sirch, che abbiamo messo a punto in anni di lavoro e sperimentazione, è volto rendere le viti meno vulnerabili, con una struttura legnosa più integra ed efficiente, grazie a una potatura mirata che riduce l’impatto devastante che hanno tagli profondi o incrociati sul sistema linfatico delle piante. Abbiamo studiato il loro tradizionale modo di allevamento del Cabernet Sauvignon, con il Guyot del Médoc che è a due braccia, doppio, abbiamo cercato di capirne i punti deboli e quindi abbiamo individuato tecniche di potatura meno invasive che lo stanno evolvendo, pur nel rispetto della tradizione. Il tutto, ovviamente, viene condiviso con la direzione e i tecnici dell’azienda. Lavoriamo soprattutto sui vigneti giovani e su quelli adulti non compromessi e formiamo le squadre dei potatori. La prospettiva è che in 5 anni si codifichi un sistema di potatura innovativo, che stiamo studiando specificatamente per Château Latour. Valuteremo via via con loro le eventuali modifiche da effettuare, sempre nel rispetto della tradizione”.
In Champagne, invece, più che la mortalità delle vigne, l’aspetto critico è quello di preservare e migliorare la longevità dei vigneti, fondamentale per mantenere ogni lo standard qualitativo e lo stile dei vini.
“Qui la mortalità dei vigneti è molto più marginale, si parla del 3-4% all’anno per lo Chardonnay e ancora di meno per il Pinot Nero. La criticità - spiega Marco Simonit - è dovuta dal clima rigido della Regione e dal vento freddo, che amplifica l’effetto dei coni di essiccazioni sulla pianta dovuto a potature profonde, riducendo drasticamente la possibilità di legno sano. Che vuol dire minare non solo longevità della pianta, ma anche l’omogeneità del vigneto, con la conseguenza di germogliazioni in tempi sfasati, maturazioni diverse e così via. Anche qui abbiamo studiato, e stiamo studiando, tecniche di potatura che evolvano quelle tradizionali dello Champagne (il sistema Chablis per lo Chardonnay e il Cordone speronato per il Pinot Nero) con l’obiettivo di allungare la vita dei vigneti. Avere delle piante più longeve possibile è infatti un’esigenza prioritaria per le grandi Maisons, dato che garantisce la continuità qualitativa e la riconoscibilità dei loro vini. Moët & Chandon ha 1.200 ettari di vigneto, e noi, dal 2013, abbiamo iniziato a lavorare in tre aree: Valle della Marna, Montagna di Reims e Côte de Blanc. Anche qui è un progetto di medio periodo, con le stesse modalità di Latour, con l’obiettivo di mettere a punto un metodo che si estenda a tutti i vigneti della Maison”.
Ma cosa si prova ad essere partiti dal Friuli Venezia Giulia con un progetto che è arrivato nei vigneti più prestigiosi del mondo?
“Ogni volta che una di queste realtà, che sono vere e proprie icone del vino mondiale, ci contatta, è un’emozione fortissima - dice ancora Simonit a WineNews - oltre che un riconoscimento al valore del nostro lavoro. Non voglio peccare di presunzione, ma credo che grazie al fatto che il nostro team ogni anno gira il mondo per diffondere quello che abbiamo imparato e per far crescere il nostro bagaglio di conoscenze, ha fatto sì che ad oggi nessuna realtà abbia un’esperienza vasta come la nostra in tema di potatura. E la soddisfazione più bella è che grazie a questa esperienza riusciamo in ogni situazione, dalla Francia all’Italia, dall’Argentina alla California, fino al Sudafrica, a mettere a punto una strategia di intervento “taylor made”, che rispetta il metodo di lavoro di chi ci chiama, e lo fa evolvere senza stravolgerlo”.
Focus - Château Latour & Moët & Chandon
Château Latour è per i Bordeaux quello che Château d’Yquem è per i Sauternes: la perfezione, il modello verso cui tendere. Si trova in una delle più gloriose denominazioni della zona del Médoc, ovvero il Pauillac Aoc: la sua storia ha origine verso il 1670, anche se la coltivazione della vite attorno alla torre di vedetta da cui prende il nome, costruita dagli inglesi nel XIV secolo, risale probabilmente ancor più indietro nel tempo. La fama dello Château Latour crebbe esponenzialmente nel 1700 con le esportazioni in Inghilterra e il successo presso la corte reale. Attualmente è di proprietà del finanziere Francois Pinault.
Moët & Chandon, da parte sua, ha una lunga tradizione fatta di conquiste, primati e innovazioni pionieristiche e leggendarie, che l’hanno resa sinonimo del più amato Champagne al mondo. Fondata nel 1743, la maison di Epernay possiede oggi oltre circa 1200 ettari di vigneti e produce annualmente oltre 32 milioni di bottiglie di Champagne. Fa parte del Gruppo Lvmh,, leader mondiale nel lusso.
Focus - Non solo Château Latour & Moët & Chandon: altre 7 cantine di Francia hanno chiamato, nel 2015, Simonit&Sirch Preparatori d’Uva a prendersi cura dei propri vigneti, per oltre 25 cantine totali seguite tra Bordeaux, Provenza e Champagne, e 130 nel mondo
In Francia altre 7 importanti e conosciute realtà si sono affidate quest’anno ai Preparatori d’Uva per la formazione e il tutoraggio dei propri potatori: il Premier Grand Cru Classé Château Ausone, i Grand Cru Classé Château Pape Clement, Château Carbonnieux, Château Yon-Figeac, Château de Fieuzal, il Second Grand Cru Classé Château Rauzan-Gassies, il Quatrieme Grand Cru Classé Château Marquis de Terme. Si vanno ad aggiungere alle 17 che il gruppo già segue fra Bordeaux (Château Haut Bailly, Château Latour Martillac, Domaine de Chevalier, Château Carbonnieux e Château Couhins-Inra nel Pessac-Leognan; Domaines Denis Dubourdieu a Graves; Château d’Yquem e Château Doisy Daene nel Sauternes; Château Pichon Longueville Comtesse de Lalande e Château Batailley nel Pauillac; Château de Pez a Saint Estephe; Château Giscours e Château du Tertre a Margaux; Château Trottevieille a Saint-Emilion), Provenza (Domaines Ott e Château Romanin) e Champagne (Louis Roederer).
In Italia e all’estero, dunque sono oltre 130 le aziende che hanno come consulente questo dinamico gruppo, unico nel suo genere a livello internazionale, accreditato con Università e istituti di ricerca italiani e stranieri. Fra le new entry italiane, cantine prestigiose quali Allegrini, Anselmi, Nino Franco e i gruppi Zonin (compresa l’azienda americana Barboursville Vineyards in Virginia) e il gruppo Colle Massari di Claudio Tipa, che si aggiungono a realtà che vanno da Cantine Due Palme a Bellavista, da Feudi San Gregorio a Cavit, da Bertani Domains a San Felice, da Zenato a Planeta, da Settesoli a Tasca d’Almerita, da Gravner a Venica&Venica, da Argiolas a Braida, da Ceretto a Rinaldi, da Castello del Terriccio a Col d’Orcia da Poggio di Sotto ad Alois Lageder, da Ferrari a San Leonardo, solo per citare alcuni dei nomi più celebri.
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