Qualche decennio fa il sogno di tanti inglesi era quello di rifugiarsi tra le colline della campagna toscana, e lì coltivare la vite, in una Regione, enoicamente parlando, baciata dalla fortuna. Negli ultimi, però, qualcosa è cambiato, ed anche le meno note colline di Hampshire, Kent, Surrey e Sussex stanno rivelando un’anima viticola di rilievo. Tanto che, come rivelano i dati dell’Hrmc - Her Majesty’s Revenue and Customs, rilanciati dal magazine “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com), il numero di nuovi vignaioli sul suolo britannico è cresciuto in maniera vertiginosa negli ultimi anni: negli ultimi 12 mesi le richieste per diventare a tutti gli effetti nuovi produttori sono state 65, il 41% in più dell’anno precedente, quando furono 46, e più del doppio di due anni fa, quando ne arrivarono appena 31. In tutto, secondo i numeri degli English Wine Producers, tra Inghilterra e Galles si contano 135 cantine, con una grandezza media di 4 ettari, per una produzione complessiva di 4,45 milioni di bottiglie.
Il mercato britannico, seppur in proporzioni diverse, sta vivendo le stesse dinamiche di tanti altri Paesi, in cui cresce la richiesta di prodotti locali, anche grazie ad una qualità media sempre maggiore, come racconta il gruppo Uhy Hacker Young, che sottolinea anche la crescita di altri settori nel mondo del beverage britannico, a partire da quello dei birrifici artigianali, il cui numero è aumentato del 24% nell’ultimo anno, passando da un totale di 291 a 361, mentre il numero delle distillerie artigianali è addirittura triplicato, dalle 20 di un anno fa alle 65 di oggi.
“È bello vedere che la Gran Bretagna - commenta a “The Drinks Business” Gabriel Stone, business development manager di The British Bottle Company - oltre a birra, sidro, gin e whisky riesce a farsi largo anche nell’industria del vino”. La sfida, proprio come per i colleghi di Francia, Italia o Spagna, sarà quella di provare a sfondare sui mercati esteri, per non fare affidamento esclusivo sui consumatori britannici, “e sarà interessante - continua Stone - vedere come si comporteranno i nostri produttori, nei prossimi anni, nella competizione su un segmento di fascia alta. Del resto, sulle bollicine Uk c’è già un certo interesse sui mercati più maturi”.
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