Il Chianti ha un problema che, a ben guardare, potrebbe rivelarsi un’opportunità. Le scorte in magazzino stanno arrivando ad esaurimento, e questa è certamente una buona notizia, con le vendite che, ormai, raggiungo 140 Paesi nel mondo, ma di fronte ci sono due ostacoli: una vendemmia, la 2015, ottima da un punto di vista qualitativo, ma decisamente più scarsa della 2014, e la decisione del Consorzio Vino Chianti di mettere in commercio la nuova annata solo dal 1° marzo 2016, come prevede il disciplinare, e non più dal 1 gennaio, come è successo negli ultimi due anni.
“Quest’ultimo aspetto - spiega a WineNews il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi - significa che avremo di fronte un anno con 14 mesi. Il Consorzio sta aspettando con ansia i risultati delle denunce di produzione, per prendere immediatamente tutte le precauzioni per non far rimanere il mercato senza prodotto. Di questo aspetto - continua Busi - siamo molto felici, perché lavorare con carenza di prodotto permette di venderlo senza problemi e con buoni prezzi, ma dall’altra parte, ci deve essere una attenta riflessione sui flussi dell’imbottigliato che arriva sul mercato, perché quello raggiunto, tra tantissimi mercati in tutto il mondo, è un equilibrio difficile da mantenere, e adesso sarebbe buona cosa lavorare sulle politiche di prezzo, e mi rivolgo a produttori e wine merchant, affinché - conclude Busi - si riesca a far crescere il prezzo medio del Chianti”.
Le denunce di produzione si chiuderanno il 15 dicembre, quindi dal 16 dicembre il Cda del Consorzio Vino Chianti dovrà subito iniziare ad operare per trovare tutti gli strumenti idonei per far lavorare le aziende con i loro programmi di vendita. Certamente il prodotto non è in esubero, quindi il Consorzio sollecita tutti gli attori della filiera di non affrettarsi a fare contratti con prezzi aggressivi, perché questo significherebbe un ulteriore aumento delle vendite, cosa che accentuerebbe ancora di più il problema. Specie oggi, che il mercato mondiale dei vini toscani si è allargato da 91 a 140 Paesi, con una crescita dei volumi esportati del 28%, passando da 74,1 a 94,8 milioni di litri.
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