L’effetto Millenials, sul mercato dei consumi enoici Usa, inizia a farsi sentire prepotentemente: un terzo dei bevitori abituali rientra nella fascia d’età compresa tra i 21 ed i 34 anni, con i giovani wine lover che prediligono un approccio più “avventuroso” e sperimentale al vino, come racconta lo “US Wine Market Landscapes 2015 Report” di “Wine Intelligence” (www.wineintelligence.com), alla ricerca di vitigni meno popolari e produzioni di nicchia, distanti dai vincoli e dalle tradizioni cui sono invece legati i consumatori delle generazioni precedenti.
Sui trend di consumo, il “peso” dei Millenials si traduce in una perdita di popolarità dei vini della California che, in futuro, potrebbe perdere la propria leadership sul mercato interno, storicamente indiscussa, insidiata da Regioni in crescita costante, come Oregon e Washington. E che qualcosa stia cambiando sono i numeri a dimostrarlo: nel 2013 il 67% dei wine lover aveva dichiarato di aver bevuto un vino californiano nei 6 mesi precedenti, percentuale scesa, nel 2015, al 56% (anche se in termini di volumi la California continua ad avere una posizione dominante). Allo stesso modo, la percentuale di chi ha dichiarato di aver bevuto vino proveniente da altre Regioni Usa è passata dal 32% del 2013 al 38% del 2015.
La stessa dinamica vale per i vini importati, con Paesi come Portogallo e Nuova Zelanda che stanno generando sempre maggiore interesse, ma anche per i vitigni, con varietà meno conosciute, dal Tempranillo al Torrontés, che hanno un pubblico sempre più vasto, a scapito dei tradizionali leader di mercato, come Merlot e Chardonnay. E ancora, frenano le vendite dei grandi brand, quasi tutti in calo o stabili sul 2014, mentre le cantine meno note hanno sempre più affezionati.
“Il wine lover Usa sta cambiando - commenta Luis Osório, senior research analyst Wine Intelligence - e con l’arrivo dei consumatori più giovani, che hanno voglia di scoprire e sperimentare, il mercato è destinato a diventare un po’ meno prevedibile”.
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