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La Bolivia arriva prima dell’Italia: il presidente Evo Morales firma la legge che riconosce il vino come patrimonio nazionale del Paese. Dall’altra parte del mondo, in Ucraina, lo “champagne sovietico” cambia nome e si scopre “decomunistizzato”

Italia
I vigneti della Bolivia, a 1.800 metri sul livello del mare, circondati dalle Ande

In Italia è ancora una proposta di legge, ben articolata, che vede come primi firmatari gli onorevoli Luca Sani e Massimo Fiorio, presidente e vice presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, e sottoscritta da oltre 50 parlamentari, ma presto il “Riconoscimento del vino quale elemento del patrimonio culturale nazionale” sarà realtà. Come in Bolivia, certo non uno dei punti di riferimento per l’enologia mondiale, dove il presidente Evo Morales proprio ieri ha promulgato una legge che dichiara i vini di altura ed il Singani, distillato di vino simbolo del Paese (da uve “moscatel” di Alajandrìa) patrimonio nazionale del Paese, ed istituendo anche un “Día Nacional de la Uva”, l’ultimo venerdì di febbraio, in tempo di vendemmia. La firma è avvenuta, simbolicamente, nella città di Tarija, la capitale della Regione in cui si coltiva la metà del vigneto boliviano (3.500 ettari), ad un’altezza di 1.800 metri sul livello del mare, e nei prossimi mesi scatteranno nuovi provvedimenti, per proteggere dalla concorrenza dei big confinanti, Cile ed Argentina su tutti, il piccolo vigneto boliviano.

Dall’altre parte del mondo, c’è un altro Paese che non ha certo legato la propria storia a quella di Bacco (semmai a quella del grano, ndr), ma che sul vino ha importanti novità, almeno da un punto di vista simbolico. Parliamo dell’Ucraina, il “granaio d’Europa”, dove sorge la “Fabbrica capitolina di vini champagne di Kiev spa”, principale produttore di “champagne sovietico”, lo spumante dolce nato in Urss nel 1937 e, da allora, popolarissimo a Mosca come a Kiev. La novità è che non si chiamerà più “sovietico”, in ottemperanza con la legge voluta dal presidente Petro Poroshenko nell’aprile del 2015, che vieta l’uso ideologico dei simboli sia del nazismo che del comunismo. Al posto di “sovietskoe”, così, comparirà il neologismo “sovietovskoe”, mentre la dicitura “champagne”, che forse avrebbe ancor più motivi per essere cambiata, resterà al suo posto ...

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