Se c’è una posizione privilegiata da cui osservare, analizzare, e cercare di anticipare i trend del mercato enoico in Uk, è senza dubbio quella del wine merchant più influente della Gran Bretagna, Berry Bros. & Rudd (www.bbr.com), che con i suoi negozi vende 4.000 etichette diverse non solo in Uk, ma anche in Asia, tra Hong Kong, Singapore e Giappone, grazie a 300 anni di storia alle spalle ed al lavoro di 8 Master of Wine, che hanno individuato i 9 trend che caratterizzeranno il mondo del vino nel 2016 e negli anni a venire.
Prima di tutto, l’Italia, considerata da Damian Carrington, managing director delle vendite di Berry Bros. & Rudd, tra le regioni da tenere d’occhio, perché pur non essendo più una sorpresa “c’è ancora tanto da scoprire, con nuove regioni pronte ad emergere, senza dimenticare Piemonte e Toscana, che ha guadagnato la ribalta grazie al successo del Brunello 2010, un vino di cui si continuerà a parlare per molto”. Per una buona notizia, una meno buona: la corsa del Prosecco è destinata a rallentare. Con il 39% degli inglesi che beve con una certa regolarità le bollicine venete, protagoniste di una crescita delle spedizioni, tra il 2012 ed il 2013, del 43%, i margini per un’ulteriore crescita si assottigliano e la curiosità dei wine lover si rivolgerà, inevitabilmente, a qualcosa di diverso, come il Cava spagnolo ed il Crémant de Limoux.
In termini globali, però, i veri protagonisti del 2016 saranno i Millenials, pronti al salto di qualità anche in termini di consumi, tra regioni emergenti, prezzi accessibili e vini ben fatti, nella speranza che l’annata 2015, nei prossimi anni, si riveli come quella della svolta anche nel rapporto tra i giovani e le grandi regioni del vino, dalla Valle del Rodano alla Champagne, da Bordeaux alla Borgogna, passando per Porto, dove l’ultima vendemmia ha toccato vette qualitative eccellenti, ed i prezzi potrebbero scendere e diventare più accessibili. Un altro aspetto interessante è che la coltivazione della vite, e quindi la produzione, si sta muovendo verso altezze sempre maggiori, specie in Cile ed Argentina, con vini, sempre più apprezzati in Uk, che nascono tra i 1.000 ed i 2.000 metri.
Un po’ in ritardo sul resto del mondo, ma anche il Regno Unito si sta lasciano ammaliare dal vino naturale, che nel 2016 vivrà la sua consacrazione a livello commerciale, specie tra i più giovani. Un successo, però, destinato a durare poco, almeno secondo le previsioni di Berry Bros. & Rudd, perché il concetto stesso di “naturale” rischia di prendere il sopravvento su un altro aspetto, assai più importante per i wine lovers britannici, quello di “terroir”. Dal punto di vista dei consumi, invece, il 2016 vedrà con ogni probabilità la morte della mezza bottiglia: nei wine bar e nei ristoranti, ormai, tutto ruota intorno all’offerta al bicchiere (migliorata negli anni grazie a tecnologie come quella di Enomatic o di Coravin), grazie ai quali poter assaggiare più di un vino in una stessa cena.
A livello di stile produttivo, si punterà su vini dal ridotto tenore alcolico: addio vini da 15%, tipici del Nuovo Mondo, il mercato vuole equilibrio, cerca freschezza ed acidità, e gradazioni che non superino i 13,5-14%. Detto dell’Italia, le altre grandi regioni produttive da tenere sott’occhio, almeno in Uk, sono Sudafrica ed Australia, che stanno finalmente uscendo dagli anni ’90 con un manipolo di giovani produttori. E poi, ci sono le bollicine inglesi, che giocano in casa e, nonostante numeri ancora marginali, sono pronte nell’arco di un paio d’anni a conquistare quote di mercato importanti, giocandosela con lo Champagne, sia da un punto di vista commerciale che qualitativo. Infine, l’impatto dei discount sulle vendite di vino: l’impatto di Aldi e Lidl, le due catene tedesche della gdo, è sempre più importante sull’entry level, con una corsa al ribasso di cui tutti gli attori del commercio enoico devono necessariamente tener conto, specie perché l’82% delle vendite avviene proprio in gdo.
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