Avere una conoscenza diretta di migliaia di vini, per un “normale” wine lover, è praticamente impossibile, perciò diventa fondamentale il lavoro di critici e giornalisti, capaci, con il racconto dei loro assaggi, che passa per punteggi e recensioni, di dare il consiglio giusto sui vini migliori di una certa regione, sulle annate più pronte di un’altra, sulle etichette emergenti, sulle bottiglie dal rapporto qualità/prezzo imperdibile. Assaggiare, però, è un’arte per pochi, e le aspettative della gente sono sempre più alte, come rivela il sondaggio lanciato dalla wine critic Jancis Robinson sul suo portale, www.jancisrobinson.com, in cui ha chiesto ai propri lettori quale fosse la propria idea di “note di degustazione”, da cui emerge che il 76,86% dei wine lover preferisce le note di degustazione basate sulla degustazione alla cieca, mentre appena il 9,15% preferisce che il degustatore sappia cosa sta bevendo, con il 13,98% dei rispondenti che dice di non avere una visione così netta tra i due approcci. E non è la mancanza di fiducia verso gli assaggiatori a dettare la linea, quanto la ricerca della maggior oggettività possibile che, a bottiglie, scoperte, rischia di uscirne compromessa.
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