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Tra mercato comune, export, Prosecco e fish & chips - Scambio di battute (letteralmente) “wine & food” tra il Ministro degli Esteri di Sua Maestà Boris Johnson e il Ministro per lo Sviluppo Economico italiano Carlo Calenda

Che il processo di “Brexit” - ancora da definire nei suoi aspetti pratici, dato che il Governo di Sua Maestà non ha ancora invocato il tanto temuto “articolo 70” che farà ufficialmente partire il processo di uscita dall’Unione dell’Inghilterra - preoccupi molto tanto gli esportatori inglesi che quelli comunitari, inclusi quelli dell’agroalimentare tricolore, non è una novità. E a dimostrarlo fattualmente, e in maniera indubbiamente colorita, ci ha pensato il Ministro per lo Sviluppo Economico del nostro Paese, Carlo Calenda, raccontando a “Bloomberg News” uno scambio di battute avuto di recente con il Ministro degli Esteri UK Boris Johnson (https://goo.gl/izppoF).
Come è noto, la posizione del Regno Unito è in un certo senso paragonabile a quella del cliente di un ristorante che prima dichiara di non voler pagare il conto, e poi pretende a gran voce di decidere quali portate consumare prima di uscire, forte di non si sa quale potere negoziale: e infatti, ha raccontato Calenda, Johnson gli avrebbe ribadito di voler mantenere la libera circolazione delle merci, in maniera da godere dei vantaggi economici del mercato comune europeo, e “proteggersi” politicamente dalle conseguenze negative della libera circolazione delle persone. E che, oltretutto, sarebbe stata proprio l’Italia a garantire al Regno Unito l’accesso al mercato comune, perché altrimenti “venderete meno Prosecco”, ha chiosato l’ex Sindaco di Londra, e notorio gaffeur, Johnson, riferendosi ai numeri, obiettivamente da capogiro, che l’export delle bollicine venete ha registrato in UK negli ultimi anni. Al che Calenda ha avuto buon gioco a rispondere “benissimo, io venderò meno Prosecco a un paese, ma voi venderete meno fish & chips a 27 paesi”: “mettere le cose su questo piano”, ha concluso asciuttamente Calenda a “Bloomberg News”, “è un po’ offensivo: una volta che si decide un piano, bisogna eseguirlo chiaramente”.

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