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In Francia è tempo di Beaujolais Nouveau, ma il declino del novello d’Oltralpe sembra inarrestabile. Tra il 2014 ed il 2015 si è passati da 28 milioni di bottiglie a 25,7 milioni, e il calo continua nel 2016: vendite giù almeno del 5%

Negli anni Sessanta e Settanta, comprare uno dei piccoli mulini a vento che caratterizzano il paesaggio del Beaujolais, una delle denominazioni storiche di Francia, istituita nel 1937, che oggi conta su 7.000 ettari vitati, costava più di qualsiasi vigneto di Borgogna. Da allora, tante cose sono cambiate, dal 1985 la denominazione è diventata sinonimo di Beaujolais Nouveau, legando indissolubilmente il proprio nome al novello di Francia, rilasciato, come da tradizione, il terzo giovedì di novembre in tutto il mondo. Per anni è stato un fenomeno di marketing importante, atteso non solo nei bar e nei bistrot di Francia, ma in tutto il mondo, capace di muovere più di 50 milioni di bottiglie. Nell’ultimo decennio, però, si è assistito ad un vero e proprio declino, che pare inarrestabile. Nel 2015 sono state vendute 25,7 milioni di bottiglie, contro le 28 milioni del 2014, e quest’anno si prevede già un calo di un ulteriore 5%, che affosserà le vendite alla metà esatta di 10 anni fa. Una beffa, per quella che, nel generale calo produttivo del vigneto Francia, si è rivelata come una delle poche regioni in grado di arginare le perdite, con una raccolta in linea con gli ultimi anni, ed un prodotto, da poche ore sul mercato, che punta più “sull’eleganza che sulla potenza e conserva un perfetto equilibrio tra acidità, frutta e struttura”.

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