In Italia si parla spesso di Cru del vino, ma le cosiddette “menzioni geografiche aggiuntive” sono una realtà codificata e consolidata solo in pochissimi territori del Belpaese, come Barolo e Barbaresco, per citare i casi più concreti e celebri. Ma questa via ora è percorsa con decisione anche dal Consorzio del Soave, a tutela della denominazione bianchista più importante d’Italia che, dopo il riconoscimento delle sue “Le Colline vitate del Soave” come “Paesaggio rurale di interesse storico” da parte del Ministero della Politiche Agricole, primo territorio del vino ad ottenerlo, ora punta a portare le sue “Vigne storiche” nel disciplinare di produzione, per valorizzare ancora di più le diverse espressioni del territorio e del suo vitigno principe, la Garganega.
“Le “vigne storiche del Soave” entrano a pieno titolo nel disciplinare di produzione con la definizione tecnica di “menzioni geografiche aggiuntive” e si confermano leva strategica per ampliare e consolidare le quote di mercato oltre confine”, si legge in una nota del Consorzio.
L’iter di modifica richiederà un anno ed è stato deliberato nell’ultimo Cda del Consorzio a fine aprile.
L’inserimento dei Cru del Soave nel disciplinare di produzione rappresenta una leva strategica fondamentale per la denominazione sul fronte dei mercati esteri: in questo modo, il Soave entra a pieno titolo nel “ristretto club” delle zone di produzione a più antica vocazione vitivinicola a livello mondiale.
I “Cru del Soave” e, le cosiddette “Vigne storiche”, corrispondono a 64 areali di produzione, ognuno dei quali, in forza della storicità che li contraddistingue, presenta specifiche caratteristiche produttive, come l’esposizione, la giacitura, l’origine geologica. Questi areali sono oggi ben definiti grazie al percorso di zonazione viticola che ha impegnato il Consorzio di tutela dal 1998 al 2006.
“Sono zone già di fatto conosciute ed in qualche modo valorizzate dalla singole aziende - spiega, a WineNews, il dg del Consorzio, Aldo Lorenzoni - realtà come Costeggiola, Campagnola, Carniga, Calvarino, Foscarino, Pressoni, Croce, Montetenda, Salvarenza, Froscà, per dirne alcune, ma così questi valori ora entrano nel disciplinare diventato patrimonio e valore per tutta la denominazione”.
“L’inserimento dei Cru del Soave all’interno del disciplinare di produzione è una decisione importante - sottolinea Arturo Stocchetti, presidente del Consorzio del Soave - che giunge a poca distanza da quella di ricondurre vinificazione e imbottigliamento all’interno della zona di produzione. Dopo 20 anni di ricerca finalmente queste “vigne storiche” ottengono il loro riconoscimento all’interno del disciplinare certificando di fatto la maturità di un sistema in grado di competere per qualità, storia, terroir, vocazionalità, con le zone vitivinicole più blasonate del mondo”.
Proprio per questo il tema dei cru è stato scelto per aprire ufficialmente il Soave Preview, l’Anteprima del Soave, in programma, dal 18 al 21 maggio, e dedicata alle differenti interpretazioni del Soave targato 2016, dove sono attesi oltre wine educator e influencer provenienti da Giappone, Germania, Polonia, Inghilterra, Nord Europa, Stati Uniti, oltre naturalmente alla stampa italiana di settore. Del resto sono i mercati esteri da sempre i più attenti e sensibili in materia di cru e di vigne storiche, e non a caso proprio il Giappone e l’Inghilterra saranno le piazze di destinazione di due azioni promozionali di importanza strategica, dedicate ai Cru del Soave.
A giugno, infatti, forte dell’apporto di Sarah Abbot, Master of Wine, partirà la campagna “Summer of Soave”, che coinvolgerà media e trade in esclusivi tasting guidati nei locali di tendenza a Londra, Leeds, Manchester, Edimburgo. La campagna si prefigge di “rivelare il nuovo corso” del Soave, proprio a partire dai Cru, esaltando le particolarità che contraddistinguono e impreziosiscono l’identità di questi Soave. In Giappone, invece, dal 15 luglio al 31 agosto, sarà di scena “Soave by the Glass”, l’evento dedicato alla stampa, al trade e ai consumatori finali, in collaborazione con Shigeru Hayashi, per raccontare la molteplicità del Soave, cominciando proprio dal valore dell’unicità e della longevità dei singoli cru.
Una scelta, quella di valorizzare i cru, che risponde anche all'esigenza dei mercati e dei consumatori più evoluti, di voler conoscere sempre più nel dettaglio la vera origine di una bottiglia di vino. “È una strada che può percorrere solo chi ha una storicità vera, ed il Soave ce l'ha e non può nascondersi. Soprattutto pensando a quelle produzioni di collina dove si fa più fatica, dove ci sono le vigne più vecchie e dove la Garganega è ormai acclimatata da centinaia di anni, e dove ogni terroir si esprime in maniera diversa”.
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