Semplificazione delle procedure burocratiche, bilanciamento delle relazioni di filiera e rafforzamento degli strumenti di gestione dei rischi: ecco le tre colonne portanti della risoluzione approvata questa mattina in Commissione Agricoltura (a larga maggioranza, 34 voti a favore, 10 contrari ed un astenuto), che riporta la posizione del Parlamento Ue sulla riforma della parte agricola del cosiddetto “Regolamento Omnibus”, come annuncia il relatore e vice presidente della Commissione agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro.
Una proposta che lo stesso De Castro definisce “più ambiziosa di quella della Commissione”, e che “presenta modifiche ai quattro regolamenti di base della Pac per rispondere al meglio alle sfide economiche, sociali e ambientali del settore agricolo”. Sempre De Castro lancia anche un invito al Consiglio Ue in sede di triloghi: “Come Parlamento abbiamo presentato le modifiche ritenute necessarie nell’interesse degli agricoltori. Dal Consiglio ci aspettiamo un livello di ambizione più alto di quello dimostrato fino ad oggi, con l’obiettivo di difendere misure positive per gli agricoltori europei, e italiani in particolare”.
Positivo il commento del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, che auspica una Pac “che possa semplificare la vita agli agricoltori europei. Il regolamento Omnibus deve essere un’occasione utile a rafforzare l’agricoltura europea attraverso una politica agricola comune meno burocratica e più attenta alla tutela del reddito delle imprese agricole. L’approvazione di oggi in Commissione agricoltura del Parlamento europeo - afferma il Ministro Martina - segna un passo in avanti fondamentale per raggiungere questo obiettivo. Grazie anche al forte impegno di Paolo De Castro c’è una proposta più ambiziosa, soprattutto sul fronte della gestione dei rischi e dell’equilibrio dei rapporti nella filiera agroalimentare, due temi sui quali l’Italia continuerà il suo impegno, perché sono nodi essenziali dell’esperienza agricola nazionale”, conclude il Ministro Martina.
Intanto, sul tema, nei confronti della Commissione Europea, si è mossa anche la società civile, che ha risposto in massa alla consultazione pubblica sulla Pac lanciata dalla Commissione. La consultazione si è chiusa ieri e hanno partecipato 260.000 cittadini e 600 organizzazioni e imprese, fa sapere Wwf Europa, che ha contribuito con 33 mila firme, grazie alla campagna Living Land, (www.living-land.org) che coinvolge BirdLife Europa e European Environmental Bureau, ripresa in Italia da nove associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica e biodinamica (ww.cambiamoagricoltura.it): Associazione Medici per l’ambiente, Aiab, Associazione Agricoltura Biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf Italia.
Queste nove associazioni, si legge in una nota del Wwf Italia, “chiedono all’Europa una Politica agricola europea che protegga il clima e l’ambiente, sia equa per agricoltori e consumatori, e garantisca una produzione di cibo sana e sostenibile. Il messaggio è chiaro: i cittadini europei vogliono che i loro soldi vengano investiti a favore di un’agricoltura sostenibile e delle comunità rurali, che preservi le risorse naturali e le specie. È un’istanza che la Commissione europea dovrà tradurre in una nuova ambiziosa politica che rimetta in salute la biodiversità, gli ambienti naturali e i paesaggi erosi da pratiche intensive e abuso di pesticidi e fertilizzanti”.
“La Politica agricola comune, che impegna il 40% del budget dell’Unione europea, è da sempre un pilastro del sostegno alla produzione agroalimentare europea, ma nonostante i correttivi introdotti nel tempo - continuano le associazioni nel comunicato - essa continua a sostenere la produzione secondo modalità insostenibili, per l’ambiente e per le stesse comunità rurali. Un’agricoltura che è responsabile della perdita di biodiversità in Europa, con la scomparsa di specie come gli uccelli tipici degli ambienti agricoli e le api, del degrado e dell’erosione dei suoli, oltre che del continuo calo di occupati e di imprese attive nel settore. Numerose evidenze mostrano come le nostre aree rurali hanno perso più del 58% dei loro uccelli tipici dell’ambiente agricolo, e inoltre il 24% dei bombi e altri insetti impollinatori, sono minacciati di estinzione, con enormi perdite a livello economico”.
Anche la fertilità e la sostenibilità sociale sono parte del dibattito: “La crescente intensità delle lavorazioni agricole e il continuo impiego di sostanze chimiche di sintesi sono poi responsabili di fenomeni sempre più preoccupanti di contaminazione delle acque e di degrado ed erosione dei suoli. In Europa quasi il 10% dei suoli agricoli è affetto da fenomeni di erosione che, se non arrestati, portano alla perdita completa di fertilità, mentre il degrado della sostanza organica dei suoli causato dall’agricoltura intensiva causa emissioni di gas serra per oltre 100 milioni di tonnellate/anno. La Pac inoltre fallisce nel sostenere l’economia e il lavoro nelle aree rurali: tra il 2007 e il 2013, circa il 20% degli impieghi nel settore agricolo sono andati persi, e molti altri piccoli agricoltori sono stati espulsi dal mercato. La Commissione Europea - conclude il comunicato del Wwf Italia - presenterà i risultati della consultazione pubblica in una conferenza a Bruxelles il prossimo 7 luglio e pubblicherà una Comunicazione sul futuro della Pac prima della fine del 2017. La nuova Politica agricola comune dovrà essere implementata in tutti gli Stati membri entro il 2021”.
Sul tema si è espressa, ovviamente, anche Slow Food, organizzazione fondata da Carlin Petrini da sempre attiva proprio nei temi legati al cibo e all’agricoltura, che auspica “il passaggio da una Politica Agricola Comune a una Politica Alimentare Comune, che prenda in considerazione il sistema nella sua totalità, includendo i sistemi di distribuzione e lo spreco alimentare; il riconoscimento della sovranità alimentare; il sostegno concreto ai piccoli produttori agroecologici e alle produzioni locali; la promozione di pratiche agroecologiche; l’aiuto concreto alle categorie svantaggiate e che favorisca i processi partecipativi”.
Focus - La proposta di riforma del Regolamento Omnibus approvata dal Parlamento Ue
Semplificazione (meno burocrazia per aziende e amministrazioni pubbliche)
Giovani agricoltori:
Semplificazione delle condizioni di accesso agli aiuti per l’insediamento ai più giovani
Rafforzamento del premio di primo insediamento nei Piani di Sviluppo rurale
Rafforzamento del sostegno all’insediamento nel primo pilastro
Pratiche “verdi” (greening):
Ampliamento della definizione di terreno seminativo, che potrà includere le superfici a riposo, e della definizione di prato permanente, che comprenderà pascoli e foraggiere
Riconoscimento della definizione di “azienda verde” (non vincolate al greening, definizione oggi applicata principalmente alle aziende biologiche) anche alle aziende che applicano misure agro-ambientali previste nei piani di sviluppo rurale
Obbligo di diversificazione delle colture per le aziende da 15 ettari in su (il requisito viene allineato a quello delle altre pratiche “verdi”)
Misure per promuovere le colture azoto-fissatrici (leguminose, come la soia) sia per il ruolo positivo che svolgono per la fertilità dei suoli, sia per ridurre la dipendenza dalle importazioni di proteine vegetali per la mangimistica
Inclusione nel novero delle aree considerate ad interesse ecologico delle superfici di terreni a riposo composti da specie ricche di polline e nettare (c.d. melliferi) e delle superfici con piante erbacee selvatiche
Agricoltore Attivo:
Mantenimento dell’obbligo di ottenere lo status di agricoltore attivo per essere riconosciuto come beneficiario degli aiuti
Possibilità per le amministrazioni nazionali di utilizzare registri pubblici (esempio: registro Iva) per identificare gli agricoltori in attività
Disposizioni finanziarie:
Estensione della programmazione per lo sviluppo rurale fino all’entrata in vigore di nuovi regolamenti
Misure di mercato (la “rete di sicurezza” contro le crisi e per rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera)
Il punto di riferimento è il rapporto dell’Agricultural Market Task Force:
Estensione delle misure del pacchetto latte a dopo il 2020 e a tutti i settori, inclusa la possibilità di interventi straordinari in caso di crisi per incentivare, se necessario, la riduzione della produzione a livello Ue (come accaduto nell’ultima crisi del latte)
Rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera, affiancando alle Organizzazioni dei produttori, organizzazioni di “contrattazione”, con il solo scopo di negoziare contratti
Possibilità per produttori, organizzazioni di produttori, organizzazioni di contrattazione o una loro associazione, di esigere una contrattualizzazione scritta obbligatoria per la vendita di prodotti agricoli
Richiesta alla Commissione europea di presentare entro il 30 giugno 2018 una proposta legislativa a livello Ue per contrastare le pratiche commerciali sleali
Misure per favorire le opportunità di concentrazione dell’offerta e condividere funzioni di tipo organizzativo e commerciale
Misure per finanziare la formazione attraverso le organizzazioni dei produttori (cosiddetto Coaching)
Gestione del rischio (Attenuare l’impatto di eventi climatici e crisi improvvise)
Possibilità per gli Stati membri di cambiare, al massimo una volta l’anno, la destinazione degli aiuti accoppiati indirizzandoli verso settori in crisi, in funzione anticiclica
La soglia di perdita di reddito che innesca il ricorso a strumenti di gestione del rischio viene abbassata al 20% (invece del 30%) per tutte le misure: polizze assicurative agevolate, fondi mutualistici contro i danni naturali e strumento di stabilizzazione del reddito
Parametri chiari e condivisi sulla misurazione dei redditi per l’accesso al sostegno pubblico agli strumenti di gestione del rischio: possibilità di usare indicatori di riferimento per ricostruire in modo semplice e su elementi oggettivi il reddito presunto di riferimento per una data azienda ai fini dell’accertamento dell’eventuale perdita
Focus - La posizione di Slow Food sulla Politica Agricola Comune (Pac)
In risposta alla consultazione pubblica per la modernizzazione e semplificazione della Politica Agricola Comune (Pac), avviata dalla Commissione Europea il 2 febbraio, Slow Food chiede:
Il passaggio da una Politica Agricola Comune a una Politica Alimentare Comune, che prenda in considerazione il sistema nella sua totalità, includendo i sistemi di distribuzione e lo spreco alimentare. Nell’Unione Europea 88 milioni di tonnellate di cibo vengono sprecate ogni anno (il 20% della produzione totale), mentre un’azienda agricola su 4 ha chiuso i battenti nel periodo tra il 2003-2013. Sotto il punto di vista ambientale, la situazione non migliora: il 10% delle emissioni di gas a effetto serra in UE è causato dal settore agricolo
Il riconoscimento della sovranità alimentare, intesa come “il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo”
Il sostegno concreto ai piccoli produttori agroecologici e alle produzioni locali, in quanto elementi fondamentali per un sistema alimentare sostenibile. Sono infatti i piccoli produttori a fornire tutta una serie di servizi ambientali e sociali per la comunità. Inoltre, le piccole aziende agricole permettono l’impiego di maggiore manodopera, rappresentando quindi una preziosa fonte di impiego e un supporto all’economia locale e di conseguenza alla conservazione delle comunità rurali
La promozione di pratiche agroecologiche, che si basano su un uso efficiente delle risorse, con un uso minimo se non nullo di prodotti chimici e sulla sinergia esistente tra le diverse specie. Conseguentemente, questo modello agricolo promuove molteplici benefici a livello ambientale, garantendo il mantenimento della biodiversità, la fertilità del suolo e un’ottima resa dei raccolti. I sistemi agroecologici diversificati inoltre garantiscono un adeguato e sicuro ritorno economico per i contadini, che in tal modo non fanno affidamento unicamente sul successo di una sola coltura (che porta il reddito ad essere altamente dipendente dagli andamenti del mercato o da eventi naturali imprevisti)
Aiuto concreto alle categorie svantaggiate, in particolar modo a chi vive nelle zone marginali (soprattutto di montagna) e ai giovani. L’abbandono delle zone marginali per la mancanza di infrastrutture o di possibilità d’impiego è un problema assai rilevante in tutta Europa, considerato che proprio in quelle zone è ancora presente un’ampia biodiversità e sono quelle più vulnerabili dal punto di vista idrogeologico
Favorire i processi partecipativi, in modo da garantire percorsi democratici nelle decisioni delle politiche riguardanti il cibo. Produttori, consumatori, organizzazioni della società civile e ricercatori devono poter trovare uno spazio politico all’interno del quale stabilire quali sono le priorità del settore ed esporre alle istituzioni una strategia condivisa. Tali spazi, inoltre, potranno svolgere anche una funzione di “knowledge-sharing” tra chi opera nel settore alimentare da diverse prospettive, garantendo quindi una coesione delle varie parti sociali ed evitando la concentrazione di potere nelle mani di grandi compagnie transnazionali.
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