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Tra 48 ore la Francia eleggerà il suo prossimo Presidente, tra l’europeista Emmanuel Macron e la populista Marine Le Pen. Uno scontro su (quasi) tutti i fronti, a partire dal ruolo della politica d’Oltralpe per il mondo del vino. Non solo francese

Italia
Le Pen e Macron in corsa per la guida della Francia, divisi anche sul fronte del vino

Un bivio importante attende uno dei tre paesi storicamente produttori d’Europa, insieme a Italia e Spagna: il prossimo sette maggio si svolgerà infatti il ballottaggio tra i due candidati alla Presidenza del Paese che hanno superato il primo turno, ovvero Emmanuel Macron, col suo movimento “En Marche!”, e la candidata del “Front National” Marine Le Pen. Una scelta che, come noto, avrà riflessi molto importanti anche a livello europeo, ma che ne avrà anche per la politica, interna ed estera, che la Francia prenderà in tema di vino.
La candidata del “Front National” ha raccolto infatti la maggioranza relativa dei voti in Languedoc-Roussillon - non troppo soprendentemente, se si considera la costante tensione che corre tra i vigneron dell’area e i dirimpettai spagnoli, e che è spesso sfociata in veri e propri attentati - e ha registrato consensi importanti anche in piccole zone di Bordeaux, Borgogna e della zona vitivinicola della Provenza e Costa Azzurra. La strategia del partito di Le Pen è stata quella di puntare sulle zone agricole meno benestanti del Paese, solitamente addossando la colpa alle politiche europee, alla globalizzazione e al ruolo di non meglio specificate tecnocrazie ed elite; un approccio che a detta di alcuni potrebbe trovare presa anche nelle aree vitivinicole che hanno più subito, nel corso degli anni, la pressione dettata dalla competizione internazionale. Il giovane ex Ministro Macron, d’altro canto, gode di un supporto che Le Pen non può certo vantare tra le associazioni di categoria agricole, come ad esempio la “Confedération Payssanne”, che ha recentemente dichiarato ufficialmente che “Vedremo sempre il Fronte Nazionale come un nemico”. Una posizione senza mezzi termini, ma che, nei fatti, è replicata anche dalla FNSEA, che ha dichiarato “Crediamo nell’Europa”, sottolineando poi però che un lavoratore agricolo francese su tre guadagna meno di 350 euro al mese, e che sarebbe in atto un “declino silenzioso” nel mondo dell’agricoltura del Pentagono.
La candidata del Front National, come già riportato da WineNews al primo turno delle elezioni (https://goo.gl/fr3t59), ha una politica dichiaratamente antieuropeista anche dal punto di vista dell’industria del vino: “la politica europea nel settore del vino”, ha dichiarato, “è un disastro e non è mai favorevole per i piccoli produttori. L’Ue ha inoltre indebolito in modo significativo le nostre denominazioni all’estero, e la politica agricola Ue ha portato all’espianto di migliaia di viti nel nostro paese. La Francia è una grande nazione ma il vino, impigliato nelle astruserie della Pac, è in declino. Se riconquisteremo la nostra sovranità, anche la Pac, sarà trasformata in politica agricola francese”. Tutt’altro registro, ovviamente quello di Macron. Un approccio speculare, quello dei due candidati, che però coincide nettamente su un punto, ed uno solamente, ovvero quello della tutela ambientale: se il secondo ha sottolineato il fatto che “la sfida principale per il nostro vino è ambientale”, anche la sua avversaria ha rimarcato che “la transizione verso un modello ecologico è la grande sfida che abbiamo di fronte”. Una comunanza di intenti che, al di là di chi sarà il nuovo inquilino dell’Eliseo, non può non far riflettere tutto il mondo del vino.

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