Continua la corsa dell’agroalimentare italiano, che con una crescita prevista del 3% nel 2019 conferma il suo ruolo trainante nell’industria del made in Italy, ma restano alcune criticità sui tempi di pagamento legate ad un mercato estremamente frammentato e caratterizzato da una forte concorrenza, con molte aziende di piccole dimensioni. Così, nel 2020 i grandi rivenditori, grazie ai forti flussi di cassa, incrementeranno i propri investimenti e le acquisizioni per guadagnare quote di mercato, e questo comporterà per le imprese di piccola taglia maggiore affanno in termini di liquidità, e conseguenti difficoltà a rispettare le tempistiche di pagamento delle fatture emesse dai propri fornitori. Ecco, in sintesi, il quadro delineato dallo studio sull’andamento del settore agroalimentare del Belpaese “Market Monitor Alimentare Italia - Dicembre 2019” firmato da Atradius, tra i gruppi leader nel mondo nell’assicurazione del credito commerciale, cauzioni e recupero crediti.
In linea generale, all’interno del comparto italiano, si osserva un sostanziale rispetto dei termini di pagamento ex lege, che stabiliscono un limite massimo di 30 giorni per le merci deperibili e di 60 giorni per quelle non deperibili. Tuttavia, alcuni player di dimensioni più piccole e con i margini sotto pressione si troveranno a dover prorogare i pagamenti per gestire la scarsa liquidità, situazione che si ripercuoterà negativamente sui ritardi di pagamento, per i quali si prevede un aumento, seppur di modesto, nel 2020, mentre si attende una stabilizzazione delle insolvenze. Secondo l’analisi Atradius, le tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti (che rappresentano il 10% del totale delle esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani) su alcuni formaggi italiani, come Parmigiano e Grana Padano, potrebbe impattare negativamente sull’andamento positivo del segmento caseario. Allo stesso modo, potrebbe essere colpito quello dei liquori nel sotto settore delle bevande, ad eccezione del vino, che continua ad avere una buona performance a livello nazionale e internazionale.
L’Unione Europea rimane il principale mercato di destinazione dell’export agroalimentare italiano, ricoprendo una quota di due terzi, e dato che fino ad ora solo pochi prodotti sono stati colpiti dalle tariffe statunitensi, per il momento l’impatto sul rischio credito di alcuni segmenti dovrebbe restare contenuto. Un elemento di criticità per il settore è rappresentato dalla crescita delle frodi alimentari, principalmente nell’ambito delle vendite all’ingrosso di prodotti alimentari, carne e pesce. “Nonostante ci troviamo davanti ad comparto che si mantiene complessivamente sano e proiettato verso la crescita, grazie al buon andamento dell’export e ad un incremento previsto del valore aggiunto del settore del +1,4% nel 2020 - commenta Massimo Mancini, country manager Atradius per l’Italia - per molte imprese produttrici persistono alcune criticità come le ridotte dimensioni aziendali, che impediscono la crescita a livello internazionale, i margini stretti e l’alta competitività, che potrebbero metterne a dura prova il flusso di cassa. In questo contesto, gli strumenti a supporto della gestione del rischio credito commerciale rappresentano un valido alleato per le aziende esportatrici, ma anche per gli operatori del mercato domestico che si trovano a dover proteggere le proprie pratiche commerciali da clienti in affanno o da cattivi pagatori”.
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