Un territorio che vanta un giro d’affari da circa 600 milioni di euro l’anno, per oltre la metà ascrivibile alle vendite dello stesso Amarone, la cui economia, nei 19 comuni della Valpolicella, è portata avanti da un microcosmo di 2.273 produttori di uve e 272 aziende imbottigliatrici con 373 fruttai destinati all’appassimento - la tecnica enologica candidata a rientrare sotto la protezione Unesco -, per un giro d’affari che, secondo l’indagine interna svolta da Nomisma Wine Monitor, nel 2019 sfiora i 345 milioni di euro. Sono i numeri della Valpolicella, “casa” dell’Amarone, protagonista di “Anteprima Amarone 2016”, by Consorzio della Valpolicella, a Verona, al Palazzo della Gran Guardia, l’1 e 2 febbraio, con una delle annate più promettenti degli ultimi anni, presentata dal ricercatore del Crea-Ve Diego Tomasi, ma sotto la lente finirà anche lo stato di salute delle grandi denominazioni, nel convegno “Dal vigneto al mercato: l’Amarone e l’identità del vino italiano”, che vedrà tra i relatori il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Andrea Sartori, il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, il video collegamento con il coordinatore S&D alla commissione Agricoltura dell’Europarlamento, Paolo de Castro, e il videomessaggio del ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova. In tutto, sono 15 milioni le bottiglie di Amarone che entreranno in commercio quest’anno. Tra le iniziative del Consorzio in tema di monitoraggio, è in arrivo anche la stipula di un protocollo d’intesa con Avepa per la creazione dell’“Osservatorio Valpolicella”. Un outlook che consentirà di tenere sotto controllo le dinamiche socioeconomiche della filiera.
Guardando ai mercati, in Germania i consumi sono trainati principalmente dalle donne, da sempre target fedele all’Amarone; negli Stati Uniti, al netto dello spauracchio dei dazi aggiuntivi si andranno sempre più affermando i vini strutturati e premium; in Canada i consumi non tengono i ritmi delle importazioni ma l’Amarone resta a segno più; nel Regno Unito si dovrà fare attenzione ai rossi della Napa Valley, agli Shiraz australiani e si dovrà lavorare più online sui privati di alta fascia. È il quadro illustrato da importatori e distributori, oggi a Verona, al convegno internazionale “The main markets for Valpolicella wines”, dedicato ai principali mercati di sbocco organizzato dal Consorzio tutela vini Valpolicella in vista dell’Anteprima Amarone. Sotto la lente, presente e futuro di 4 top mercati (Germania, Stati Uniti, Regno Unito e Canada) che insieme sommano quasi il 50% sul totale export del Re della Valpolicella.
Nel mercato tedesco, il principale per l’Amarone, con un consumo pro capite di vino di 38 litri l’anno e una spesa media di 185 euro nei 12 mesi, sono le donne a dominare il mercato del vino tedesco, contro i 34 litri pro capite consumati e i 175 euro spesi nell’anno dalla controparte maschile. A confermare il primato delle quote rosa, anche l’incidenza delle winelover sulla popolazione femminile teutonica: il 62% del totale rispetto al 52% dei maschi e un consumo che incide per il 56% del vino venduto in Germania. Più elevata tra gli uomini soltanto la spesa media al litro, pari a 5,14 euro, a fronte di 4,88 euro per le donne. È lo spaccato sui consumi di un mercato in cui si beve per il 55% vino straniero contro il 45% dei vini tedeschi, mentre il fattore si inverte in valore: 51% per il prodotto locale e 49% per quello da oltreconfine.
In Canada, a fronte di una crescita delle importazioni dal Belpaese del +6% (fonte dogane), nel 2019, si è riscontrato un gap del 5,2% sui volumi richiesti dalla distribuzione. Va meglio però con l’Amarone, che tiene a +0,5% grazie a un confortante +5,4% in Quebec. Nel Regno Unito calano i volumi consumati ma aumenta il valore, sia dell’off che dell’on-trade, per una spesa complessiva che sfiora gli 11 miliardi di sterline, con l’Amarone che, secondo il distributore Enotria&Coe, deve guardarsi le spalle dai rossi della Napa Vally, gli Shiraz australiani, il francese Chateaneuf du Pape. Infine, gli Sati Uniti, al secondo posto tra i top buyer del grande rosso, dove secondo Derek Blackburn, direttore marketing dell’azienda di importazione e distribuzione Frederick Wildman & Sons, si registrerà in futuro un aumento della domanda di vini strutturati, rossi e fascia alta, una richiesta che rappresenta un’ulteriore opportunità per il Valpolicella e il suo Amarone. L’incidenza dei wine lover statunitensi vede numericamente prevalere il target Millennials (21-34 anni) che rappresenta il 25,5% del totale dei consumatori. In particolare, tra i giovani prevale la curiosità rispetto al volume, la qualità all’abitudine.
E se sui mercati la situazione è sostanzialmente positiva, tra i filari della Valpolicella è persino migliore: nei 19 comuni della denominazione, infatti, si fa sempre più largo il verde della sostenibilità. Come raccontano le rilevazioni di Avepa - Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura, che registra una repentina rivoluzione verde nelle aree enologiche simbolo del veronese. In pochi anni - dal 2012 al 2019 - il biologico in vigna è infatti cresciuto del +152% in termini di superficie, con un’impennata solo nell’ultimo anno del +14%, a fronte di una media nazionale ferma nel 2019 a +1%. A trainare i vigneti green in Valpolicella è soprattutto il progetto RRR (Riduci, Risparmia, Rispetta), la certificazione voluta per le aziende dal Consorzio a tutela dell’ambiente, che prevede l’adozione di tecniche innovative in vigneto ma anche la sostenibilità sociale e la tutela del paesaggio. Anche qui la crescita è in doppia cifra: +31% gli ettari RRR dall’inizio della certificazione, il 2017, a oggi. Complessivamente, rileva Avepa, in un’area di poco meno di 8.300 ettari Dop, poco meno di un quarto sono green o lo stanno per diventare ufficialmente dopo il periodo in conversione (dati Sian, Avepa, Consorzio Valpolicella). “Una tendenza bio - commenta il direttore del Consorzio tutela vini Valpolicella, Olga Bussinello - cominciata forse un po’ tardi ma che ora non accenna a rallentare, se si considera che anche gli ettari in conversione sono cresciuti nell’ultimo anno del 10,5%”.
Focus - I mercati dell’Amarone e delle Valpolicella
Canada: Cresce l’export ma cala la domanda nella distribuzione. Tiene l’Amarone
Crescono le importazioni canadesi di vino straniero - solo per il made in Italy enologico secondo Nomisma Wine Monitor l’incremento previsto per il 2019 si attesterà a circa +6% -, ma lo scorso anno tra l’import e gli effettivi consumi si è registrato un gap consistente. Lo ha rilevato Serge Lévêque, distributore di vini premium Longo Since 1961, nel corso del convegno sui principali mercati di sbocco organizzato in vista dell’Anteprima Amarone di domani. i volumi di vino rosso forniti alla distribuzione nei primi 11 mesi dello scorso anno hanno scontato infatti una decrescita complessiva del 2,5%, dato ancora più negativo per i prodotti italiani (-5,2%), ma non per l’Amarone, che chiude in positivo a +0,5%. Fanno meglio del mercato anche le altre 2 tipologie della denominazione che vedono il Canada prima area di sbocco al mondo: il Ripasso (stabile a -0,1%) e il Valpolicella, in leggera contrazione (-1,5%). Ottima la crescita dell’Amarone in Quebec (+5,4%), principale piazza di consumo del Canada, mentre calano le forniture alla distribuzione in Ontario, a -2,7%.
Uk: brand, online e alta ristrazione per battere concorrenza e calo dei consumi
Puntare sull’appassimento, sul brand Amarone, sui ristoranti italiani premium e sui clienti privati di alta fascia attraverso il marketing online, per rispondere al calo dei consumi tra i giovani inglesi, al prezzo alto, alla selva di denominazioni italiane difficili da comprendere. È la ricetta presentata oggi a Verona da Troy Christensen ceo del distributore inglese Enotria&Coe. Secondo l’esperto, i principali competitor per l’Amarone sono i rossi della Napa Vally, gli Shiraz australiani, il francese Chateaneuf du Pape. Per il Valpolicella, i meno costosi vini del Sud Italia che utilizzano tecniche di appassimento, il Cabernet Franc della Loira e i Pinot neri del Nuovo Mondo produttivo. Nel Regno Unito sale il prezzo medio dei vini, ma calano i volumi consumati sia nell’on trade che nell’off trade, con valori rispettivamente di 27 e 8,4 sterline al litro per una spesa complessiva di quasi 11 miliardi di sterline (settembre 2019 vs 12 mesi precedenti).
Germania: donne guidano la domanda per consumo e spesa media
Con un consumo pro capite di vino di 38 litri l’anno e una spesa media di 185 euro nei 12 mesi, sono le donne a dominare il mercato del vino tedesco, contro i 34 litri pro capite consumati e i 175 euro spesi nell’anno dalla controparte maschile. È quanto emerso dall’intervento di Kathy Feron, direttore di Jacques’ Wein-Depot GmbH, azienda tedesca di importazione e vendita al dettaglio. A confermare il primato delle quote rosa, anche l’incidenza delle winelover sulla popolazione femminile teutonica: il 62% del totale rispetto al 52% dei maschi e un consumo che incide per il 56% del vino venduto in Germania. Più elevata tra gli uomini soltanto la spesa media al litro, pari a 5,14 euro, a fronte di 4,88 euro per le donne. È lo spaccato sui consumi di un mercato in cui si beve per il 55% vino straniero contro il 45% dei vini tedeschi, mentre il fattore si inverte in valore: 51% per il prodotto locale e 49% per quello da oltreconfine.
Usa: spauracchio dazi, il futuro è dei vini premium
Dazi del 25% con possibili aumenti fino al 100%, possibili estensioni ad altri Paesi Ue tra cui l’Italia, le elezioni presidenziali del prossimo novembre. Sono alcuni degli elementi che contribuiscono a diffondere incertezza nel mercato dei vini negli Stati Uniti, impattando tutti gli strati della distribuzione. Uno scenario di previsione, che al netto dei possibili dazi futuri, è stimato in modesta crescita per il 2020 (+0.5 -1%). Questo è il quadro presentato oggi a Verona da Derek Blackburn, direttore marketing dell’azienda di importazione e distribuzione Frederick Wildman & Sons, in occasione del convegno “The main markets for Valpolicella wines”, prologo di Anteprima Amarone al via domani. Secondo l’esperto statunitense, il principale mercato al mondo per import di vino registrerà in futuro un aumento della domanda di vini strutturati, rossi e fascia alta, una richiesta che rappresenta un’ulteriore opportunità per il Valpolicella e il suo Amarone. L’incidenza dei wine lover statunitensi vede numericamente prevalere il target Millennials (21-34 anni) che rappresenta il 25,5% del totale dei consumatori. In particolare, tra i giovani prevale la curiosità rispetto al volume, la qualità all’abitudine
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