Non più, come parametri, i codici Ateco e la perdita sul fatturato di aprile 2020 su aprile 2019, ma il calo del fatturato medio mensile 2020 rispetto al 2019, che servirà ad assegnare gli 11 miliardi di euro a fondo perduto (su 32 complessivi della misura) ad aziende e liberi professionisti che nel 2020 hanno perso almeno il 30% del fatturato. È una delle novità più importanti del Decreto Sostegni presentato nei giorni scorsi, il primo del Governo Draghi, che, secondo lo stesso presidente del Consiglio, è “una risposta significativa, molto consistente alle povertà, al bisogno che hanno le imprese di essere aiutati e ai lavoratori. È una risposta parziale, ma è il massimo che abbiamo potuto fare all’interno di questo stanziamento”. In ogni caso, i pagamenti dovrebbero partire dall’8 aprile, e l’obiettivo è evaderli tutti entro aprile, con i richiedenti che dovranno presentare solo un’autocertificazione, e i controlli che saranno eseguiti in una fase successiva. Tra le altre novità, è stata innalzata a 10 milioni di euro la soglia massima di fatturato dei soggetti beneficiari, e gli aiuti saranno compresi fra un minimo di 1.000 euro per le persone fisiche, 2.000 euro per le persone giuridiche e un massimo di 150.000 euro per beneficiario. Ancora, c’è l’aumento di 1,5 miliardi del Fondo per l’esonero dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti che, nel 2020, hanno subito un calo del reddito superiore al 33% rispetto al 2019, un fondo da 700 milioni per il sostegno alla filiera della montagna, con una quota destinata ai maestri di sci, la proroga della cassa integrazione ordinaria al 30 giugno 2021, quella in deroga al 31 dicembre 2020, e ancora l’estensione del blocco dei licenziamenti al 30 giugno 2021 per i lavoratori delle aziende che dispongono di Cassa Integrazione ordinaria e straordinaria (soprattutto industria e agricoltura), e al 31 ottobre 2021 per i lavoratori delle aziende coperte da strumenti in deroga (soprattutto terziario).
Ma chiaramente, nessun tipo di sostegno o ristoro può essere sufficiente a compensare le perdite di un anno o quasi di “non lavoro” al quale sono stati costretti diversi settori, come quello della ristorazione o quello degli eventi, con perdite che vanno dal 40% all’80% del fatturato annuale. E che ancora oggi continuano a subire il peso delle restrizioni, che portano altre perdite, con 2 italiani su 3 che di fatto sono in lockdown in un Italia divisa tra zona rossa o arancione fino a Pasquetta, con il servizio al tavolo vietato in 360.000 bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi in tutta Italia con un perdita stimata in 3,2 miliardi nelle prossime due settimane, ricorda la Coldiretti. Un danno enorme, come abbiamo ripetuto spesso, anche per la filiera della produzione agricola e del vino di maggior qualità, che nella ristorazione ha il suo canale più importante. Una ristorazione, rappresentata dalla Fipe/Confcommercio, che bolla come “una fragile stampella” il Decreto del Governo Draghi. “Con il decreto Sostegni il ristorante tipo che nel 2019 fatturava 550.000 euro e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato, 165.000 euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro. Poco cambia per un bar tipo. Chi nel 2019 fatturava 150.000 euro e ne ha persi 25.000 a causa delle restrizioni, avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, il 4,7% della perdita media mensile”, secondo le simulazioni dell’Ufficio Studi di Fipe/Confcommercio.“Il decreto Sostegni era certamente necessario, ma è evidente quanto non possa essere considerato sufficiente. Da settimane si parlava di aiuti perequativi, selettivi, adeguati e tempestivi e questi aggettivi non descrivono le misure proposte - ha dichiarato il presidente Fipe/Confcommercio, Lino Enrico Stoppani -innanzitutto, la coperta del sostegno a famiglie e imprese è evidentemente troppo corta per la platea che si propone di aiutare: settori come la ristorazione sono stati messi letteralmente in ginocchio dalla gestione dell’emergenza e i limiti imposti sulla perdita di fatturato o sui massimali erogabili hanno effetti perversi sul sostegno alla parte più sana della nostra economia. Bastano due esempi: ci si lamenta del nanismo delle imprese italiane e poi si mette un limite di 10 milioni di fatturato per accedere ai sostegni; e ancora: si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media. C’è la spiacevole sensazione di voler aggirare il problema. Il punto è che bisogna uscire immediatamente dall’ottica di breve periodo e mettere in piedi un piano di ripartenza che garantisca il diritto al lavoro e non sottoscriva semplicemente il dovere di stare chiusi. Serve un progetto che dia una prospettiva di futuro reale alle imprese e non solo un sostegno temporaneo, che appare oggi una fragile stampella”.
Ancora più duro il commento della Anbc, l’Associazione Nazionale Banqueting e Catering, guidata da Paolo Caurro: “il primo Decreto Legge del nuovo Governo Draghi, sul quale abbiamo riposto tanta fiducia, si è rivelato fonte di cocente delusione. In questo decreto ci sono solo da salvare l’estensione del sostegno alle imprese fino a 10 milioni di fatturato e il prolungamento degli ammortizzatori sociali. Questi sono provvedimenti che vanno nella giusta direzione. Ma gli elementi positivi si fermano qui: il sostegno economico è ampiamente insufficiente a fronte di aziende ferme da 12 mesi e con perdite fatturato del 90%. Le nostre imprese hanno bisogno che sia prolungato il credito d’imposta sugli affitti per tutto il 2021, che sia applicata anche per i finanziamenti fino a 800.000 euro la possibilità di ammortamento a 15 anni e 48 mesi di preammortamento come già fatto per i finanziamenti fino a 30.000 euro. Inoltre, il calcolo del sostegno basato sulla perdita di fatturato fra 2019 e 2020 sulla mensilità media è assolutamente ridicolo, almeno che sia calcolato sull’intero anno e che tenga conto dei costi fissi. Abbiamo accettato senza protestare e con spirito civile ogni imposizione di chiusura, anche se non eravamo d’accordo. Ci siamo accollati investimenti significativi per trovare soluzioni che ci permettessero di continuare a lavorare in condizioni di sicurezza sanitaria, ma è stato tutto inutile: siamo fermi da un anno. E questo provvedimento del Governo dovrebbe soddisfarci? Era ben altro il cambio di passo che ci saremmo aspettati dal Professor Draghi”.Qualche cosa in più è previsto per il comparto agricolo, come sottolinea, in una nota, il deputato ed ex Sottosegretario alla Politiche Agricole Giuseppe Labbate: “il testo approvato dal Consiglio dei Ministri, infatti, prevede per il comparto primario il riconoscimento di un contributo a fondo perduto a condizione che l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2020 sia inferiore almeno al 30% sul 2019. A ciò si somma l’esonero contributivo previdenziale e assistenziale per il mese di gennaio 2021, per cui è previsto uno stanziamento pari a 301 milioni di euro. Infine, il Fondo Filiere istituito nell’ultima Legge di Bilancio viene portato a 300 milioni di euro, con un incremento di ulteriori 150 milioni di euro”. Altro aspetto importante è, invece, l’esonero contributivo, che “segue quanto già previsto dal Dl Ristori del Governo Conte-bis ed è dedicato alle imprese di “coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi; silvicoltura e utilizzo di aree forestali; pesca e acquacoltura; produzione di vini, vini speciali e birra; commercio all’ingrosso di sementi e alimenti per il bestiame (mangimi), piante officinali, semi oleosi, patate da semina; commercio all’ingrosso, al dettaglio e ambulante di fiori, piante, bulbi, semi e fertilizzanti; attività di alloggio e ristorazione connesse alle aziende agricole; cura e manutenzione del paesaggio inclusi parchi, giardini e aiuole; servizi di gestione di pubblici mercati e pese pubbliche”. A definire la destinazione dei 300 milioni di euro del Fondo Filiere, infine, saranno uno o più decreti del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
“Prendiamo atto favorevolmente della dotazione aggiuntiva per il settore primario, che accoglie il nostro appello dei giorni scorsi, in cui chiedevamo uno sforzo ulteriore del Governo per fare fronte all’impatto economico delle nuove misure restrittive necessarie per affrontare la pandemia”, ha commentato Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura.
“Seguiremo con attenzione il dibattito - conclude Giansanti - per apportare, laddove possibile, ulteriori miglioramenti al testo licenziato dal Consiglio dei Ministri e che dovrà ora passare al vaglio del Parlamento per la conversione in legge”.
“Abbiamo ottenuto il taglio del costo del lavoro con l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali in agricoltura importante per sostenere le imprese agricole duramente colpite a cascata dalle chiusure della ristorazione”. Aggiunge il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel commentare positivamente lo stanziamento nel decreto sostegni approvato dal consiglio dei ministri ulteriori 300 milioni di euro per garantire a gennaio l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali delle imprese operanti su tutto il territorio nazionale e appartenenti alle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. “Si tratta di misure necessarie di fronte agli effetti della chiusura delle attività di ristorazione che - conclude Prandini - si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco”.
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