Il futuro del vino, nel lungo termine, passa da una sempre maggiore qualità e salubrità dei prodotti, e dalla sostenibilità dell’ambiente e del processo per realizzarli. Nel breve, tutto dipende dalla ripartenza e dalle vaccinazioni, ma è verosimile che, nel frattempo, più di qualche cantina italiana, soprattutto piccola, non riesca a superare questa traversata nel deserto. È la visione, in sintesi, di un imprenditore e produttore italiano abituato a costruire, letteralmente. Ovvero il Cavaliere del Lavoro Paolo Pizzarotti, alla guida del Gruppo Pizzarotti, di cui fa parte Impresa Pizzarotti, una delle più importanti e storiche realtà dell’edilizia italiana, fondata nel 1920 firma di tante grandi opere, come autostrade, ferrovie, aerostazioni e porti, in Italia e nel mondo, e da oltre 30 anni produttore di vino con la Cantina Monte delle Vigne, realtà con 40 ettari di vigneti nella zona dei Colli di Parma Doc, tra il Parco Fluviale del Taro e il Parco Naturale dei Boschi di Carrega, nelle vicinanze della Riserva Naturale di Monte Prinzera. Che, dalla vendemmia 2021, sarà interamente biologica. “Li Monti de le Vigne”, come Frà Salimbene de Adam, vissuto nel Duecento, scriveva nelle sue “Cronache medievali” parlando delle dolci colline di Ozzano Taro, rinomate da lungo tempo per l’arte della vinificazione.
“L’immediato futuro è molto chiaro, è ovvio che tutto dipende dalle vaccinazioni - spiega Paolo Pizzarotti a WineNews - perchè finchè non riprende il Paese, non riaprono i ristoranti ed i bar, non solo in Italia, ma in gran parte del mondo, i consumi si sono ristretti enormemente. Noi ci stiamo preparando sperando che nel tempo più breve possibile si possa ripartire. Nel frattempo siamo diventati cantina biologica, e adesso ci dedicheremo in un prossimo futuro a diventare biodinamici. Cerchiamo di fare vini sempre più buoni, ma siccome poi bisogna venderli è necessario che ritorni un mercato che di fatto per ora non c’è più”. Nelle previsioni di molti, comunque, passata la pandemia, più che un ritorno alla normalità, anche per il vino, si aprirà una nuova era. “Qualcosa cambierà. Sicuramente - dice, dal canto suo, Pizzarotti - ci saranno meno imprese, perchè temo che molti non ce la faranno a superare questo tragico momento. Almeno le piccole realtà. Poi di certo il vino, per affermarsi ed essere venduto, non dovrà essere solo sempre più buono, ma anche più sano. I canali di vendita alla fine resteranno i soliti, la grande distribuzione da un lato e l’horeca dell’altro, principalmente. E come sempre, chi ha un marchio già forte è avvantaggiato rispetto a chi non lo ha, o se lo sta costruendo”. Ed in questo senso, tutto quello che è legato alla salubrità e alla sostenibilità sarà fondamentale. “La sostenibilità è sempre stata nei nostri pensieri. Prima di impiantare i vigneti (la cantina Monte delle Vigne nasce nel 1983, ndr), nell’azienda agricola (un podere con 100 ettari di terreno acquistato dal padre di Paolo, Pietro Pizzarotti, nel 1963), si faceva allevamento con bestiame da latte, e già allora i terreni erano coltivati in ottica biologica, ad erba medica e frumento. Siamo partiti da terreni perfetti dal punto di vista ambientale, abbiamo fatto il fotovoltaico sulla cantina. insomma sul tema della sostenibilità ho sempre creduto a livello personale. Vivo 6 mesi all’anno nell’area dove ho i vigneti, e mi è sempre piaciuto vivere in un ambiente sano”. Di certo, il futuro del vino italiano si gioca in un contesto più ampio, quello del futuro dell’Italia, alle prese con i nodi di sempre, mai sciolti. A partire dal peso della burocrazia. “La burocrazia che esiste in Italia - dice Pizzarotti - c’è in pochi Paesi al mondo, in nessuno d’Europa. La durata dei processi, civili e penali, scoraggia qualsiasi investimento straniero, per avere sentenza definitive anche su eventuali controversie fiscali ci possono volere anche 10 anni, è una cosa indecente. Al massimo dall’estero qualcuno arriva per comprare quando le condizioni sono estremamente vantaggiose per chi compra. Ancora, dobbiamo fare un passo avanti enorme nella digitalizzazione. E nel saper decidere. Il nostro è un Paese che non decide più nulla”.
Intanto, però, come sempre, chi fa impresa cerca di guardare al futuro, come la stessa Monte delle Vigne, nel cui rinnovato cda, sono presenti oltre al presidente Paolo Pizzarotti anche il figlio Michele, l’ad Lorenzo Numanti e Andrea Bonini, sovraintendente alla produzione in campagna e in cantina, con la consulenza dell’enologo Luca D’Attoma, uno tra i primi in Italia a praticare la viticoltura biologica, riconosciuto tra i massimi esperti in materia e particolarmente apprezzato per il suo approccio rigoroso e innovatore. Nel 2020 l’azienda è riuscita a tenere bene nonostante l’emergenza in corso: per il 2021 ha in programma un piano di rilancio dell’export, con la volontà di aumentarne sensibilmente la quota attualmente attestata al 15%, guardando soprattutto a Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Nord Europa. “Guardiamo all’estero ma abbiamo a cuore il luogo dove nasce la nostra storia. Una storia di amore per la natura e per l’ambiente che circonda Monte delle Vigne. In futuro vorremmo sempre di più far conoscere caratteristiche e bellezze di questi luoghi attraverso la qualità dei nostri vini - dichiara Paolo Pizzarotti - il sogno di mio padre era di riportare queste terre alla viticoltura, questo sogno è diventato realtà”. Un sogno che, come detto, continua nel senso del bio, visto che è arrivato a compimento il percorso sostenibile di Monte delle Vigne iniziato nel 2016- dal 2021 la vendemmia sarà interamente biologica e certificata dall’Icea - Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale.
A guidare questo corso, fin dal suo esordio, il rispetto della natura e della tradizione, principi ispiratori di tutela del patrimonio e dell’identità dei Colli di Parma: già da diversi anni l’azienda limita l’utilizzo di prodotti fitosanitari in vigna e sceglie tecniche naturali e poco invasive, semina il sovescio per il controllo naturale delle erbe infestanti, rifiutando i disseccanti chimici, e attua un attento dosaggio delle risorse idriche disponibili. Il lavoro in cantina prevede procedure di riciclo dei materiali e la struttura stessa è pensata in ottica di efficientamento energetico, per ridurre al minimo l’impatto ambientale. L’approvvigionamento energetico della cantina ipogea è garantito anche da un impianto fotovoltaico e da un impianto solare termico per la continua riduzione dell’impronta carbonica: oltre il 35% dell’energia utilizzata è autoprodotta. Tra gli obbiettivi per i prossimi anni l’azienda parmense intende aumentare l’utilizzo di energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili. “Nonostante il periodo complesso che stiamo attraversando, siamo alla vigilia di un anno epocale per Monte delle Vigne - dichiara l’amministratore delegato Lorenzo Numanti - vogliamo affrontare le sfide che abbiamo di fronte con la consapevolezza che l’unica scelta possibile è avere a cuore la salute del nostro pianeta e di chi lo abita. Attraverso l’agricoltura biologica ci poniamo l’obbiettivo di valorizzare i nostri vigneti, eliminando ogni dinamica invasiva per un futuro ad impatto zero, al fine di raccontare storie irripetibili di grandi terroir, di grandi vigneti e di grandi vini”. “A Monte delle Vigne vogliamo custodire la nostra terra, sviluppare una viticoltura sostenibile e in equilibrio naturale - conclude il presidente Paolo Pizzarotti - incentivando la ricerca delle metodologie più avanzate, per contrastare i cambiamenti climatici ormai evidenti ed elevare la qualità dei nostri vini. È un percorso non facile, ma estremamente stimolante, che speriamo di poter perseguire e affinare”.
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