I vigneti non sono tutti uguali. Alcuni hanno la fortuna di incastonarsi in paesaggi unici e meravigliosi, basti pensare ai filari di Sangiovese che solcano le colline di Toscana, altri il merito di avere invece costruito panorami nuovi e mozzafiato, come accaduto nei secoli nelle Langhe. E poi, ci sono vigneti che diventano parte di storie uniche, come quello di Venissa, nell’Isola di Mazzorbo, a Venezia, recuperato dalla famiglia Bisol, o la Vigna Barberini, il progetto di eno-archeologia nel Parco Archeologico del Colosseo che ha mosso i primi passi appena qualche settimana fa. O la “Villa dei Misteri” della griffe della Campania Mastroberardino nel Parco Archeologico di Pompei. Anche la Reggia di Caserta, il palazzo reale voluto da Carlo di Borbone, re di Napoli e di Sicilia, nel 1750, il cui progetto fu affidato all’architetto Luigi Vanvitelli, ha un suo vigneto. Nel 2018, l’allora direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori, affidò a Tenuta Fontana un ettaro di terreno nel Bosco di San Silvestro, che fa appunto parte del Parco della Reggia. L’azienda di Petrelcina, nel Sannio, impiantò allora una vigna di Pallagrello bianco ed una di Pallagrello nero, vitigni autoctoni del casertano popolarissimi fino alla fine dell’Ottocento, da cui venivano prodotti i vini preferiti dai Borbone. Quasi scomparso con la fillossera, il Pallagrello è oggi il protagonista del pieno recupero della “Vigna del Re”, l’antica vigna borbonica condotta in regime biologico che si prepara alla sua prima, storica, vendemmia. Il risultato, frutto di vinificazioni e affinamenti in anfore di terracotta, sarà un Igt Terre del Volturno, che potrà fregiarsi del marchio della Reggia di Caserta.
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