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DAL 30 AGOSTO L’ANTEPRIMA

Campania “Semper Felix”, tra le nuove annate dei suoi vini, tanti chef stellati e bellezze Unesco

Una delle regioni più ricche dell’agroalimentare italiano si racconta a “Campania Stories”, un “Grand Tour” tra Pompei, la Terra degli Dei ed Amalfi

Le nuove annate dei suoi vini, dal Taurasi al Greco di Tufo, dal Fiano di Avellino all’Aglianico del Taburno, oltre 40 chef stellati che ne fanno una vera e propria “patria” dell’alta cucina e bellezze grazie alle quali è la prima Regione d’Italia per riconoscimenti Patrimonio dell’Unesco. Tra i territori che sembrano aver compreso l’importanza di una comunicazione che metta insieme tutto quello che hanno di più importante, una Campania “Semper Felix” si racconta attraverso i suoi vini ed i loro territori a “Campania Stories 2021”, anteprima diffusa ed itinerante sulle tracce dell’origine della fortunata “denominazione” di Plinio il Vecchio e che riporta all’epoca dei “Grand Tour”, con 88 cantine protagoniste tra Pompei, la Terra degli Dei e la Costiera Amalfitana (30 agosto-4 settembre). E con l’export delle 15 Doc e 4 Docg, oltre a 10 Igp, che vale 52.390.000 di euro nel 2020, secondo i dati Istat analizzati da WineNews, e un’ultima annata come la vendemmia 2020 trasversalmente positiva e definita “neoclassica” per il carattere “mediterraneo” espresso da vini solari, armonici ed in evoluzione, a “sorridere” alla Campania è anche la tendenza che emerge dall’Osservatorio Immagino 2021 by GS1 Italy, per la quale le specialità regionali italiane stanno vivendo un’epoca d’oro, e la regione è tra quelle che sviluppano più vendite sulla media nazionale, facendo da traino per il turismo.
Tra i territori italiani, la Campania è quello che deve il suo nome alla ricchezza che la natura le ha donato. Terra antichissima, con tante testimonianze e miti sulle sue caratteristiche e sui luoghi, fu Plinio il Vecchio ad attribuirle la “denominazione” simbolica di “Campania Felix”, per distinguere la Campania Antica, cioè quella di Capua, una delle città più importanti per i romani, ma anche per sottolineare la fertilità dell’“ager campanus”, particolarmente adatto alle coltivazioni, grazie al mare, al Vesuvio ed al clima temperato. Tanto quanto Napoli, Pompei ed Ercolano, Amalfi e la Costiera Amalfitana, Sorrento e la Penisola Sorrentina, la Reggia di Caserta (che si prepara alla sua prima storica vendemmia nella “Vigna del Re” di Pallagrello che fu dei Borbone, oggi fatta rinascere da Tenuta Fontana, ndr), Paestum, Capri ed Ischia, ieri come oggi, sono ricche di bellezze paesaggistiche e monumentali Patrimonio Unesco grazie alle quali la Campania vanta il primato italiano per riconoscimenti, comprese la Dieta Mediterranea, l’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani e la Transumanza dell’Irpinia.
Di certo c’è la Campania, anche con le sue contraddizioni, è la “porta d’ingresso” del Mezzogiorno, nella sua storia - “riunita”, infine, a quella d’Italia con l’incontro tra Garibaldi ed il Re Vittorio Emanuele II a Teano, dopo secoli di domini dei Sunniti e dei Greci, dagli Etruschi ai Romani, dai Longobardi ai Normanni, dagli Angioini agli Aragonesi, fino ai Borboni - ed ancora oggi.
Ma è anche il “primo assaggio” della prosperità agricola e vitivinicola del Sud d’Italia. Perché, nelle sue coltivazioni come nei suoi vigneti, ci si imbatte per la prima volta in prodotti Dop, Igp e Presìdio Slow Food antichissimi, ma anche resi celebri dalla letteratura e dal cinema, come i Pomodori del Piènnolo del Vesuvio e San Marzano, i Limoni di Amalfi e Sorrento, la Mozzarella di Bufala Campana e la scamorza, la Pasta di Gragnano e la Colatura di alici di Cetara, gli olii extravergine e l’oliva di Gaeta, l’Aglio dell’Ufita ed i Ceci di Cicerale, il Carciofo di Paestum e la Nocciola Giffoni, la Melannurca, i Fichi Bianchi del Cilento, i Fagioli dall’occhio, il Limoncello ed i Babbà, e vitigni autoctoni di origine greco-romana dai quali, tra viticoltura eroica e terroir vulcanici, si producono vini come il Greco di Tufo, di cui parla lo stesso Plinio ma anche Virgilio, il Taurasi dell’Irpinia, “culla” della produzioni più pregiate, l’Aglianico del Taburno e il Fiano di Avellino, tutti Docg, accanto alle Doc Falanghina del Sannio e Sannio, Campi Flegrei e Falerno del Massico, Aversa e Vesuvio, Cilento, Penisola Sorrentina e Costa d’Amalfi (con le loro celebri sottozone Lettere, Gragnano e Sorrento, Furore, Ravello e Tramonti), Ischia e Capri, accanto a Igt come Terre del Volturno, e “chicche” come Lacryma Christi, Piedirosso, Coda di Volpe, Biancolella e Pallagrello.
Produzioni di cui sempre più cantine storiche ed artefici del successo dei vini campani nel mondo e tra la critica internazionale, ma anche sempre più chef - la Campania vanta la più alta concentrazione di stellati, 44: da Gennarino Esposito a Paolo Gramaglia, da Ernesto Iaccarino a Marianna Vitale, da Rosanna Marziale a Francesco Sposito, da Nino Di Costanzo ad Alfonso Caputo, da Beppe Aversa a Peppe Guida, per citarne solo alcuni e senza dimenticare l’“arte della pizza” di Franco Pepe e l’amatissimo chef Antonino Cannavacciuolo - si fanno ambasciatori, con tante case history di riscoperta e rilancio dei prodotti con il supporto delle più importanti Università della Regione. Allo stesso modo, dagli imperatori agli aristocratici che vi costruirono le loro “ville d’ozio, all’epoca del “Grand Tour” che l’ha consacrata come una delle destinazioni di “villeggiatura” più chic, la Campania ed i suoi siti non hanno mai smesso di essere una delle mete più amate al mondo dagli italiani e dai tanti turisti stranieri.
Palcoscenico insolito di “Campania Stories 2021”, l’evento promosso dalle cantine di Campania e Miriade & Partners, Ais-Associazione Italiana Sommelier Campania e il sostegno della Regione Campania, la media partnership di Luciano Pignataro Wine Blog, tra gli altri, e riservato ad opinion leader internazionali riunita ogni anno sul territorio per il venrissage delle nuove annate delle Denominazioni della Campania, sarà Pompei, uno dei più importanti e ricchi siti archeologici al mondo, che ha sempre in serbo una sorpresa. Come il riemergere intatto nel lockdown del termopolio della Regio V dai lapilli, che il 24 ottobre del 79 d.C. la sommersero per l’eruzione del Vesuvio, che ha svelato al mondo tutta l’antichità e la bellezza della convivialità. E, soprattutto, che ha rappresentato una nuova testimonianza dello splendore eterno e della frenetica vita quotidiana della città “cristallizzata”, in cui si contano qualcosa come 80 “botteghe alimentari” con smercio di street food ante litteram, per l’abitudine dei pompeiani di consumare cibo e vino al bancone, al volo ed in strada. Proprio come oggi. Ma accanto agli scavi archeologici, l’antica città romana, Patrimonio dell’Unesco, è anche un vero e proprio giacimento di archeologia “agroalimentare”: dalla rinascita della coltivazione della vite grazie alla griffe Mastroberardino (dal 1994, ndr) che, dai vigneti tra le rovine, produce un vino, il Villa dei Misteri, uvaggio di Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso, con il Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco archeologico, alle ricerche sulla cucina pompeiana dello chef stellato Paolo Gramaglia che nel suo ristorante President, con vista sugli scavi, porta in tavola “panis” e ricette dell’antichità - Pompei contava ben 35 panifici con forni a legna e banchi per la vendita, e 10 tipi di “panis”, dal Panis primarius al Panis siligineus, dal Panis artalaganus al Panis vulgaris - con l’aiuto della Soprintendenza.
Il cuore delle degustazioni, in anteprima dei bianchi e rossi di Campania, sarà il Campus Principe di Napoli di Agerola nella Terra degli Dei, location del percorso di alta formazione nel campo della ristorazione diretto da Heinz Beck, executive chef del ristorante tre stelle Michelin La Pergola di Roma, tra i protagonisti dell’evento con un percorso degustazione. Qui si farà anche il punto sui dati di produzione di filiera, nonché sulla valutazione delle annate dei vini bianchi e rossi dell’ultimo ventennio espressa in ventesimi, relativa alla media qualitativa e al potenziale evolutivo generale, accompagnata da parole-chiave riconducibili allo specifico carattere climatico ed espressivo, oltre ad indicazioni sulle finestre di consumo consigliabili per ciascuna annata. Non mancherà anche “Campania Stories Day”, con presenze da ogni regione d’Italia, e dal Campus, partiranno anche le visite alle cantine ed ai territori della Campania con il racconto dei vignaioli, dal Vesuvio ai Campi Flegrei, dal Sannio (con banchi d’assaggio a Torrecuso) all’Irpinia (con un evento al ristorante “Marennà” della griffe Feudi di San Gregorio dedicato alle cantine del territorio di Avellino), da Salerno e Caserta fino all’isola di Capri, accanto al Museo Diocesano Complesso Monumentale Donnaregina, la Reggia di Caserta, Paestum con i suoi scavi archeologici e la Costiera Amalfitana: un vero “Grand Tour”.

Focus - “Campania Stories 2021”: le cantine protagoniste ...
Avellino: Amarano, Antico Castello, Barbot Stefania, Boccella Rosa, Borgodangelo, Canonico&Santoli, Cantina del Barone, Cantine Dell’Angelo, Cantine di Marzo, Colli di Lapio, Contrade di Taurasi, De Beaumont, De’ Gaeta, Delite, Di Meo, Di Prisco, Donnachiara, Feudi di San Gregorio, Ferrara Benito, I Capitani, Il Cancelliere, I Favati, Le Otto Terre, Molettieri Salvatore, Nativ, Passo delle Tortore, Perillo, Petilia, Petra Marzia, Pietracupa, Rocca del Principe, Sanpaolo, Sertura, Tenuta Cavalier Pepe, Tenuta del Meriggio, Tenuta Madre, Tenuta Sarno 1860, Tenuta Scuotto, Traerte, Vesevo, Vigne Guadagno, Villa Raiano.
Benevento: Cantina Sociale di Solopaca, Cantine Tora, Fattoria La Rivolta, Fontanavecchia, La Fortezza, La Guardiense, Monserrato, Mustilli, Ocone, Terre Stregate.
Caserta: Alois, Galardi, Il Casolare Divino, Masseria Piccirillo, Porto di Mola, Sclavia, Vestini Campagnano, Villa Matilde.
Napoli: Agnanum, Astroni, Bosco de’ Medici, Cantine del Mare, Carputo, Casa Setaro, Contrada Salandra, La Sibilla, Martusciello Salvatore, Portolano Mario, Sorrentino.
Salerno: Alessandra, Casebianche, Cicalese Rossella, Cuomo Marisa, Lunarossa, Maffini Luigi, Montevetrano, Polito Viticoltori, Sammarco Ettore, San Salvatore 1988, Tempa di Zoè, Tenuta Macellaro, Tenuta San Francesco, Villa Lupara, Viticoltori De Conciliis, Viticoltori Lenza, Vuolo Mila.

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