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POLITICHE UE E SALUTE

Beating Cancer Plan, il vino d’Italia e d’Europa lancia l’allarme dopo l’ok del Parlamento Ue

Nella relazione del Comitato Beca (che propone limitazioni e tasse) si sostiene che “non esiste un livello sicuro di consumo di alcol”
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Il mondo del vino critica lo stop alle vendite nei pubblici esercizi dopo le 18 in Lombardia

“Non esiste un livello sicuro di consumo di alcol”. Poche parole, ma pesantissime, potenzialmente, quelle contenute nella relazione sul Beating Cancer Plan approvata dal Parlamento Europeo, e che ora passerà al vaglio dell’Assemblea, nelle prossime settimane. Parole che mettono in discussione il consumo, e non solo l’abuso, di bevande alcoliche, e che, potenzialmente, aprono a tutte una serie di limitazioni ed a norme più stringenti sulla comunicazione e promozione anche del vino, riproponendo nuove tasse e avvisi nelle etichette come sulle sigarette per scoraggiare i consumi, e che fanno insorgere il settore. Già prima del voto di oggi aveva comunicato più di una preoccupazione ed un dubbio sulla validità di questa tesi la Uiv (Unione Italiana Vini), secondo cui “l’Europa ha il dovere di proporre politiche volte a minimizzare i rischi correlati alla malattia ma a nostro avviso non è censurando il consumo, in ogni genere e grado, che si risolve il problema. Occorre tenere conto delle specificità del vino, che in Italia, e non solo - ha detto il segretario generale Paolo Castelletti - è sinonimo di moderazione: siamo, secondo Eurostat, tra i principali consumatori del Continente e allo stesso tempo ultimi in Europa, dopo Cipro, per episodi di consumo “pesanti” di alcol. Non possiamo perciò accettare che, nel report, non vi sia il minimo cenno alla parola vino ed a una cultura di un consumo responsabile che è l’antitesi del binge-drinking”.
“A livello europeo il settore del vino - ha aggiunto Sandro Sartor, guida di “Wine in Moderation” e vicepresidente Unione Italiana Vini (Uiv) - è già da tempo fortemente impegnato, anche grazie all’associazione Wine in Moderation, nella promozione di un consumo moderato nei pasti in uno stile di vita sano. Ricordo in tal senso come solo in Italia negli ultimi 35 anni il consumo pro-capite di vino si sia ridotto di quasi il 50% e come non vi siano evidenze scientifiche che il consumo moderato nell’ambito della Dieta mediterranea sia dannoso”. Mentre la Ceev - Comité Européen des Entreprises Vins si era appellata alla scienza come guida delle decisioni europee, sottolineando come la tesi secondo cui “non esiste un livello sicuro di consumo di alcol si basa su un singolo studio, lo studio Global Burden of Diseases (Gbd), pubblicato da “The Lancet” nel 2018, che è stato duramente criticato dalla comunità scientifica per i suoi difetti di analisi”. Ed ora arriva anche a posizione di Federvini che, “giudicando positivamente l’impegno delle istituzioni Ue sulla lotta contro il cancro, unitamente alla predisposizione di un piano d’azione europeo al riguardo, ribadisce l’importanza che in tale ambito tutte le politiche siano basate su evidenze scientifiche evitando scorciatoie e semplificazioni ideologiche di stampo proibizionistico”.
Anche la Federvini “ritiene grave l’affermazione, contenuta nella relazione votata oggi dalla Commissione Beca (guidata dal polacco Bartosz Arłukowicz, https://www.europarl.europa.eu/committees/en/beca/home/members), secondo cui “non esiste un livello sicuro di consumo di alcol, in quanto i dati scientifici a sostegno di tale affermazione sono isolati, deboli e contestati anche da molti esponenti della stessa comunità scientifica La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, nel suo documento strategico di lotta all’alcol, riconsiderando le proprie posizioni iniziali, ha fatto una chiara distinzione tra consumo moderato e consumo dannoso di bevande alcoliche”.
“Introducendo un riferimento all’assenza di un livello sicuro di consumo di bevande alcoliche - spiega Vittorio Cino, dg Federvini - la Commissione del Parlamento Europeo ha addirittura fatto un passo indietro rispetto all’European Beating Cancer Plan della Commissione europea che invece prevedeva una chiara differenza tra consumo moderato ed abuso. Oggi, invece, il voto rischia di legittimare una posizione tesa a demonizzare quasi tre millenni di storia, cultura e tradizione della civiltà del bere italiana. Cultura che per noi vuol dire convivialità, socialità, nell’ambito della Dieta mediterranea”.
Il documento approvato dal Parlamento Europeo prevede raccomandazioni che vanno dall’introduzione di health warnings in etichetta, all’innalzamento generalizzato di accise e tasse sui prodotti alcolici, a limiti da porre alla promozione e alla pubblicità, in particolare con riferimento alle manifestazioni sportive.
Si va concretizzando, dunque, il rischio, già paventato da Federvini insieme alle sue associazioni di riferimento europee - Comité Vins e Spirits Europe - che posizioni ideologiche radicali si traducano in decisioni che, lungi dal contrastare efficacemente l’abuso, colpiscono una fondamentale filiera produttiva agroalimentare italiana, oltre che la stragrande maggioranza dei consumatori che si rapportano in maniera corretta e responsabile al mondo dei vini, degli aperitivi, degli amari, dei liquori e dei distillati.
“Ci appelliamo alle forze politiche italiane presenti nel Parlamento Europeo - dichiara Micaela Pallini, presidente Federvini - affinché possano essere superati almeno gli aspetti più radicali di questo documento in occasione del passaggio in Assemblea plenaria, prevista nelle prime settimane del nuovo anno. Questo è solo l’ultimo di una serie di tentativi che provano ad introdurre misure penalizzanti e discriminatorie nei confronti dei nostri prodotti: ecco perché invitiamo il Governo ad aprire un tavolo di confronto permanente tra Ministero dell’Agricoltura, Ministero della Salute e Ministero degli Esteri per definire al meglio una posizione italiana di equilibrio e moderazione, in vista dei prossimi appuntamenti internazionali. Dal Nutriscore allo zucchero, dalle carni rosse ai formaggi ai prodotti alcolici, molte categorie di prodotti ed un intero modello di consumo e stile di vita italiano, è messo sotto attacco. Chiediamo inoltre che il Governo tutto, al di là dei Ministeri competenti, a partire dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, inserisca questo dossier tra quelli prioritari nell’agenda istituzionale dei prossimi mesi”.
“Anche se non siamo ancora davanti a proposte legislative concrete <B>- aggiunge il coordinatore del Settore Vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Luca Rigotti, che sottolinea le argomentazioni condivise da tutta la filiera -</B> la votazione odierna della Commissione Speciale Beca del Parlamento Europeo alla Relazione della Commissione Europea sulla Lotta contro il Cancro rappresenta un elemento di grande preoccupazione per il comparto vitivinicolo e per i Paesi produttori. Pur condividendo infatti gli obiettivi del piano di lotta contro il cancro, riteniamo opportuno sottolineare come l’attuale approccio sia contraddistinto da una sostanziale assenza di equilibrio, che è necessario per tutelare, insieme alla salute dei consumatori, anche una fondamentale filiera del made in Italy che dà lavoro ad oltre 1 milione di addetti”.
Dura la reazione della Coldiretti: “è del tutto improprio assimilare l’abuso di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol”, afferma il presidente Ettore Prandini, nel sottolineare che la relazione dell’Europarlamento “colpisce ingiustamente il vino made in Italy che ha conquistato la leadership in Europa per produzione ed esportazioni con un fatturato record di 12 miliardi nel 2021”. La relazione non si limita a proporre aumenti delle tasse ma, sottolinea Coldiretti, spinge ad introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche come per i pacchetti di sigarette. Una decisione che ne scoraggerebbe il consumo da parte di quasi un italiano su quattro (23%) che smetterebbe di bere o ne consumerebbe di meno, secondo il sondaggio on line sul sito www.coldiretti.it. Ma a preoccupare sono soprattutto gli effetti sulle esportazioni, che superano i consumi interni, per un valore destinato a sfondare per la prima volta quota 7 miliardi di euro, secondo le proiezioni Coldiretti.
Sul fronte delle istituzioni, arriva il commento del Sottosegretario alle Politiche Agricole (con la delega al vino), Gian Marco Centinaio: “affermare che non esiste un livello “sicuro” di consumo, con tutte le azioni che ne dovrebbero conseguire a livello comunitario, oltre che un approccio semplicistico e fuorviante, si tradurrebbe in un ingente danno per il nostro made in Italy. In Italia il vino non è una bevanda, è molto di più: è cultura, è racconto dei territori, è parte di una tradizione secolare oltre che una componente della Dieta Mediterranea, una dieta sana ed equilibrata e che è anche patrimonio immateriale dell’umanità”, ha detto Centinaio. Che ha aggiunto: “non si tratta di non avere a cuore la salute pubblica o non preoccuparsi di ridurre il rischio di malattie come il cancro. Vorrei si riflettesse sul fatto che l’Italia è tra i paesi al mondo con la popolazione più longeva. Negli ultimi 35 anni il consumo pro-capite nel nostro paese si è ridotto del 50% anche grazie ad apposite politiche. Si beve meno, ma si beve meglio. Un consumo moderato e responsabile caratterizzato da un’elevata qualità, che ci viene riconosciuta anche sui mercati internazionali come testimoniano gli ultimi dati dell’export. Per l’Italia, infatti, vino vuol dire economia: siamo il primo produttore mondiale e il settore conta su 1,3 milioni di occupati. Il vino non può essere criminalizzato. Prima il nemico era la carne, adesso è l’alcool. Sulla salute incidono tanti fattori, va promosso uno stile di vita sano perché il veleno non è in questo o quell’alimento ma nella dose. Come ci siamo opposti alla proposta di vino dealcolato, ci batteremo per contrastare l’ipotesi di aumenti di tassazione o l’introduzione di messaggi allarmistici in etichetta al pari di quanto accade per il fumo. Difendiamo il nostro made in Italy, le eccellenze del nostro agroalimentare e la Dieta mediterranea di cui il vino è parte”.

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