Il 2022 porterà, per forza di cose, ad un ritocco sensibile dei listini del vino, che dovranno fare i conti con il boom dei costi delle materie prime, dei carburanti, dell’energia e dei trasporti e con l’inflazione - cresciuta del +3,9% a dicembre 2021 su dicembre 2020 - ai livelli più alti dal 2012. Una necessità che potrebbe portare ad una contrazione delle esportazioni nei prossimi mesi, almeno in termini di volumi, mentre a valore la speranza è di proseguire sulla strada tracciata in un 2021 destinato a segnare un nuovo record per le spedizioni del vino italiano all’estero. Come confermano i dati sull’export relativi ai primi 10 mesi 2021 (elaborati da Istat), con le produzioni enoiche italiane a quota 5,82 miliardi di euro, in crescita del +13,23% sullo stesso periodo del 2020, e del +10% sul 2019.
Gli unici mercati a non aver ancora recuperato il giro d’affari pre-Covid, per motivi decisamente diversi, sono Gran Bretagna e Giappone, mentre la Norvegia è l’unico mercato di rilievo in leggero calo sul 2020. Impressionanti, al contrario, le performance di Stati Uniti e Germania, che insieme rappresentano più del 40% del vino italiano esportato nel mondo.
Nell’analisi WineNews degli ultimi dati Istat, nei primi 10 mesi 2021, la Svizzera si è assestata a quota 332 milioni di euro di vino importato (+9,9% sui primi dieci mesi del 2020 e +9,2% sul 2019), mentre la vicina Francia (dove il Prosecco vale il 4% delle importazioni totali) arriva a 187 milioni di euro di vino acquistato dall’Italia (+14,7% sul 2020 e +5,6% sul 2019), e l’Austria supera i 90 milioni di euro di importazioni, poco più dello scorso anno (+1,3% sul 2020 e +5,3% sul 2019). La Germania si conferma, di gran lunga, il secondo sbocco di mercato per il vino italiano, che nei primi 10 mesi 2021 ha fatturato 917 milioni di euro (+5,7% sul 2020 e 9,3% sul 2019), nei Paesi Bassi l’export enoico del Belpaese è arrivato a quota 175,6 milioni di euro (+14,2% sul 2020 e +32,5% sul 2019), staccando la Svezia, a 166 milioni di euro (+9,9% sul 2020 e +11,4% sul 2019), e la Norvegia, con 95,8 milioni di euro di vino importato dal Belpaese, segna una flessione del -2,2% sui primi 10 mesi 2020 (ma una crescita del +24% sul 2019). Prosegue il recupero, lento ma inesorabile, della Gran Bretagna, che chiude i primi 10 mesi 2021 a quota 588,9 milioni di euro (+5,3% sul 2020 e -6% sul 2019), con la Russia che arriva a 114,8 milioni di euro (+17,5% sia sui primi 10 mesi 2020 che 2019).
Volando idealmente Oltreoceano, gli Stati Uniti giocano da tempo una partita a sé, e, i primi 10 mesi 2021, spingono le spedizioni del vino italiano a quota 1,46 miliardi di euro (+20% sullo stesso periodo 2020 e +14% sul 2019). Anche il vicino Canada, dove il Monopolio di Stato garantisce - al netto di una certa rigidità - la stabilità del mercato, continua a crescere, arrivando a 325,8 milioni di euro (+8,6% sul 2020 e 9,9% sul 2019). Infine, l’Asia, a partire dalla Cina, tornata praticamente ai livelli del 2019, con le importazioni a quota 105 milioni di euro (+48,7% sul 2020 e -1,3% sul 2019. Ancora meglio fa la Corea del Sud, ormai una realtà importante del mercato enoico in Estremo Oriente, con 65,2 milioni di euro (+97,5% sui primi 10 mesi 2020 e +128% sul 2019). Ancora a rilento, come anticipato, le importazioni di vino italiano del Giappone, che chiude i primi 10 mesi 2021 a 133,4 milioni di euro (+5,2% sul 2020 e -14,3% sul 2019). Infine, la porta per la Cina di tanti vini importanti, Hong Kong, dove l’Italia ha spedito 23,3 milioni di euro di vino (+28,7% sul 2020 e +4% sul 2019).
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