Una vendemmia improvvisata per protestare contro l’accaparramento delle terre da parte dei grandi gruppi economici francesi, che spingono in alto i prezzi dei terreni rendendoli inaccessibili agli agricoltori. Al grido di “Vendangeons les profits des spéculateurs” (“vendemmiamo i profitti degli speculatori”, ndr), 300 contadini della Confédération Paysanne du Var, in Provenza, ieri si sono dati appuntamento a Château d’Esclans, dove hanno raccolto e pressato una tonnellata di uva dai 140 ettari dell’azienda, finita negli ultimi anni al centro di svariati passaggi di mano, che l’hanno portato, nel 2019, sotto il controllo del gruppo del lusso LVMH, guidato da Bernard Arnault, già proprietario di brand come Château d’Yquem, Dom Pérignon, Ruinart, Krug, Château Cheval Blanc, solo per citare i più popolari.
Per i contadini della zona, fu l’ennesima speculazione: Château d’Esclans, infatti, prima di passare, nel 2006, nelle mani di Sacha Lichine, protagonista della rivoluzione del rosato di Provenza che portò l’azienda da 140.000 a 2,5 milioni di bottiglie, sviluppando anche il primo marchio destinato ai mercati esteri (Whispering Angels), era di proprietà di un fondo pensione svedese.
Un successo per pochi, stando ai contadini del territorio, che ha portato il prezzo dei terreni, nel giro di 10 anni, da 45.000 a 125.000 euro ad ettaro, e fatto della Provenza l’obiettivo di gruppi del lusso ed investitori internazionali, in cui il futuro è sempre più in mano alle multinazionali, e sempre più distante dalle mani dei contadini, perché la valorizzazione di vini, uve e terreni spingerà molti piccoli a cedere ai grandi, facendo sparire i viticoltori nel nome della “finanziarizzazione” dell’agricoltura.
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