Dopo mesi di lavoro e confronto tra le istituzioni italiane e quelle europee, è arrivato l’atteso via libera di Bruxelles al Piano Strategico Nazionale dell’Italia sull’applicazione della Politica Agricola Comune (Pac), che entrerà in vigore dall’1 gennaio 2023 e che, per il periodo 2023-2027, varrà 37 miliardi di euro, un sostegno fondamentale al settore primario, con cui l’Europa, dal 1962, sostiene e tutela gli agricoltori e l’economia agraria dell’Unione Europea, non a caso prima voce di spesa del bilancio comunitario che: nel 2019 il sostegno dell’Unione Europea agli agricoltori ha toccato i 58,82 miliardi di euro, a fronte di un bilancio generale che ha superato di poco i 160 miliardi di euro. La nuova Pac, in questo senso, sostiene 7 milioni di beneficiari in tutta l’UE, garantisce alimenti di elevata qualità a 447 milioni di europei, dispone di un bilancio complessivo pari a 386,6 miliardi di euro, un terzo del bilancio totale Ue, e contribuisce all’azione per il clima con il 40% del suo bilancio.
“La Commissione Europea ha approvato il Piano strategico italiano per la Pac, con 37 miliardi per i prossimi 5 anni a sostegno della competitività e della sostenibilità del settore produttivo agricolo e agroalimentare. È un’ottima notizia, per un provvedimento molto atteso da tutto il comparto. Ringrazio quanti hanno lavorato per garantire questo esito e ribadisco l’importanza del coordinamento strategico con le Regioni”, ha commentato il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.
Nelle intenzioni di Bruxelles, il sostegno al reddito dovrebbe essere distribuito in modo più equo, e prioritariamente ad aziende agricole di piccole dimensioni e giovani agricoltori. Inoltre, grazie ai regimi ecologici, gli agricoltori che adottano pratiche benefiche per il clima e l’ambiente in grado di contribuire agli obiettivi del Green Deal europeo - come agricoltura biologica, rotazione delle colture e protezione dei suoli ricchi di carbonio - ricevono pagamenti specifici. Tra gli impegni assunti dagli Stati membri c’è appunto quello di adottare pratiche benefiche per il clima e l’ambiente, ma anche un maggiore rispetto delle condizioni sociali e di lavoro dei lavoratori agricoli.
È in questa cornice che l’Italia ha presentato il suo Piano Strategico della Pac 2023-2027, che vale in tutto 36,9 miliardi di euro (tra pagamenti diretti, interventi settoriali e sviluppo rurale) individuando alcune scelte, tematiche ed aree di intervento fondamentali: la transizione ecologica del settore agricolo, alimentare e forestale; l’agricoltura biologica e zootecnia biologica, priorità strategiche del Piano; un importante investimento sul benessere animale per il rilancio della zootecnia in un’ottica sostenibile; un sistema di aiuti al reddito più equo; attenzione ai comparti produttivi con maggiori difficoltà; nuovi strumenti di gestione del rischio, in grado di garantire una più ampia partecipazione degli agricoltori; rafforzamento della competitività delle filiere; i giovani un patrimonio per il futuro; maggiore equità e sicurezza nelle condizioni di lavoro; diversità e attrattività delle aree rurali, un patrimonio da valorizzare; l’incentivazione alla diffusione della gestione forestale sostenibile; il sistema della conoscenza (AKIS) a servizio della competitività e della sostenibilità; la parità di genere.
Il Piano Strategico della Pac 2023-2027 mette quindi in fila dieci obiettivi specifici per realizzare le priorità individuate in precedenza: sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza del settore agricolo in tutta l’UE al fine di rafforzare la sicurezza alimentare a lungo termine, e la diversità agricola, nonché garantire la sostenibilità economica della produzione agricola; migliorare l’orientamento al mercato e aumentare la competitività dell’azienda agricola nel breve e nel lungo periodo, anche attraverso una maggiore attenzione alla ricerca, alla tecnologia e alla digitalizzazione; migliorare la posizione degli agricoltori nella catena di valore; contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’adattamento a essi, anche attraverso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e il miglioramento del sequestro del carbonio, nonché promuovere l’energia sostenibile; favorire lo sviluppo sostenibile e un’efficiente gestione delle risorse naturali come l’acqua, il suolo e l’aria, anche attraverso la riduzione della dipendenza chimica; contribuire ad arrestare e invertire la perdita di biodiversità, migliorare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e i paesaggi; attirare e sostenere i giovani agricoltori e i nuovi agricoltori e facilitare lo sviluppo imprenditoriale sostenibile nelle zone rurali; promuovere l’occupazione, la crescita, la parità di genere, inclusa la partecipazione delle donne all’agricoltura, l’inclusione sociale e lo sviluppo locale nelle zone rurali, comprese la bioeconomia circolare e la silvicoltura sostenibile; migliorare la risposta dell’agricoltura dell’UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti di alta qualità, sani e nutrienti prodotti in modo sostenibile, ridurre gli sprechi alimentari nonché migliorare il benessere degli animali e contrastare le resistenze antimicrobiche; modernizzare l’agricoltura e le zone rurali promuovendo e condividendo le conoscenze, l’innovazione e la digitalizzazione e incoraggiandone l’applicazione da parte degli agricoltori attraverso un migliore accesso alla ricerca, all’innovazione, allo scambio di conoscenze e alla formazione.
Trovata la quadra, adesso il pallino passa al mondo agricolo che, intanto, ha reagito positivamente al via libera di Bruxelles. Gli oltre 35 miliardi di euro della nuova Pac per il periodo 2023-2027 - commenta la Coldiretti - sono fondamentali per sostenere la competitività delle imprese e l’obiettivo della sovranità alimentare del Paese in un momento di grande difficoltà per il balzo dei costi con più di una impresa agricola su dieci (13%) che rischia di chiudere. Le novità principali della Pac 2023-2027 - spiega la Coldiretti - riguardano soprattutto il primo pilastro della Pac e, in particolare, i pagamenti diretti. La prima novità riguarda il rafforzamento della condizionalità con l’inserimento degli obblighi di greening seppur in parte modificati: l’impegno per il mantenimento dei prati permanenti è implementato con la definizione di una percentuale massima di diminuzione pari al 5% sull’anno di riferimento; la percentuale minima di seminativo da lasciare a riposo e anche l’impegno della diversificazione è stato assorbito nella condizionalità, seppur rafforzato attraverso l’obbligo della rotazione. Per queste due ultime norme (terreni a riposo e rotazione) è prevista una deroga alla loro applicazione per il primo anno 2023.
Altra novità ambientale della nuova Pac - continua la Coldiretti - sono gli Eco-Schemi che consistono in pagamenti aggiuntivi riconosciuti agli agricoltori che si impegnano volontariamente al rispetto di pratiche agricole per regimi ecologici che vanno oltre la condizionalità rafforzata. Gli Eco-Schemi assorbiranno complessivamente circa 880 milioni di euro e riguarderanno misure specifiche per il settore zootecnico (42% delle risorse) e misure volte a favorire la gestione sostenibile delle superfici agricole attraverso: inerbimento colture arboree (17% delle risorse), salvaguardia degli olivi dal valore paesaggistico (17%% delle risorse), sistemi foraggeri (19% delle risorse) e una misura dedicata agli impollinatori (5% delle risorse).
Oltre al pagamento di base, gli agricoltori potranno ricevere anche il pagamento ridistributivo a cui l’Italia dedicherà 350 milioni l’anno, pari al 10% del budget complessivo. Si tratta - spiega la Coldiretti - di un aiuto aggiuntivo riconosciuto sui primi 14 ettari del totale di quelli ammissibili posseduti dall’agricoltore, con esclusione delle imprese con superficie superiore a 50 ettari e al di sotto dei 0,5 ettari, in considerazione degli oneri burocratici che sarebbero superiori all’importo dell’aiuto Pac.
Per i giovani rimane la possibilità di usufruire di un premio aggiuntivo a cui l’Italia dedicherà il 2% del proprio budget nazionale al quale si aggiunge un altro 2% dai fondi di sviluppo rurale. L’aiuto sarà riconosciuto ai giovani agricoltori sotto forma di pagamento annuale per ettaro ammissibile, fino ad un massimo di 90 ettari. L’importo - conclude la Coldiretti - è calcolato moltiplicando il valore medio nazionale dei titoli per il numero di ettari ammissibili ed è concesso per massimo 5 anni a partire dal primo anno di presentazione della domanda di aiuto.
Infine anche nella nuova programmazione, si conferma il sostegno accoppiato che assorbirà 524 milioni di euro l’anno, di cui il 42% per la zootecnia (vacche da latte, settore carne, bufale e ovicaprini) e il 58% per le misure a superficie (grano duro, soia, girasole, colza, riso, agrumi, leguminose da granella e da foraggio, pomodoro da industria, barbabietola e olio Dop/Igp.
“Finalmente abbiamo regole chiare anche se non è certo la riforma agricola dei sogni per gli agricoltori, anche per come è stata scritta la riforma in Europa in un periodo antecedente alle attuali situazioni di crisi” , commenta il presidente Coldiretti Ettore Prandini. “Siamo pronti a lavorare con il Ministro Lollobrigida e le Regioni per utilizzare al meglio i fondi con regole semplici e meno burocrazia. Il Piano - prosegue Prandini - rappresenta un compromesso utile a tenere insieme la sostenibilità economica, ambientale e sociale delle nostre aziende agricole in sinergia con gli interventi previsti dal Pnrr e dalla manovra. Nel piano ci sono alcune importanti novità come l’aumento delle risorse per i giovani, fondi rafforzati per il biologico, ma anche attenzione a filiere strategiche dalla zootecnia all’olio e il principio della condizionalità sociale, perché è giusto che chi sfrutta il lavoro nero sia penalizzato”.
Per il presidente della Copagri Tommaso Battista, invece, “dopo il tanto atteso via libera di Bruxelles al Piano Strategico Nazionale-PSN dell’Italia, nel quale come noto sono contenute le scelte del nostro paese sull’applicazione della Politica Agricola Comune-PAC, la priorità diventa quella di chiudere la delicata partita dei decreti attuativi necessari all’applicazione del Piano stesso e, soprattutto, fondamentali per consentire ai produttori agricoli di pianificare in maniera ponderata e strategica la prossima programmazione”. “L’ok di Bruxelles al Psn rappresenta un ulteriore passo nella giusta direzione, grazie al quale il Primario del Paese si arricchisce di uno dei tasselli fondamentali per il suo sviluppo, tassello che va ad aggiungersi alle tre proposte legislative nelle quali si articola la riforma della Pac, approvate dal Parlamento Ue esattamente un anno fa, e della quale il Piano è diretta conseguenza”, prosegue Battista.
“La necessità di accelerare con i decreti attuativi del PSN è legata al fatto che restano ormai pochissimi giorni prima dell’entrata in vigore della nuova PAC ed è assolutamente necessario che le norme di applicazione siano chiare e di facile utilizzo, al fine di consentire alle aziende agricole di cogliere le opportunità che la nuova programmazione può offrire”, aggiunge il presidente Copagri. “Vale la pena di ricordare, infatti, che nel quinquennio di applicazione della nuova PAC, che come noto va dal 2023 al 2027, al nostro Paese arriveranno dal bilancio comunitario oltre 23 miliardi di euro (a prezzi 2018), ripartiti tra 17,4 miliardi di aiuti diretti e 5,9 miliardi di fondi per lo sviluppo rurale; a quest’ultima cifra si andrà poi ad aggiungere il cofinanziamento dello Stato e delle Regioni”, conclude Battista.
Focus - Il Piano Strategico della PAC 2023-2027: dichiarazione strategica
L’Italia è intenzionata a rafforzare il ruolo strategico del settore agricolo, alimentare e forestale nell’ambito del complessivo sistema economico nazionale e nel contesto europeo e internazionale, partendo dai territori in cui si concentrano tali attività.
Il Piano strategico della PAC 2023-2027 (PSP) affronta con decisione le sfide ambientali, sociali ed economiche promuovendo un nuovo corso dove sostenibilità e inclusività sono leve di competitività a livello settoriale e territoriale, con l’obiettivo di trasformare in valore:
- le opportunità che possono derivare dalla transizione ecologica e digitale, valorizzando la bioeconomia, l’economia circolare, l’uso a cascata dei prodotti legnosi, la riduzione degli sprechi alimentari e l’agroecologia, anche promuovendo la digitalizzazione dei processi produttivi;
- la progressiva riduzione della pressione esercitata dalle attività agrosilvopastorali sul capitale naturale (acqua, aria, suolo, biodiversità), sul paesaggio e sul clima;
- i servizi ecosistemici, di regolazione, di approvvigionamento e culturali, prodotti dalle attività agro-forestali, dalle filiere agro-alimentari, forestali e in generale dalle zone rurali;
- la semplificazione e l’armonizzazione dei diversi schemi di produzione a basso impiego di input, da comunicare correttamente al consumatore finale.
È opportuno che le scelte di politica agricola, alimentare e forestale siano orientate e integrate tra loro, in modo da interpretare in chiave innovativa, ecologica e inclusiva le principali necessità di sostegno che questa transizione richiede. Le sfide da perseguire devono quindi considerare le necessità di:
1) potenziare la competitività del sistema in ottica sostenibile, favorendo l’organizzazione delle filiere e rafforzando le connessioni fra produttori e consumatori, investendo sulla protezione dei redditi degli imprenditori agricoli e forestali e sull’integrazione dei settori verso un’economia realmente circolare, anche ampliando il perimetro operativo delle filiere a nuovi ambiti economici;
2) migliorare le performance climatiche e ambientali dei sistemi produttivi, assistendo gli operatori del settore verso una gestione sostenibile del capitale naturale, recuperando o salvaguardando i paesaggi agrosilvopastorali valorizzando la loro componente culturale e identitaria e favorendo un migliore equilibrio ecologico e tutelando gli habitat naturali e gli ecosistemi agricoli e forestali;
3) rafforzare la resilienza e la vitalità dei territori rurali, generando occasioni di nuova imprenditoria basate sul consolidamento del patrimonio paesaggistico, naturale e sociale, creando le condizioni per migliorare l’attrattività e l’inclusività delle zone marginali;
4) promuovere il lavoro agricolo e forestale di qualità e la sicurezza sui posti di lavoro al fine di garantire la tutela dei diritti dei lavoratori, fornendo anche gli strumenti che assicurino l’equità nei contratti e condizioni per l’emersione e la regolarizzazione di lavoratori;
5) rafforzare la capacità di attivare scambi di conoscenza e innovazioni, accrescendo la consapevolezza collettiva e istituzionale sulle implicazioni legate alla sostenibilità dei sistemi agroalimentari e favorendo la partecipazione attiva degli operatori e dei cittadini;
6) efficientare il sistema di governance, rafforzare le strutture di gestione amministrative a livello nazionale e regionale, costruire un quadro regolamentare semplice e adeguato alle nuove sfide e alle nuove esigenze.
Focus - Un settore vitivinicolo sostenibile e pronto alle sfide dei mercati internazionali
Il settore vitivinicolo rappresenta un’importante quota dell’agricoltura nazionale, soprattutto in termini di contributo alla formazione del fatturato dell’intero agroalimentare e di valore dell’export. Nella Pac 2023-27, si confermano gli interventi settoriali per la vitivinicoltura secondo una struttura predefinita, riprendendo in buona misura i regimi di aiuto in scadenza. Questo permette di agire in un’ottica di continuità, sebbene in presenza di alcuni importanti elementi di novità, dovuti soprattutto all’impianto generale della riforma e, in particolare, alla accresciuta attenzione alle finalità e alle ricadute ambientali e sociali degli interventi previsti. In termini generali va considerato che, nel medio termine, il mercato del vino dovrebbe continuare a crescere in volume e soprattutto in valore. Nello stesso tempo, le analisi più recenti indicano come mutamenti significativi nell’evoluzione della domanda per i prossimi anni, una maggiore:
- attenzione ai temi dell’ambiente e della sostenibilità della produzione del vino, inclusa anche la dimensione sociale;
- sensibilità al rapporto qualità prezzo dei vini acquistati;
- apertura verso lo strumento digitale, sia in termini di canale di acquisto che di mezzo di informazione e relazione.
Attualmente il baricentro dell’offerta vitivinicola italiana si colloca nei vini di fascia media (commercial premium), ma l’esperienza accumulata e il patrimonio reputazionale del vino italiano incoraggiano a lavorare per un’espansione della posizione nel segmento di maggior prezzo. D’altro canto, il segmento dei vini non premium manterrà la sua importanza quantitativa e consentirà di valorizzare una frazione importante del potenziale produttivo nazionale. L’analisi SWOT condotta sul settore ha fatto emergere 14 esigenze settoriali attorno alle quali è stata costruita la strategia di intervento. Tale strategia impone un modello di attuazione capace di sostenere la realizzazione di interventi che possano contribuire al miglioramento della redditività e della performance competitiva del settore, guardando al contempo alle esigenze di tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, del contenimento delle emissioni climalteranti, della promozione della bioeconomia, della tutela della biodiversità e della valorizzazione del paesaggio.
Piano Strategico della PAC 2023-2027
L’analisi, in particolare, ha evidenziato la necessità di un innalzamento del reddito, soprattutto per la componente agricola, in alcune aree del Paese, e una maggiore stabilizzazione dello stesso su tutto il territorio nazionale. Infatti, nonostante il settore vitivinicolo italiano nel suo insieme mostri performance di mercato di un certo rilievo, alcuni segmenti della filiera vedono indebolirsi il legame con i mercati di sbocco e soffrono alcune debolezze in termini di competitività. Emerge, quindi, l’esigenza di favorire un maggior orientamento al mercato di tutti i segmenti dell’offerta, congiuntamente al rafforzamento delle relazioni tra imprese e delle diverse forme di integrazione della filiera. Sulla scorta delle considerazioni esposte, la strategia di settore è volta prioritariamente a perseguire i seguenti obiettivi:
- rafforzare la competitività del settore migliorando la qualità della produzione, sostenendo l’adeguamento strutturale della vitivinicoltura al mercato (nella fase agricola e della trasformazione) e incrementando la capacità di penetrazione dei vini italiani nei mercati esteri;
- favorire, in una prospettiva di piena sostenibilità (economica, ambientale e sociale), l’adozione di innovazioni, tecnologie, modelli di gestione specifici per le diverse fasi produttive, che siano in grado di coniugare crescita e performance economica con le sempre più urgenti necessità di protezione ambientale, nonché con le crescenti aspettative della società in termini di tutela dei lavoratori, di sviluppo di relazioni positive con le comunità circostanti e di promozione di relazioni con i consumatori finali improntate alla trasparenza e alla corretta comunicazione. In merito al rispetto del vincolo sull’uso delle risorse finanziarie destinate al settore vitivinicolo, che prevede un minimo del 5% di spesa finalizzata all’attuazione di almeno un’azione mirata a conseguire obiettivi a favore della protezione dell’ambiente, dell’adattamento ai cambiamenti climatici, della sostenibilità, del risparmio energetico e dell’efficienza energetica, la strategia nazionale fa, in via prioritaria, affidamento sulla stabile attuazione della misura della distillazione dei sottoprodotti (art. 58, lett. g). La distillazione dei sottoprodotti, pur avendo una originaria finalità a garanzia della qualità e del contrasto alla sofisticazione della produzione vitivinicola, produce evidenti ricadute ambientali positive. I processi di distillazione, infatti, rappresentano un esempio emblematico di circolarità e di bioeconomia, ecologicamente e socialmente sostenibile, per più di una ragione. Il trattamento in distilleria dei residui della filiera di produzione del vino consente di estrarre il massimo valore economico da scarti di produzione con un elevato potenziale, che sono trasformati, sia in alcol, sia in altri prodotti per uso alimentare e non. Tra questi, meritano di essere citati alcuni acidi organici - come l’acido tartarico di cui l’Italia è primo produttore a livello mondiale - i mangimi, i fertilizzanti azotati, così come alcuni olii con proprietà alimentari o cosmetiche. A loro volta, gli ulteriori residui generati dai processi di distillazione sono reimpiegati e trasformati nella produzione di energia verde, utilizzata principalmente per autoconsumo all’interno delle stesse strutture di produzione, che raggiungono così una elevato grado di autosufficienza. A quanto già evidenziato, va aggiunto il notevole beneficio ambientale derivante dall’eliminazione dei rischi di inquinamento dell’aria derivanti da possibili fermentazioni anomale. Senza le distillerie e in assenza di un adeguato trattamento, lo smaltimento dei sottoprodotti della vinificazione produrrebbe l’emissione in atmosfera di notevoli quantità di CO2, che in tal modo vengono invece evitate.
A fianco della misura della distillazione dei sottoprodotti, ulteriori finalità ambientali sono perseguite anche tramite altri interventi programmati, tra i quali alcune specifiche azioni di ristrutturazione e riconversione dei vigneti e alcune misure di investimento. Entrambi questi interventi forniscono un importante contributo aggiuntivo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale della politica per il settore vitivinicolo. Inoltre, viene data anche attenzione alla dimensione sociale, mediante la previsione di specifici criteri di priorità volti al raggiungimento di questo obiettivo. Dettagli sono forniti nelle schede degli interventi. Per quanto riguarda, ad esempio, la misura della ristrutturazione e riconversione dei vigneti, attraverso l’azione del miglioramento delle tecniche di gestione, si può favorire una riduzione dell’uso di input scarsi (come l’acqua), o altamente inquinanti (come i prodotti chimici) il cui utilizzo può influire negativamente sulla qualità degli elementi ambientali (suolo, acqua, aria, biodiversità). Inoltre, l’utilizzo di tecniche di gestione del vigneto più moderne ed avanzate, integrate con i principi dell’agricoltura di precisione, può favorire anche una minore domanda di prodotti di sintesi, con ulteriori benefici legati al contenimento delle attività necessarie alla loro produzione e trasporto, con conseguenti riduzioni dei consumi energetici, delle emissioni e dell’utilizzo delle materie prime. In tale prospettiva, tra gli interventi settoriali attuabili per il vino, e coerentemente con le evidenze delle analisi condotte, nel PSP sono stati selezionati i seguenti:
- Ristrutturazione e riconversione dei vigneti (art. 58, lett. a);
- Investimenti (art. 58, lett. b);
- Vendemmia verde (art. 58, lett. c);
- Promozione e comunicazione sui Paesi terzi (art. 58, lett. k);
- Distillazione dei sottoprodotti della vinificazione (art. 58, lett. g).
Al contempo, nell’ambito dello sviluppo rurale si provvederà a sostenere un’evoluzione del settore caratterizzata dall’attenzione per la vitivinicoltura nelle aree più fragili e svantaggiate, dal raggiungimento di più elevati standard di sostenibilità ambientale e sociale, grazie a investimenti materiali e immateriali innovativi caratterizzati da un’ampia adozione di tecnologie digitali. Investimenti che favoriscono altresì gli obiettivi di sostegno ai processi di sviluppo locale e all’imprenditoria giovanile. Sarà necessario attivare anche misure in difesa e valorizzazione dei paesaggi agrari tradizionalmente caratterizzati dalle produzioni vitivinicole. Le misure dell’AKIS, infine, accompagneranno lo sviluppo in chiave sostenibile della filiera e del capitale umano in essa impiegato. Con riferimento all’innovazione va rilevato che il settore vitivinicolo partecipa attivamente al Partenariato Europeo per l’Innovazione (PEI). Dall’esame dei Gruppi Operativi (GO) istituiti nell’ambito degli attuali PSR italiani, si ricava, infatti, che quelli appartenenti al comparto vitivinicolo rappresentano il 15% dei GO selezionati con un plafond di risorse impegnato superiore ai 27 milioni di euro, valore che ne evidenzia il peso relativo rispetto agli altri comparti. I processi di digitalizzazione, la difesa fitosanitaria e la tutela della biodiversità sono i temi prioritari dei progetti di innovazione. Inoltre, i GO impegnati nell’introduzione di processi di digitalizzazione, sono spesso funzionali alle innovazioni legate ai temi propri del Green deal europeo quali, ad esempio, il miglioramento della gestione delle risorse naturali (acqua e suolo) e la viticoltura biologica, l’introduzione di metodi di difesa fitosanitaria più sostenibili, la gestione del suolo, il miglioramento della qualità del prodotto, e Piano Strategico della Pac 2023-2027 - Documento di sintesi 79 la reintroduzione di varietà locali che possono permettere sia di rafforzare la resistenza ai patogeni o altre malattie, sia di contrastare il cambiamento climatico. A sostegno della filiera vitivinicola interverranno, poi, anche misure del PNRR e del Fondo complementare al PNRR, in particolare quelle a sostegno dei Contratti di filiera e di distretto, quelle per la logistica agroalimentare e per la diffusione di processi di circolarità lungo la filiera rivolti al riuso, alla riduzione degli scarti e alla produzione di energie rinnovabili.
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