Ribadire che il vino è prodotto diretto di un atto agricolo e legato al territori, a differenza di altre bevande, alcoliche e non solo, e che il suo consumo “intelligente”, moderato, in abbinamento ai pasti ed in un contesto di stile di vita sano, ha un valore positivo. Imparando dalla storia e dal passato recente, quando anche per la mancanza di un riferimento scientifico autorevole, il vino stesso, bevanda culturale per eccellenza, è stato messo all’angolo da scelte controproducenti e scientificamente immotivate. Come in parte rischia di succedere ancora oggi. E dalle quali va difeso, con la forza della scienza. Anche in vista del centenario dalla nascita dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (Oiv), il 29 novembre 1924, con il 2024 che si vuol far proclamare “Anno Internazionale della Vigna e del Vino”, cosa che avrebbe un alto valore simbolico, ma non solo. Ecco le riflessioni al centro del discorso di apertura del Congresso Mondiale della Vite e del Vino n. 44, di scena a Cadice, in Spagna, da oggi al 9 giugno, nelle parole del professor Luigi Moio, presidente dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (Oiv).
“Ho il privilegio ed il grande onore di darvi il benvenuto in Spagna, paese che in un secolo di vita dell’Oiv, ci ospita per la sesta volta. Ma l’invito di quest’anno ha qualcosa di speciale: il Congresso - ha detto Moio - è quello che concluderà i primi cento anni, traghettando la nostra organizzazione nei prossimi cento. Pertanto, come presidente Oiv, sento il dovere e la responsabilità di esprimere alcune brevi considerazioni su questo momento così particolare e sul ruolo cruciale che il Regno di Spagna ha avuto sin dall’inizio nella nascita dell’Oiv”.
Alla fine del diciannovesimo secolo, con l’arrivo della fillossera, ricorda Moio, nacque l’urgenza di un coordinamento ed un confronto internazionale tra gli esperti scientifici dei differenti paesi. Nel 1874 venne creata una commissione scientifica internazionale che avviò ed incoraggiò studi sulla biologia e l’epidemiologia dell’insetto. “Successivamente, come ben sappiamo, con criteri strettamente biologici, il problema venne brillantemente risolto”. Ma, dopo il disastro della fillossera, oltre al dramma del primo conflitto mondiale, i viticoltori europei, che rappresentavano il 90% della produzione mondiale, si ritrovarono ad affrontare altri problemi, come “l’aumento incontrollato delle frodi con la produzione ed il commercio di bevande adulterate e manipolate che venivano chiamate vino; la mancanza di una definizione comune di vino che consentisse un controllo normativo unificato per regolamentare gli scambi e contrastare le frodi; la colpevolizzazione del vino, inserito nella lista degli alcolici da bandire, nel decennio del proibizionismo negli Stati Uniti, dal 1920 al 1930; la mancanza di un organismo internazionale di confronto e di studio delle varie problematiche tecnico-scientifiche della filiera vitivinicola.
Fu così che, esattamente un secolo fa, il 4 giugno 1923, gli alti rappresentanti di Spagna, Francia, Italia, Portogallo e Grecia si riunirono a Parigi per una Conferenza Ministeriale Internazionale dei Paesi esportatori di vino”.
E come ha ricordato Moio, i punti fondamentali affrontati dalla “Costituente” dell’Oiv di 100 anni fa, sono in buona parte attualissimi. “Prima di tutto, studiare e sviluppare misure idonee a far conoscere ed apprezzare il valore positivo di un consumo moderato del vino, in abbinamento ai pasti ed in un contesto di stile di vita sano. In merito a questo primo obiettivo è il caso di ricordare che il primo articolo dell’atto costitutivo dell’Oiv, risalente al 1924, dichiarava che l’organizzazione doveva: “raccogliere, studiare e pubblicare informazioni che dimostravano gli effetti benefici del vino”. Infatti, per dare un impulso immediato e concreto alla diffusione ed alla promozione della cultura del vino nel 1930 fu istituito “le Prix de l’Oiv”. Un premio che in quell’epoca era intitolato: “La Verità sul Vino” e che oggi è il più antico a livello mondiale. In 77 edizioni è stato conferito agli autori di più di 800 opere editoriali. Il secondo punto in discussione era finalizzato ad esaminare le normative adottate nei vari Paesi sulla definizione di vino, allo scopo di predisporre una definizione comune di vino, che è tutt’oggi valida - ha aggiunto Moio - ed incoraggiare lo sviluppo e l’adozione di procedure analitiche e normative rivolte a garantire la purezza, la genuinità e l’integrità del vino. Infine, il terzo obiettivo, era quello di creare un Ufficio Internazionale del Vino per concepire accordi su basi scientifiche da trasmettere come raccomandazioni agli Stati membri allo scopo di facilitare un’armonizzazione delle loro politiche ed agevolare gli scambi internazionali”.
E così, dice la storia, il 6 giugno 1923, dopo tre giorni di lavori, le cinque delegazioni concordarono i principi discussi, approvandoli in una seconda conferenza diplomatica che si tenne dal 30 giugno al 5 luglio del 1924, ed alla quale aderirono anche i paesi: Austria, Ungheria, Lussemburgo, Tunisia, Cile e Messico. Le due conferenze condussero finalmente alla firma dell’accordo che sancì l’istituzione dell’Oiv: il 29 novembre 1924.
“La Spagna, dunque, sin dall’inizio - ricorda il presidente Luigi Moio - ha partecipato alla costruzione di quella che poi è diventata l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino”. Lo testimoniano, tra l’altro, i due presidenti spagnoli dell’Oiv, l’ingegner Eladio Asensio Villa, primo non-francese a presiedere l’Oiv, dal 1963 al 1968; ed il dottor Gabriel Yravedra, presidente dal 1991 al 1994, scomparso di recente, ma anche Pau Roca, primo direttore generale spagnolo, tutt’ora in carica, che Moio ha voluto citare ringraziandolo e soprattutto rendendo omaggio al suo inarrestabile lavoro che con grande passione e determinazione porta avanti nell’esclusivo interesse della crescita dell’Oiv che, ha ricordato ancora Moio, proprio dalla Spagna inizierà la sequenza degli eventi per le celebrazioni del centenario dell’Organizzazione, con la proposta, che verrà formulata durante l’assemblea generale di venerdì prossimo, di proclamare l’anno del centenario “Anno Internazionale della Vigna e del Vino”, che si chiuderà il 29 novembre 2024, giorno esatto del centenario. “L’annuncio di un anno internazionale della vigna e del vino - ha aggiunto Moio - oltre all’elevato valore storico, ha come scopo quello di stimolare ed animare incontri e dibattiti di natura scientifica, tecnica e culturale in tutti paesi vitivinicoli del mondo sotto il tema generale: “La vigna ed il vino di domani”.
“Tematica che è in perfetta sintonia con gli argomenti trattati in questo congresso - ha spiegato ancora il presidente Oiv Luigi Moio - sulle nuove tecnologie dell’informazione in viticoltura ed enologia. Infatti, l’informazione digitale è rapidamente entrata in tutta la filiera vitivinicola, dalla produzione al consumatore, offrendo opportunità sorprendenti per lo sviluppo di processi produttivi sempre più precisi e sostenibili e per la diffusione di informazioni complete e corrette in tempo reale. Ma oggi il settore vitivinicolo, purtroppo, vive allarmanti preoccupazioni. La società attuale e soprattutto quella futura potrebbe evolvere verso modelli che rischierebbero di mettere in discussione la legittimità del vino, soprattutto a causa dei cambiamenti nei confronti della percezione delle bevande alcoliche. Una nuova ondata neo-proibizionistica potrebbe portare ad un radicale cambiamento del consumo del vino, sia nei modi e sia nelle quantità, determinando una rapida diminuzione dei consumi nell’arco di poche generazioni. Perciò il mondo del vino ha bisogno di essere rassicurato e tutelato, perché lo spazio culturale che questa bevanda da millenni occupa nella società potrebbe rischiare di incorrere in una vera e propria delegittimazione”.
“È necessario, pertanto, ribadire in ogni sede che il vino è una bevanda diversa da tutte le altre bevande alcoliche, sia per i suoi profondi valori storici e culturali, sia per il modo in cui viene assunto, ossia in piccoli sorsi che accompagnano lentamente il cibo. È in questo modo che il vino, come nessun’altra bevanda al mondo, completa ed amplifica la percezione sensoriale degli alimenti concorrendo alla ricerca della felicità corporale, immateriale ed intellettuale degli uomini. I tempi che stiamo vivendo porteranno inevitabilmente a cambiamenti radicali sia nella produzione, in particolare in vigna, sia nella promozione del consumo responsabile di questa bevanda, ma per fortuna l’alto valore culturale del vino, quantomeno nei Paesi tradizionalmente produttori, non può sottrarci dal sostenere un consumo “intelligente” con seri programmi di educazione e formazione. Infine c’è un altro aspetto importante che mi sta molto a cuore. Non bisogna mai dimenticare di riaffermare in ogni contesto che il vino è il risultato di un atto agricolo legato in modo diretto ai territori di produzione e che la viticoltura è un presidio vitale per molti territori la cui importanza sta diventando sempre più evidente in questo particolare periodo di sconvolgimenti climatici. È il legame con la terra la grande forza del vino e non potrà che essere questo anche in futuro in quanto è proprio questa sua eccezionalità a renderlo un prodotto interamente agricolo e di conseguenza totalmente integrato nei sistemi alimentari. Tutto questo e tante altre originalità del vino vanno spiegate e raccontate, perché come stiamo percependo, a distanza di cento anni la storia si ripete ed il vino, ancora una volta, ha il forte bisogno di essere difeso, tutelato e custodito nella sua integrità. Il mondo scientifico ne è pienamente coinvolto e deve assolutamente farsene carico. Speriamo solo di avere il tempo necessario per farlo! Viva il vino, viva l’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino, viva la Spagna!”, ha concluso il presidente Luigi Moio.
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