Promuovere i vini marchigiani all’estero senza dimenticarsi il mercato nazionale, e, soprattutto, trasmettere un messaggio di unione, di intenti comuni, tra le 16 Denominazioni tutelate dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt) e il loro contesto: un caleidoscopio - come l’abbiamo spesso definito su WineNews - ricchissimo di piccole attività artigianali, che rendono le Marche, unica Regione “al plurale” d’Italia, un patrimonio unico di biodiversità agricola, manifatturiera e umana che vuole essere (ri)conosciuto e apprezzato (in entrambi i sensi: in termini di valore economico e di stima). Questo bisogno e questo progetto comune ha dato inizio ad una serie di iniziative culminate nella prima edizione “I Magnifici 16: appuntamento con i vini delle Marche”, nei giorni scorsi: un focus sui territori delle piccole e grandi Denominazioni afferenti al maxi-Consorzio, con nove eno-itinerari e una giornata di degustazione finale alla tenuta Koch a Recanati.
“Le nostre aziende - ha detto il presidente Imt, Michele Bernetti, alla guida di Umani Ronchi, una delle cantine leader delle Marche - sono da sempre molto attive sul fronte della promozione all’estero grazie a vini di punta, Verdicchio in primis (a cui la redazione dedica ogni anno una monografia de “I Quaderni di WineNews”), che hanno contribuito in modo decisivo alla crescita in valore delle esportazioni regionali, con un +33% negli ultimi 5 anni e un controvalore di quasi 76 milioni di euro. Ma il mercato nazionale rimane senz’altro strategico, ancora di più oggi con il boom turistico che si registra nel Belpaese così come nelle coste, nelle città e nei borghi marchigiani”. 105 le aziende presenti al tasting finale con oltre 300 vini in assaggio, suddivisi tra le 16 Dop tutelate da Imt: Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, I Terreni di San Severino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero (Doc e Docg), San Ginesio, Serrapetrona e Vernaccia di Serrapetrona (Docg), Verdicchio dei Castelli di Jesi (Doc e Docg), Verdicchio di Matelica (Doc e Docg).
L’area tutelata dall’Imt si estende su un vigneto tra le Province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino di oltre 7.500 ettari e una produzione che nel 2022 ha sfiorato i 230.000 ettolitri imbottigliati (l’89% del totale). I filari marchigiani sono tra i più sostenibili in Italia, con un’incidenza biologica sul vigneto che ha raggiunto il 39,5% delle superfici, pari a 6.991 ettari su un totale vitato di 18.000 ettari (anno 2022/2023, fonte: Regione Marche, Assessorato all’Agricoltura), un’incidenza doppia rispetto alla media italiana. Dal 2010 al 2022 il totale degli investimenti messi in campo dal maxi-Consorzio e dalle aziende socie con i contributi comunitari (Ocm-Vino e Psr Marche) ha superato quota 28 milioni di euro. Questo patrimonio vitivinicolo vuole mettersi al servizio della Regione e diventare un “medium” per raccontare al mondo la bellezza marchigiana e la sua densità storica, culturale, gastronomica ed artigianale. Anche grazie al turismo, veicolo indispensabile a tutto lo sviluppo marchigiano, tema che approfondiremo nei prossimi giorni.
Intanto, nei migliori assaggi di WineNews, emerge un approfondimento sulle Denominazioni meno conosciute della Regione rispetto al Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica.
Focus - I migliori assaggi di WineNews
La Doc Rosso Conero
La Doc Rosso Conero, piccola grande eccellenza regionale - 320 gli ettari vitati, distribuiti nei Comuni di Ancona, Offagna, Camerano, Sirolo, Numana e parte dei Comuni di Castelfidardo ed Osimo - è stata la prima Denominazione istituita nelle Marche (1967) a cui ha fatto seguito il riconoscimento del Conero Riserva Docg nel 2004. Composto per un minimo di 85% da Montepulciano e per un massimo di 15% da altri vitigni autorizzati, il Rosso Conero Doc è “un vino rosso affacciato sul mare” e un caposaldo della viticoltura marchigiana, che esprime fortemente la territorialità di Ancona e del comprensorio del Monte Conero, unico promontorio della costa italiana adriatica compresa tra Trieste ed il Gargano.
Conero Campo San Giorgio Riserva 2018 di Umani Ronchi
Etichetta disegnata in china per un vino che proviene da una particolare particella vocata a Osimo. La lunga maturazione in legno leviga i tannini del Montepulciano e ne risulta un vino consistente, ma gentile, che sa di ciliegia e corteccia, con note speziate soprattutto nel finale.
Conero Sassi Neri Riserva 2019 di Fattoria Le Terrazze
Storica etichetta aziendale, è vinoso, pieno di polpa a frutta rossa, pepato e floreale; in bocca il sorso aderisce gentile grazie ad un tannino dolce, e si diffonde sapido e lievemente amaricante nel finale che torna sui fiori.
Conero Nympha Riserva 2015 di Fattoria Lucesole
Da un vecchio clone di 80 anni cresciuto a 200 metri dal mare e a 500 metri di altezza, un vino chiaro-scuro e succoso, esaltato da un’acetica vivace, ma bilanciata dalla matericità, dal tannino, dalla morbidezza e dalla sapidità.
Conero Folle Riserva 2019 di La Calcinara
Primo vino degli anni spensierati (e folli, appunto) di Eleonora e Paolo Berluti, Montepulciano dalle lunghe macerazioni (oggi più bilanciate) che ha la dolcezza e l’asprezza dei frutti di bosco e la sapidità del mare: scorre piacelvomente.
Rosso Conero Zero 2022 di Moroder
Lieviti indigeni e senza solfiti aggiunti, acciaio e cemento i tini usati per vinificarlo: si esaltano così le note di sottobosco (sia frutti che balsami) e la succosità del Montepulciano, lasciandole bilanciare la trama densa e l’aderenza tannica.
La Doc Bianchello del Metauro
Il Bianchello del Metauro, autoctono bianco delle Marche e prima Doc ad essere approvata nella Provincia di Pesaro Urbino (1969), si estende per 250 ettari lungo il basso e medio corso del fiume Metauro, dove i vigneti si distribuiscono tra i Comuni di Fano, Cartoceto, Saltara, Serrungarina, Montefelcino, Isola del Piano, Fossombrone, S. Ippolito, Montemaggiore, S. Giorgio, Piagge, S. Costanzo, Orciano, Barchi, Fratterosa, l’isola amministrativa “Cavallara” del Comune di Mondavio e parte dei territori comunali di Urbino e di Fermignano. Composto da Bianchello (Biancame) per un minimo del 95% e da Malvasia Bianca Lunga per un massimo del 5%, è un vino che cresce in una realtà dalle dimensioni contenute, ma che negli anni ha saputo evolversi, passando dall’immagine di vino semplice e di grande bevibilità ad un prodotto di maggiore personalità e longevità.
Bianchello del Metauro il Superiore Rocho 2021 di Roberto Lucarelli
Queste vigne di più di 50 anni hanno le radici che affondano nel calcare, mentre il vino affina in parte in legno: morbido e giallo nei profumi di fiori e frutta matura, ha un tocco speziato e una bocca consistente, minerale e fresca.
Bianchello del Metauro Gazza 2022 di Di Sante
Da una selezione clonale di viti piantate nel dopoguerra, un vino che guarda il mare con alle spalle monti di 1.700 metri: mandorla bianca, melone bianco e fiori di acacia anticipano un sorso fruttato e fresco, con note di pietra focaia e lieve finale amaricante.
Bianchello del Metauro Contessa Costanza 2021 di Pagliari Gabriele
La semplice vinificazione in bianco a freddo esalta i profumi e i sapori primari del Bianchello, a partire dalla mandorla amara, la pera e il melone bianco maturi e i fiori di acacia e tiglio; il sorso freschissimo termina con ricordi di caramella d’orzo.
Marche Bianco Innominata 2022 di Terracruda
Si chiama Garofanata ed è uno dei vitigni catalogati dalla Banca del germoplasma regionale delle Marche. Vitigno semi aromatico, è profumatissimo di fiori bianchi e rosa, mentre in bocca sviluppa una dissetante citricità, accompagnata da una piacevole morbidezza finale.
Il Serrapetrona Doc
Il Serrapetrona Doc è un vino fermo prodotto nell’intero territorio del Comune di Serrapetrona e in parte dei Comuni di San Severino Marche e Belforte del Chienti nella Provincia di Macerata: dal colore rosso rubino, il Serrapetrona è un vino secco di buona beva a partire dal primo anno dopo la vendemmia. Nella stessa area di produzione della piccola Doc viene prodotta la più celebre Vernaccia di Serrapetrona, una Denominazione marchigiana unica nel suo genere: è infatti l’unico vino rosso spumante italiano di Origine controllata e garantita. Gli ettari vitati e registrati sono 60, mentre l’uvaggio deve essere composto da un minimo di Vernaccia Nera all’85% e da un massimo del 15% di altri vitigni rossi autorizzati.
Serrapetrona 2020 di Alberto Quacquarini
Un vino che sembra un succo. Mirtillo, mora, lampone, pepe, rovi, scorza di arancia e un tocco di vaniglia si ritrovano nell’aderenza materica del sorso, che poi scorre fresco e fruttato e speziato rimanendo saporito a lungo sulla lingua.
Serrapetrona Collequanto 2017 di Terra di Serrapetrona
Una minima parte di appassimento e un lungo affinamento in legno per una Vernaccia Nera in purezza che sa di rosa, tamarindo e arancia rossa; in bocca sviluppa la tipica speziatura, senza sovrastare il frutto e il lato balsamico. È denso, ma scorre fragrante.
La Lacrima di Morro d’Alba Doc
La Lacrima di Morro d’Alba Doc è un vino rosso di grande personalità ottenuto dal vitigno autoctono Lacrima (minimo all’85% con un massimo del 15% di altri vitigni rossi ammessi), che deve il suo nome alla caratteristica goccia prodotta dagli acini quando giungono a maturazione. Una varietà questa, che rischiava l’estinzione e che grazie alla lungimiranza dei produttori e al riconoscimento della Denominazione nel 1985, oggi rappresenta uno dei vini regionali più identitari tutelati dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt). Con una superficie vitata di 258 ettari, la Doc ritaglia il proprio areale nella Provincia di Ancona e comprende i Comuni di Morro d’Alba, Monte S. Vito, S. Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia, ad esclusione dei fondi valle e dei versanti collinari di Senigallia rivolti verso il mare.
Lacrima di Morro d’Alba Brut Rosé di Buscareto
La Lacrima in versione Charmat, pressata a grappolo intero è un vino dalla beva compulsiva. Fresco e cremoso, è un concentrato di piccoli frutti di bosco e agrumi, mantenendo una piacevole e scorrevole leggiadria.
Lacrima di Morro d’Alba Superiore Guardengo 2007 di Lucchetti
Anche la Lacrima sa invecchiare bene e Paolo Lucchetti lo può testimoniare: ecco un vino che sa di pepe bianco, amarena in confettura, salvia e caffé con un tocco di catrame che mantiene un sorso denso, ma dalla trama fine, lunghissimo nel finale caldo e pepato
Il Colli Pesaresi Doc
Il Colli Pesaresi Doc è un vino prodotto nell’area racchiusa tra i fiumi Metauro e Foglia, dalle colline del Montefeltro al monte San Bartolo, propaggine montana a ridosso del mare. La diversa orografia fonde le aree vallive pianeggianti di origine alluvionale, i suoli a componente argilloso calcarea delle colline dell’entroterra, terrazza sul mare ricche di calcio, fino alle rocce arenitiche del promontorio di San Bartolo. Il Sangiovese è il vitigno principe dell’areale e nei versanti prospicienti l’Adriatico si concentra gran parte della produzione, con le brezze marine che influiscono anche sull’Albanella e il Pinot Nero, introdotto sulle rive del monte sin dai primi dell’Ottocento dall’amministrazione napoleonica e ancora oggi declinato in diverse tipologie della produzione.
Colli Pesaresi Sangiovese Cardomagno Riserva 2016 del Conventino
Dopo 6 anni di affinamento non mostra stanchezza questo Sangiovese marino, che riesce a bilanciare perfettamente la finezza con la potenza, grazie ad una spiccata acidità ed un tannino levigato: amarena, pepe e mandorla amara i sapori che rilascia.
Il Blanc de Pinot Noir Impero 2021 di Mancini
Ci ha messo lo zampino Napoleone prima, e la voglia di sperimentare poi. Ed ecco il Pinot Nero che cresce a picco sul mare vinificato in bianco, diventando burroso e glicerico al palato, mantenendo la freschezza della mora e del pepe e una forte sapidità minerale.
Il Colli Maceratesi Doc
Il Colli Maceratesi Doc è uno dei più antichi prodotti autoctoni delle Marche che oggi si sviluppa nell’intero territorio della Provincia di Macerata con un’“escursione” nella Provincia di Ancona, limitatamente al Comune di Loreto. La Denominazione contempla le versioni rosso e bianco: nel primo caso il vino viene prodotto principalmente con il Sangiovese (minimo all’85% per il Colli Maceratesi Sangiovese e minimo al 50% nel Colli Maceratesi rosso), nel secondo con il Ribona - due volte buona, noto anche come vitigno Maceratino (minimo all’85% per il Colli Maceratesi Ribona e minimo al 70% nel Colli Maceratesi bianco). La conservazione del Ribona, è avvenuta grazie prevalentemente alle piccole aziende agricole a conduzione famigliare che da generazioni si tramandano le conoscenze relative alla sua coltivazione.
Colli Maceratesi Ribona della Famiglia 2021 di Podere Sabbioni
È tra i 14 produttori che custodiscono i 140 ettari di Ribona marchigiana e Podere Sabbioni ne fa una versione di struttura, iodata, che profuma di biancospino, cera d’api e timo, con una lieve nota di idrocarburo nel finale.
Colli Maceratesi Ribona Madrerata 2022 di Fattoria Nannì
Questa invece è una Ribona dissetante, che sa di gelsomino e fiori di acacia, di pera e pesca bianca con un tocco di scorza di limone e di pepe bianco. In bocca è persistentemente fresco, puntellato di cristalli di sale.
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