Mentre in Europa mancano alcuni mesi al momento della vendemmia, ma in Italia le prime preoccupazioni a causa del maltempo sono già state sollevate, dall’altra parte del mondo, nell’emisfero australe, è invece già tempo dei primi bilanci. E così, in attesa dei dati ufficiali, i segnali che arrivano sono quelli di volumi complessivi in ribasso (ad eccezione dell’Argentina) e questo sia per i ben noti effetti climatici, ma anche per le incertezze economiche oltre che per l’opera di sradicamento dei vigneti, dimostrazione di come l’industria del vino non sia rimasta passiva al calo di consumi. Il bicchiere può essere visto anche come mezzo pieno perché un risultato più leggero, nei volumi, non è necessariamente una cattiva notizia per riequilibrare il settore, senza dimenticare gli aspetti positivi sulla qualità e misure come quella della rimozione dei dazi da parte della Cina che è un toccasana per il vino australiano, reduce da una crisi significativa. Un report che fotografa la situazione di questa ampia area è stato pubblicato dal World Bulk Wine Exhibition by Sharon Nagel che ha raccolto alcune voci dei protagonisti del settore.
“Il mercato globale del vino sfuso è alle prese con i raccolti dell’emisfero meridionale di cui ha bisogno per ripristinare un certo equilibrio tra domanda e offerta, almeno per i bianchi”, è il commento di Robert Selby, redattore della società di brokeraggio internazionale Ciatti, che ha riassunto a grandi linee la situazione nei principali Paesi produttori a Sud dell’equatore. A livello produttivo, soltanto l’Argentina si aspetta un considerevole aumento quest’anno (attualmente stimato a +24% dall’Inv, l’Istituto Nazionale della Viticoltura), anche se va sottolineato il deficit produttivo dello scorso anno (8,8 milioni di ettolitri a confronto con un quinquennio a 12,5 milioni di media). Il Sudafrica, invece, si aspetta il raccolto più basso degli ultimi 22 anni, mentre il Cile rischia il -20-25% sulla media, e il trend è giù anche per l’Australia che va verso una produzione ridotta, ma ancora da quantificare ufficialmente.
L’Argentina, dunque, è quella che sembra passarsela meglio grazie ad un clima favorevole. Laura Catena, pronipote del fondatore della cantina di famiglia Catena Zapata, in Argentina, la “World’s Best Vineyards” 2023, ed il suo team, spiegano che “l’annata 2024 è quella che coltivatori e produttori di vino sognano”. Il gelo dello scorso anno aveva causato un danno alle rese del 30-50%, ma il clima mite di quest’anno può aumentare la produzione di almeno il 25% nell’iconica azienda vinicola argentina. Ma se l’aumento complessivo è una buona notizia per i marchi di fascia alta, l’Argentina è un Paese che deve fare comunque i conti con problemi economici dovuti, tra l’altro, ad un’elevata inflazione ed alle ingenti scorte.
Il meteo si è rivelato “meno amico” dei viticoltori sudafricani, dove gli eventi avversi hanno colpito entrambe le estremità dello spettro: dall’umidità, che causa malattie fungine, al caldo ed alla siccità. L’attuale stima nazionale di 1,105 milioni di tonnellate mostra una diminuzione relativamente marginale sul 2023, ma si tratterebbe comunque di un raccolto inferiore a cui ha contribuito anche lo sradicamento. Così come il Cile, che, a causa della pioggia durante la fioritura nelle regioni di Maule e Itata, insieme alla grave siccità nel Nord, potrebbe avere un calo a due cifre nella produzione quest’anno,, il che comporta notevoli problemi di disponibilità, in particolare per i vini bianchi, che sono in rialzo di prezzo.
Una maggiore positività sul mercato, provocata dalla rimozione dei dazi da parte della Cina, sta ricadendo anche sui prezzi del vino australiano, con un “leggero aumento” sia nelle richieste che nei prezzi dei rossi, secondo il reportage che cita Ciatti come fonte. “Il raccolto è in calo ovunque dal 10-15% al 30-35% in regioni come la Barossa, per non parlare del fatto che ci saranno frutti rimasti sulle viti in alcune aree”, ha spiega Paula Edwards, direttore generale Winegrapes Australia, che descrive la qualità come “davvero buona. Abbiamo avuto bellissime condizioni di maturazione”. Le aspettative sia in termini di qualità che di quantità sono simili in Nuova Zelanda, dove quest’anno il volume di prodotto potrebbe diminuire del 20-25%. Per i singoli produttori, probabilmente, ci saranno problemi finanziari, a causa degli alti tassi di interesse sui prestiti, ma da un punto di vista macroeconomico, per alcuni produttori di Marlborough questo è “ciò di cui la regione aveva disperatamente bisogno”.
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