Blitz a difesa del made in Italy da parte degli agricoltori affiliati alla Coldiretti nei porti di Salerno e Bari. Le persone sono salite a bordo di imbarcazioni per avvicinare due navi in arrivo dall’estero cariche di prodotti stranieri al grido di “No fake in Italy” ed esponendo striscioni con scritto “Stop falso cibo italiano” e “Basta import sleale”. Il motivo della protesta sta nel fatto che, stando all’attuale Codice Doganale sull’origine dei cibi, generi alimentari coltivati e importati dall’estero possono, comunque, ricevere il riconoscimento Made in Italy. La contestazione si è scagliata, in particolare, contro una nave arrivata a Salerno, con 40 container di concentrato di pomodoro cinese, accusato di essere ottenuto con lo sfruttamento del lavoro della minoranza degli uiguri, ed un altro cargo giunto a Bari e proveniente dalla Turchia carico di grano turco.
“Come Coldiretti siamo ai porti di Bari e Salerno contro le importazioni sleali fatte con lo sfruttamento dei lavoratori cinesi o senza rispettare gli standard europei. Vogliamo che venga rimesso in discussione il principio del Codice Doganale sull’origine dei cibi, dove ciò che conta è solo l’ultima trasformazione”, ha rilanciato il presidente Ettore Prandini in audizione al Senato della Repubblica sul tema Dl agricoltura.
La richiesta riguarda la revisione del criterio dell’ultima trasformazione del Codice Doganale sull’origine dei cibi: “permette il furto d’identità dei nostri prodotti made in Italy e fa vendere come italiano un prosciutto fatto con cosce di maiale provenienti dall’estero”, si legge in comunicato stampa dell’organizzazione di categoria.
“Bene che il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida abbia aperto a questa possibilità, che è per noi la madre di tutte le battaglie a livello europeo - ha detto il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - Riteniamo che non può e non deve essere l’ultima trasformazione, ma il prodotto che viene utilizzato, che ne deve esaltare quella che è l’italianità. Per questo siamo oggi nei porti, per denunciare questa stortura che mette a rischio il nostro made in Italy e le nostre aziende e per questo stiamo raccogliendo 1 milione di firme per la richiesta di una legge popolare europea per ottenere l’obbligo di origine su tutti i prodotti in tutta Europa”.
I container di concentrato di pomodoro cinese della nave arrivata a Salerno sono partiti il 29 aprile attraverso un treno e poi caricati sull’imbarcazione. Il 90% del prodotto destinato all’esportazione viene dai campi della regione dello Xinjiang, dove verrebbe coltivato grazie al lavoro forzato degli uiguri. Un fenomeno denunciato dalle associazioni per il rispetto dei diritti umani. Nel 2023 l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro trasformato cinese, proveniente in gran parte proprio dallo Xinjiang: gli Stati Uniti già nel gennaio 2021 ne avevano vietato l’importazione sul proprio territorio per evitare di sostenere il lavoro forzato.
Il cargo di grano turco giunto a Bari è, invece, stata ribattezzata “la nave fantasma” perché se ne erano perse le tracce dopo che aveva lasciato la Tunisia, da cui risulta sia stata respinta, e aveva poi toccato le coste greche prima di arrivare nello scalo pugliese. “Lo scorso anno - dice Coldiretti - le importazioni di grano duro dalla Turchia sono aumentate di oltre l’800%, di oltre il 1000% dalla Russia, del 170% dal Kazakistan, sull’anno precedente, mentre solo nei primi due mesi 2024 sono arrivati quasi 35 milioni di chili di frumento duro turco, quasi lo stesso quantità registrato in tutto il 2022. Nel 2023 sono cresciute del 47% anche le importazioni di grano duro dal Canada trattato con il glifosato in pre-raccolta secondo modalità vietate a livello nazionale”.
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