Canelli, culla del Moscato d’Asti, con le sue “Cattedrali sotterranee” Patrimonio Unesco, e territorio che recentemente è stato insignito della Docg, punta a rafforzare il proprio ruolo di capitale astigiana dello spumante valorizzando il suo tesoro unico attraverso il censimento e la mappatura di tutte le cantine ed i luoghi della “città sotterranea”. Un progetto che guarda al passato per scrivere il futuro, portato avanti dal Comitato “Canelli Ipogea”, e che punta i riflettori sulle radici storiche della città mettendo al centro il censimento delle sue antiche cantine, autentici gioielli sotterranei che raccontano secoli di tradizione vinicola. Come? Attraverso un’azione concreta per mappare, catalogare e valorizzare ogni cantina storica, comprese quelle abbandonate, dimenticate o nascoste da tempo. L’obiettivo è quello di riscoprire, preservare e dare nuovo slancio alle storiche cantine, rendendole protagoniste di una rinascita culturale ed economica della città che non può non abbracciare anche l’aspetto enoturistico. D’altronde in pochi altri posti si può “respirare” la storia del vino come a Canelli: nel 1865, con Carlo Gancia, qui è nato lo spumante Metodo Classico, antesignano dell’Asti Spumante legato al 100% con le uve di Moscato. Da lì ha avuto origine la filiera della spumantizzazione, che grazie alle tecnologie di elaborazione del vino si esprime oggi nelle tipologie Asti Spumante e Moscato d’Asti. La coltivazione della vite e del Moscato è quella predominante nell’area di Canelli fin dal Trecento. Poi lo sviluppo, soprattutto nei primi anni del Novecento con il casalese Federico Martinotti (per lungo tempo direttore della Regia Stazione Enologica Sperimentale di Asti), che perfezionò il procedimento di preparazione del vino destinato alla fermentazione.
Le “Cattedrali sotterranee” si “materializzano” in chilometri di tunnel e gallerie scavati, direttamente, nel tufo delle colline, tra il sedicesimo ed il diciannovesimo secolo, luoghi dove i silenzi richiamano quelli delle antiche Cattedrali. Qui, protetti dalla terra, si potevano trovare la giusta temperatura e un’umidità costante, requisiti ideali per affinare vini e spumanti di qualità, pratica ancora oggi utilizzata per maturare il prodotto in attesa di andare sul mercato e di diventare le bollicine dolci ideali per un brindisi speciale. Da Canelli è partito il progetto che ha portato poi al riconoscimento dei Paesaggi vitivinicoli piemontesi come sito Unesco n. 50 in Italia eletto a Patrimonio dell’Umanità. Le quattro Cattedrali sotterranee attualmente visitabili sono le cantine prestigiose di nomi che hanno fatto la storia del territorio: Bosca, Contratto, Coppo e Gancia.
Il progetto “Cabelli Ipogea” che prende il via, invita i proprietari delle cantine storiche a condividere storie, documenti e testimonianze, contribuendo ad una mappatura dettagliata e accurata del patrimonio ipogeo della città. Il censimento comprenderà la raccolta di informazioni storiche su ogni cantina, comprese foto, etichette e marchi delle aziende vinicole; l’organizzazione di incontri con esperti, storici e architetti per pianificare interventi di recupero e riqualificazione; la realizzazione di attività di valorizzazione delle cantine, con eventi tematici, rievocazioni storiche e la possibilità di mettere alcune strutture in comodato d’uso ai piccoli produttori locali.
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