Costi elevati e calo dei consumi portano a margini ridotti, per tutti i tipi di impresa, e, quindi, semplificando, ad avere minore reddito e minore liquidità. Che, a sua volta, si traduce nella difficoltà di pagare clienti e fornitori. E, infatti, le insolvenze aziendali in Italia, nel 2024, sono cresciuti del 22% (il doppio della media mondiale, a +11%), con oltre 9.200 casi di default attesi, in tutti i settori, e con un ulteriore aumento del +2% di insolvenze previsto per il 2025 nel Belpaese. A dirlo il “Report sulle insolvenze aziendali” by Allianz Trade, leader mondiale dell’assicurazione crediti e specialista riconosciuto delle cauzioni, recuperi, credito commerciale strutturato e rischio politico, che analizza quotidianamente i cambiamenti nella solvibilità di oltre 83 milioni di aziende. Che tra le altre cose segnala un trend generale a livello mondiale, che, nel vino, peraltro, ha fatto notizia, in queste ore, con la crescita delle insolvenze tra le cantine di Bordeaux, come abbiamo scritto qui. In Italia, in particolare, “la tendenza al rialzo delle insolvenze delle imprese sembra ben consolidata dopo gli ultimi anni volatili, con un’alternanza di forti cali (2020, 2022) e forti rimbalzi (2021, 2023). Come nel 2023, tutti i principali settori, tranne quello immobiliare, forniranno nel 2024 un contributo all’aumento delle insolvenze aziendali, con una numerosità significativa proveniente dal commercio (che rappresenta il 24% del risultato da inizio anno ad agosto 2024), dall’edilizia (18%), manifatturiero (17%) e dal settore hospitality (10%)”. Segno che, almeno nel complesso, hotel, ristoranti, bar, enoteche e così via, per ora, se la passano forse meglio di altri settori, ma in una situazione per tutti complessa. E destinata anche a peggiorare, come spiega Allianz: “ci aspettiamo che questa tendenza continui in Italia, dove le insolvenze delle imprese sono ancora ben al di sotto del numero pre-pandemia (-17% alla fine del 2024), anche se il contesto giuridico creato dal “Codice della crisi e dell’insolvenza”, con la nuova procedura stragiudiziale, di fatto, limita il numero ufficiale delle insolvenze.
L’accelerazione della crescita economica prevista per il 2025 e il 2026, sul 2024, resterà, tuttavia, insufficiente a fermare il trend in questo orizzonte, spingendo le nostre aspettative a 9.700 casi per il 2025 (+4%) e 10.000 per il 2026 (+3%)”, spiega il gruppo finanziario. Che, per altro, in un report di gennaio 2024 dedicato al settore agricolo, segnalava che “dopo un periodo di ridotta incidenza durato dal 2020 al 2022, nel 2023 si è registrato un significativo incremento delle insolvenze giuridiche e dei mancati pagamenti in tutti i settori industriali italiani”, pari al +83% sul 2022, e che “in questo scenario, l’agroalimentare italiano non fa eccezione. I mancati pagamenti in questo settore hanno infatti presentato un picco nel 2019 per poi flettere nei due anni successivi e ricominciare a crescere nel biennio 2022/2023”; in particolare, guardando al settore vitivinicolo, spiega Allianz Trade, emerge, un po’ a sorpresa, il quadro “di un settore decisamente in salute, con fatturati medi in espansione e redditività costante. Gli utili vengono inoltre spesso accantonati per assorbire gli importanti aumenti dei costi energetici e di packaging, il dimezzamento della produzione di uva da vino e la contrazione dei consumi. Il capitale circolante presenta la caratteristica e costante lentezza della rotazione del magazzino (per l’invecchiamento) e tempi di incasso dei crediti e di pagamento delle forniture ben ravvicinati”.
Tornando al quadro più generale sulle insolvenze a livello mondiale, che misurano anche la salute delle economie di tanti mercati strategici per il vino e l’agroalimentare italiano, dal report emerge che “negli Stati Uniti, Allianz Trade prevede che le insolvenze aumenteranno del +12% nel 2025, per poi diminuire del -4% nel 2026. In Germania, si registrerà prima un aumento del +4% e poi un calo del -4% nel 2026. In Francia e nel Regno Unito vi sarà una leggera riduzione rispetto ai livelli molto elevati (-6% nel 2025 per entrambi, contro rispettivamente un -3% e -4% nel 2026), mentre, in Italia continueranno a crescere (rispettivamente del +4% e +3%). In Cina, infine, le insolvenze aziendali, che si attestano su livelli bassi, inizieranno ad aumentare rispettivamente del +5% e +6% nel 2025 e nel 2026”. “L’andamento altalenante delle insolvenze aziendali a livello mondiale è in parte dovuto alla domanda globale ancora debole, alla persistente incertezza geopolitica e alle condizioni di finanziamento non uniformi. Ma può essere spiegato anche con le “insolvenze arretrate”, in quanto le aziende non sono più protette dalle misure di sostegno introdotte durante la pandemia e la crisi energetica. Per questo motivo, i Paesi che rappresentano più della metà del Pil globale saranno interessati da aumenti delle insolvenze a doppia cifra nel 2024, e due terzi di essi potrebbero superare i numeri pre-pandemia già quest’anno. L’edilizia, il commercio al dettaglio e i servizi sono stati i settori più colpiti, sia in termini di frequenza che di severità”, aggiunge Aylin Somersan Coqui, ceo Allianz Trade. In particolare, anche le insolvenze di grande valore economico hanno raggiunto un nuovo record, con l’Europa occidentale in testa a questa tendenza negativa, il che rappresenta anche una grave minaccia per l’occupazione, in particolare in Europa e in Nord America. Entro il 2025, oltre 2 milioni di posti di lavoro potrebbero essere a rischio in queste Regioni, segnando il livello più alto degli ultimi dieci anni.
Tra gli “imputati”, anche il forte rialzo dei tassi di interesse registrato negli ultimi mesi, che ora sembra però frenare, e potrebbe cambiare la situazione, ma non stravolgerla. “Sebbene un graduale allentamento delle politiche monetarie possa offrire un po’ di sollievo, questo non risolverà i problemi delle imprese in difficoltà. I tassi di interesse più bassi riducono i costi di finanziamento, migliorano il flusso di cassa e aumentano la redditività ma non possono eliminare completamente le difficoltà finanziarie che si profilano per le aziende”, spiega Allianz Trade. “Le imprese hanno già ridotto la leva finanziaria e si sono adattate a tassi elevati. La nostra analisi suggerisce che nei Paesi in cui la relazione tra tassi d’interesse e insolvenze è più forte, una diminuzione di -1 punto dei tassi d’interesse di riferimento, entro l’autunno 2025, dovrebbe portare a una riduzione di -2 punti del trend delle insolvenze, grazie a margini più elevati (fino a +1 punto in Germania, +2,3 punti in Francia, +1,5 punti nel Regno Unito e +1,4 punti negli Stati Uniti). Tuttavia, ciò compenserebbe solo in minima parte l’aumento complessivo negli Stati Uniti, ad esempio, e rafforzerebbe il calo in Francia”, conclude Maxime Lemerle, Lead Analyst for Insolvency Research by Allianz Trade.
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