
Uno dei riti più amati degli italiani e che contraddistingue l’“italian style”, un “pilastro” per la solidità nella bilancia dei consumi, grazie in particolare alla mixology, e un’abitudine che si fa sempre più versatile nell’abbinamento con il cibo, basti pensare alle proposte gourmet che si vanno ad aggiungere al “classico” accompagnamento con patatine e olive: l’aperitivo è un fenomeno che frantuma le barriere generazionali e che è sempre più “soggettivo” e meno “locale” centrico, come dimostra la crescita della modalità di consumo in casa, ma che fa anche da “termometro” alle nuove tendenze come il no-lo alcol e la voglia di leggerezza, anche nel calice. Oggi è il “World aperitivo day”, giornata nata nel 2022 e riconosciuta a livello internazionale come occasione di divulgazione sulla tipicità, l’autenticità e i valori che caratterizzano il celebre rituale, descritti nel “Manifesto dell’Aperitivo”, che codifica, tutela e promuove l’aperitivo in Italia e nel mondo. Le parole chiave di quest’edizione sono leggerezza, qualità certificata e abbinamento premium, tre chiari direttrici verso cui il settore si sta orientando, come emerso da “Aperitivo Festival” 2025, l’evento che, nei giorni scorsi, ha catalizzato Milano sulla venue dedicata a uno dei riti più amati dagli italiani. Un giro d’affari, quello dell’aperitivo, che solo in Italia vale 4,5 miliardi di euro e che negli ultimi sei mesi ha visto un cambio di rotta verso nuovi orizzonti no e low alcol, allargando la rosa dell’offerta beverage a birre e vini 0% alcol, mocktail e ready-to-drink analcolici o bassa gradazione alcolica: tutte proposte Gen Z-approved.
A fare una “radiografia” sugli aperitivi è la ricerca Cga by Niq, ad iniziare dal capitolo dedicato all’aperitivo in casa. Per quanto riguarda la gdo, in Italia, aperitivi classici e Vermouth valgono 200 milioni di euro e 20 milioni di litri (-0,5% e -5,2% il trend sul 2024), mentre cresce la fascia di spumanti, gin e ready-to-drink a 813 milioni di euro (+4,2%) e 113 milioni di litri (+3,6%). Il peso del valore online, sul totale, mostra che questo canale ha ancora un potenziale da sfruttare: vale, infatti, il 5,5% per i liquori (compresi aperitivi), il 12,9% per i gin e il 3,5% per gli spumanti. Nella gdo il 39% della categoria viene venduta in promo e oltre la metà (51%) sono veicolate tramite volantino. Per quanto riguarda l’aperitivo in casa, il consumatore spende mediamente all’anno 32,36 euro per aperitivi-Vermouth, 45,15 euro per i gin e 53,49 per gli spumanti.
Gli italiani amano l’aperitivo. Il 37% della popolazione ne ha consumato almeno uno negli negli ultimi tre mesi (+1% sul 2023), l’11% ogni settimana (-1%), e il dato che abbraccia sia uomini che donne. Il 13% dichiara di consumarne più di una volta a settimana, il 17% una volta a settimana, il 46% almeno una volta al mese, il 23% più raramente. Ma dove viene consumato l’aperitivo? Le risposte multiple dicono fuori casa (77%) e in casa (46%), con il “solo fuori casa” che vale il 31%, mentre chi preferisce farlo solo tra le mura domestiche è il 9%, ma c’è un 24% che consuma sia in casa che fuori. Nella scelta dei locali fuori casa vincono i bar diurni (39%), davanti a cocktail bar/locali da aperitivo (34%), ristoranti (13%), pub e birrerie (10%), enoteche, trattorie e discobar (15%).
L’82% consuma un aperitivo alcolico (risposta multipla) e il 36% in via esclusiva. Negli ultimi tre mesi (off + ontrade), rileva lo studio, in testa c’è l’Aperol spritz (33%), davanti a Prosecco (29%), birra (26%), Campari spritz (17%), vino bianco (14%), mojito (8%), spumante (8%), Aperol soda (bottiglia, 7%), gin tonic (7%), altri cocktails alcolici (6%), vino rosso (6%) e americano (5%). Il 61%, invece, consuma un aperitivo analcolico (risposta multipla) e il 15% in via esclusiva. Sempre negli ultimi tre mesi (off + ontrade), i più gettonati sono stati gli aperitivi analcolici in bottiglia (56%), davanti a cocktails analcolici in bottiglia (12%), succhi di frutta (12%) e tè freddo (10%).
Aperitivo e cibo si dimostra un binomio imprescindibile per la quasi totalità dei consumatori e 1 su 4 è interessato anche ad abbinamenti specifici: l’85% dei consumatori ritiene importante la presenza di cibo quando fa un aperitivo, il 31% molto importante e il 54% piuttosto importante. Il 74% dei consumatori ritiene importante avere a disposizione opzioni di cibo locali, artigianali, a chilometro zero o con certificazione Dop, e tra i cibi preferiti a primeggiare sono pizzette e focacce (61%), che precedono il tagliere formaggi/salumi (57%), tartine/finger food (53%), snack salati come noccioline, patatine e olive (49%), fritture finger food (39%) e verdure cruditè (16%). L’81% dei consumatori sarebbe disposto a pagare di più per opzioni di cibo premium durante l’aperitivo, il 45% fino a 5 euro in più, il 44% dai 5 ai 10 euro, il 12% oltre 10 euro. Quindi 4 consumatori su 5 si dichiarano disposti a pagare un sovrapprezzo per opzioni alimentari di qualità superiore, aprendo così a nuove opportunità di valorizzazione dell’offerta. Tra i fattori più importanti nella scelta di un locale per un aperitivo a vincere è l’igiene e la pulizia (48%), ma è molto importante anche la qualità del cibo (41%), delle bevande (38%) e del servizio (36%). Desta interesse, tornando al binomio drink-food, che il 24% valuta la disponibilità di opzioni/pairing di cibo.
La nuova normativa stradale, che ha portato a reazioni da parte del mondo del vino e della ristorazione, secondo le risposte date al sondaggio della ricerca, porterà a dei cambiamenti da parte degli amanti dell’aperitivo: se per il 49% le novità non cambieranno le abitudini di consumo per il 48% dei consumatori ci sarà invece un cambiamento. Ad aprile 2025 il 54% ha comunque dichiarato che non intende ridurre la frequenza (+6% su gennaio 2025), il 28% lo farà “leggermente” (c’è un incremento dell’11% per la Gen Z) e il 13% intende ridurre significativamente la frequenza. Tra coloro che hanno indicato che modificheranno le proprie abitudini di consumo in risposta alle nuove modifiche al Codice della Strada, il 34% berrà più bevande analcoliche, il 28% consumerà meno alcolici, senza sostituirli con alternative, e il 20% sceglierà più opzioni a basso o nullo contenuto alcolico (con una crescita del 7% per la Gen Z). Il 31%, inoltre, visiterà più spesso bar locali o di quartiere (raggiungibili a piedi), il 18% comprerà alcolici nei supermercati per poi consumarli a casa, mentre il 15% dichiara che andrà in tipi di locali diversi, ad esempio luoghi di intrattenimento come musei o cinema.
E se lo spritz è sempre più un’icona anche all’estero, in crescita in particolare in Francia e Gran Bretagna, l’aperitivo, in generale, è un trend sempre più apprezzato fuori dai confini nazionali e oltreoceano, che sta vivendo una vera e propria wave di internazionalizzazione, con tanto di scuola da parte di chi della materia se ne intende. È il caso di “Aperitivo Academy”, il programma formativo inedito di Aperitivo Festival rivolto agli operatori del settore, che a Milano ha raccolto all’appello 25 bartender internazionali, presenti grazie al supporto di Ice - Agenzia. Dall’Austria agli Stati Uniti, passando per Canada, Croazia, Cina, Francia, Hong Kong, Macedonia del Nord, Malta, Regno Unito, Germania e Ungheria, ogni Paese ha portato nel bicchiere la propria visione contemporanea dell’aperitivo. Dal miso giapponese al guaranà brasiliano, dal Negroni austriaco al pairing macedone, l’aperitivo si reinventa ovunque, ma resta fedele a se stesso: come recita il Manifesto, “la qualità dell’Aperitivo è misurata non tanto dalla quantità del beverage e del food somministrato, quanto dalla qualità dei prodotti che lo compongono, che almeno al 50% devono essere made in Italy e filiera tracciata”. E negli Stati Uniti, intanto, è boom di charcuterie board - taglieri di salumi e formaggi made in Italy - spritz e cocktail a tema tricolore: un’estetica di italian style pop che spopola su TikTok e tra i foodies di New York e Los Angeles, dove l’aperitivo è diventato il nuovo brunch.
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